che la qualifica come un importante appuntamento di mercato rivolto esclusivamente alle più recenti ricerche artistiche. La sua decisa apertura ad artisti e gallerie d’oltre frontiera è stata da quest’anno riconosciuta anche dal Ministero dell’Industria e del Commercio che le ha conferito la denominazione di “Internazionale d’Arte Contemporanea a Torino”.
Dal 15 al 18 novembre nei 14.000 mq del Padiglione 2 progettato dall’architetto Pier Luigi Nervi e situato nel verde contesto periferico del Parco del Valentino si sono dati appuntamento 154 gallerie selezionate (72 italiane, 12 da paesi non europei) che hanno presentato un migliaio di artisti, 20 tra istituzioni e associazioni, 26 espositori nel settore dell’editoria e dei siti web.
Regina indiscussa di Artissima è stata anche quest’anno la fotografia; pochi i video e le installazioni, rarissime (ci sentiamo di dire “purtroppo”) le opere plastiche, discreta invece la presenza della pittura.
Sugli scudi dunque la fotografia, vera protagonista delle ultime stagioni dell’arte, in tutte le sue forme edite ed inedite, e ciò non senza ragioni. Questa pratica artistica è di certo uno dei media testimone delle ricerche nel campo delle nuove tecnologie per la stampa, la manipolazione dell’immagine digitale e del frame video, come dimostrano le splendide sequenze di Elisabetta Benassi tratte dal suo “Day’s end”, realizzato nella tratta dell’ascensore dell’Empire State Building di NY: i tre trittici su alluminio proposti a Torino dalla Galleria Antonella Nicola, dopo l’11 settembre, si sono senz’altro caricati di nuovi significati drammatici.
Ancora è da segnalare che, in un’epoca in cui assistiamo ad una vera inflazione dell’arte per la quantità smisurata dell’offerta rispetto a qualche decina di anni fa, ci sta anche che la fotografia, essendo un prodotto particolarmente economico, consenta al mercato dell’arte di attingere ad un nuovo serbatoio di collezionisti giovani o minori. A Torino l’età media dei visitatori ha indicato chiaramente la tendenza del mercato ad aprirsi al giovane collezionismo illuminato che, qualche tempo fa, probabilmente avrebbero ripiegato sui poster di Chagall e Kandinskij in formato gigante, spendendo più o meno la stessa cifra (£ 350.000) con cui a Torino si potevano acquistare i box di plexiglass contenenti rotoli di acetato stampato e colorato della brava artista spagnola Consuelo Chacon (De la Guerra, E), immagini suggestive d’interni o visioni di spettrali paesaggi.
Quanto detto non tragga in inganno: le opere costose c’erano anche a Torino. E se i prezzi di Beecroft (Minini, BS) e Cattelan (De Carlo, Mi) li conosciamo un po’ tutti, restando in Italia segnaliamo che un’opera piccola di Vezzoli (51×41 cm., da Giò Marconi, MI) si comincia a trattare intorno ai 7.500 €; che Riello, forse giovandosi dello scandalo suscitato dalle sue opere in terra germanica, vende un suo fucile da guerra pop e colorato ad un costo forse (perdonerete l’ignoranza) superiore a quello di uno vero (4.600 € da Mitterand, CH).
Su nomi affermati e la qualità ha puntato la galleria Marabini (BO) con Paul Graham, Armin Linke e Byrne, così come Lipanjepuntin (TS) con Corbijn, Longo, Gligorov e Huang.
Una splendida croce di sangue di Serrano era esposta alla Nikolai (NY), artista trattato anche dalla 20.21 (D) con Fritsch, Nan Goldin, Cindy Sherman e Andreas Gursky, quest’ultimo vero principe del mercato recente, con quotazioni di svariate centinaia di migliaia di euro ed esposto in altre 2 gallerie, Spruth/Magers (D) e Le Case d’Arte (MI).
Alberto Peola (TO) ha portato, tra l’altro, le ironiche foto della decadente aristocrazia americana dell’artista Daniela Rossell che hanno elettrizzato collezionisti e stampa (cfr. Il Giornale dell’Arte) in occasione della recentissima personale: i 2.500 € di media per un’opera sono certamente alti per un’artista nuova del mercato ma considerando il cambio del dollaro l’acquisto può certamente rivelarsi un buon investimento nel medio periodo.
Dai successi della Biennale di Venezia ad Artissima sono passati, tra gli altri, Oleg Kulik (Rabouan Moussion, Paris) ed Ene-Lijs Semper, il cui bel video “Oasis” era trattato da Ileana Tounta (G) al ragguardevole prezzo di ca. 2000 € al minuto.
Felicissimo è il periodo di Francesco Jodice, le cui splendide foto da Le Bureau des Esprits (MI) e da Photo & Contemporary (TO) suscitano veramente un moto di ribellione nei confronti dei suoi ben più celebrati e pagati colleghi d’oltrefrontiera.
Bravi e coraggiosi i Perino e Vele (Artiaco, NA e Raffaella Cortese, MI) che hanno presentato i frutti della loro nuova ricerca, decisamente interessante. Una segnalazione particolare merita la galleria Kapinos (D) che ha proposto 3 artisti di grande qualità e dai costi ancora relativamente contenuti: Martin Doerbaum, Peter Robinson e Peter Garfield (da 2500 a 8.700 €).
Per le opere plastiche segnaliamo la piccola personale della brava artista argentina Silvia Levenson alla galleria Fioretto (PD) che, accanto alle note opere ispirate dal mondo infantile, ha portato una serie numerata di piccole scarpette colorate e profumate realizzate in sapone: 51 € al paio per un elegante souvenir da Artissima 2001, fiera per una volta divertente e godibilissima che si spera possa diventare presto una vera passerella per gli artisti italiani verso il mercato internazionale.
Qualche critica? Il catalogo, costruito come un’agenda, ma che i galleristi stessi hanno voluto senza foto (peccato) e gli ultimi lavori di Pintaldi, l’artista celebrato perfino dal Grande Fratello: la scelta di rappresentare le scene dell’attentato a NY appare francamente un po’ banale e cinica; da un artista di questa qualità appare giusto aspettarsi ben altro.
il fotoarticolo sulla fiera
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franco è un mito
Forza Franco...........>>>>>>>>>ORA PROPONI TU QUALCHE NOME A TUO PARERE VALIDO>>>>>>>!!!!!!!!!
Ringrazio tutti per il loro contributo (trovo interessante che in questo sito si possa discutere ANCHE di mercato,ogni tento e senza troppo impegno). Ovviamente per Franco che ha fatto alcune critiche precise:
1. Il mio articolo è, ovviamente, frutto di una visione tutta personale. Forse più semplicemente avevo infatti chiamato "appunti" un articolo simile dedicato a Basilea. Piuttosto mi interessava di suscitare opinioni diverse come la tua (grazie di cuore) per entrare nel merito.
2. Circa Jodice: a me le foto dell'artista sono piaciute proprio per quell'apparente visione analitica e asettica del paesaggio e delle relazioni e abitudini sociali. Dico apparente perché c'è da considerare anche la sua tecnica. Non entro in dettaglio perché ci sono altri che possono farlo meglio di me su Ex, ma quelle ampie visione sovraesposte, assolatissime al punto quasi di cancellare ogni dettaglio se viste da lontano e che invece, da vicino, conservano una perfezione e cromatismi straordinari proprio nei particolari. un continuo svanire e riapparire nella luce... francamente lo trovo di estrema suggestione.
Per una letturina rimando ad un counicato stampa apparso su Ex (http://www.exibart.com/txt/brevi.asp?IDNews=924&IDCategoria=55).
2. Circa Perino e Vele: anche in questo caso, io ho trovato piuttosto interessante questa nuova direzione di... soffocamento degli oggetti, di preclusione di ogni interstizio o via di fuga, quasi l'esito di un'eruzione che ha cancellato ogni segno o possibilità di spazio e di vita. E ciò, tra l'altro e riferendomi a quella sottrazione dell'oggetto, a quell'inquietante appassirsi della vita indagata prima attraverso il vuoto e oggi il pieno, mi pare perfettamente in linea con la loro ricerca. Non posso e non voglio qui dilungarmi in analisi, dico solo che ci vuol coraggio, nel mondo dell'arte odierno, estremamente inflazionato di prodotti e nomi, rinunciare al proprio "marchio di fabbrica", rinunciare alla riconoscibilità conquistata. Ma è lì che si vede il vero artista e, ti dirò, oggi son qui ad ammettere di aver sottovalutato la loro arte.
3. Circa la Benassi: hai ragione in parte. Esposto ve n'era uno, ma la gallerista ne aveva portati altri 2 (ho avuto occasione di vederli). Per il resto, a rischio di ripetere quanto detto nel recente editoriale, resta intatto il valore dell'opera originaria, semmai l'11.9 può averla caricata (casualmente forse, per quanto bisogna riconoscere ad Elisabetta l'acume di essersi interrogata su grattacieli e ascensori in un momento chiave) di un significato nuovo, rendendola, per certi versi, esemplare. C'è poi da considerare che la sequenza verticale a 3, con il gioco della sovrapposizione dei numeri scarlatti dei piani ai volti delle personae in penombra rendono, a mio parere, molto bene sia la scansione temporale dell'ascensione che la claustrofobica ed intima condizione dei personaggi.
4. Circa Pintaldi: proprio perché lo considero un ottimo artista mi chiedo... perché? La sua trascrizione/traduzione delle immagini straviste su copertine e giornali mi è parsa fin troppo manieristica. Lui, che aveva immortalato il pallore dei bambini del Villaggio dei dannati, isolato e santificato volti e sguardi dei personaggi della tradizione del genere di fantascienza televisivo (da Guerre stellari a Spazio 1999, ripescando addirittura il culto U.F.O.) oggi fa dell'attentato alle torri la nuova icona, astenendosi da qualsiasi gesto o lettura critica. Prendendo a prestito un pensiero dell'artista Vaccari mi sentirei di dire che l'11.9 è stato il vero, ultimo giorno del XX secolo. L'opera di Pintaldi potrà anche essere l'ultima opera del XX secolo ma non certo fra le prime del XXI, in un momento in cui ci aspettiamo anche dall'arte occidentale (e non solo da quella che proviene dall'est) un nuovo impegno sociale. Credo che in molti converranno che ormai siamo giunti ad un punto critico della storia (o, meglio, delle storie del mondo) in cui non è più possibile nascondersi: io capisco che, a forza di portarle, le scarpe postmoderne si erano fatte molto comode, ma ormai anche la suola è consumata ed è ora di comprarne di nuove: e a chi tocca se non gli artisti di scegliere il modello migliore?
5. Circa Cecchini e B&B: finisce che mi dai quasi ragione. Proprio per questo lodavo i nuovi lavori di P&V. Per Cecchini e B&B è logico che stiano sfruttando, in questo momento, le loro felici intuizioni che hanno fruttato, tra l'altro, la presenza in Biennale (lasciamoli vendere questi ragazzi). E' logico che se tra 3 anni fossimo ancora qui a parlare di un oggetto molle di Cecchini o di una periferia stampata su tela cerata da B&B ci sarebbe da preoccuparsi. Ma vedrai che non tradiranno le attese. E poi: hai visto (non ad Artissima, dico in generale) le cose vecchie di B&B stampate sui cuscini in similipelle in b/n? Secondo me sono qualitativamente molto vicine alle cose odierne e, per chi riuscisse a trovarle, costano anche molto meno (se qualcuno ha occasione di vederle in giro mi faccia sapere).
Scusate la lunghezza.
quanti schermi di computer c'erano ad artissima?
.... scusate l'estemporaneità....
... ma...
che titolo disgustoso "Artissima".
Già immagino il marchio pubblicizzato dal marito di Maurizio Costanzo, su italia uno.
Nelle fascie di maggior audience, sputati da capezzoli fermonici.
Ciao, Biz.
Caro amico beta,
non c'era assolutamente manco uno schermo video si figuri lei se ci potevano essere gli schermi del computer. Il mercato della videoarte è finito ad ARTissima...quello della computerarte manco è iniziato!
Come neanche uno? e il mio cos'era? O forse exibart non è arte moderna?
Comunicato Ufficio Stampa Studio Esseci:
ARTISSIMA 2001
Torino Esposizioni
Artissima, la Fiera dei record
Artissima chiude la sua ottava edizione all’insegna dei record su tutti i fronti.
Record di partecipazioni: 154 le gallerie presenti a Torino (+ 15 % rispetto allo scorso anno) nella nuova sede di Torino Esposzioni. 82 le gallerie straniere (+14% rispetto al 2000) provenienti da 15 paesi: una percentuale di presenze straniere del 54%.
Record di pubblico: Artissima ha raggiunto i 30.000 visitatori con un incremento del 20 % rispetto al 2000.
Record di presenze di grandi collezionisti internazionali, direttori e curatori di musei: oltre 200 invitati nell’ambito del programma organizzato dalla Fiera.
Record di vendite in tutte le gallerie dalle più affermate alle emergenti, dalle italiane alla straniere. Artissima è la prima Fiera a livello internazionale a ottenere questo risultato dopo l’11 settembre. Un ‘inversione di tendenza significativa dopo i deludenti risultati di altre manifestazioni in Europa e dopo la rinuncia di Basilea ad aprire Miami Basel e un segnale importante per il mercato internazionale e per il mercato italiano.
Record di interesse tra i media: oltre 300 i giornalisti accreditati…
Record di nuovi linguaggi e tendenze da scoprire tra le gallerie partecipanti e nel settore Present Future che ha visto l’artista giapponese Shizuka Yokomizo ricevere lo speciale premio illycaffé.
Record di collaborazione con la città e il territorio: gli enti locali e le fondazioni bancarie, i collezionisti privati, i musei, le fondazioni e le istituzioni artistiche, le gallerie, in una Torino ricca di eventi e di proposte.
Caro Alfredo Sigolo,
esponi bene, nel tuo articolo, gli argomenti, da persona colta quale sei.
Un appuntamento di mercato avrà presentato certamente molti quadri, quelli presentati in questo articolo mi trasmettono molta tristezza, spero che gli altri abbiano portato messaggi più sereni.
Vi è stata molta vendita , penso che i gusti siano diversi nel comperare arte, mi auguro che l'arte sia stata ben capita ed amata.
L'ARTE NON DEVE ESSERE SERENA