09 maggio 2011

Dai manichini di De Chirico alle sculture cinematografiche di Glazer/Kunz

 
Spazio ai grandi maestri ma soprattutto ai nuovi linguaggi del contemporaneao, protagonisti dell'evento capitolino in cui l'arte si è fatta mercato. The Road to Contemporary Art chiude i battenti della sua quarta edizione ma una cosa è certa: l’arte del futuro ormai è Roma...

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Arte Contemporanea a Roma? Funziona! A furor di popolo, la quarta edizione di Road to Contemporary Art della capitale ha rinnovato il successo di pubblico dello scorso anno con un afflusso di migliaia di persone tra collezionisti, giornalisti, critici e artisti, che questa volta sono tutti accorsi a vedere la fiera “e non per il MAXXI” come  spiega un portavoce di Galleria Continua, ricordando la coincidenza della III edizione con l’attesissima apertura del Museo d’Arte Contemporanea romano progettato da Zaha Hadid. Complice anche l’aspetto mondano della fiera, aperta al pubblico fino alle 22.00 con eventi e performance collaterali. Una fiera delle riconquiste, come nel caso della Galleria Mario Mazzoli di Berlino “Avevo partecipato due anni fa – afferma lo stesso Mario Mazzoli – e ho notato grandi miglioramenti. Quello più ovvio è stato consolidare tutte le gallerie in uno stesso complesso piuttosto che dividerle in diverse sedi, inoltre la nascita dei musei come il MAXXI e il MACRO ha contribuito a trasformare Roma in un polo d’attrazione permanente per l’arte contemporanea”. Una presenza di pubblico rilevante che ha stupito Mazzoli, galleria internazionale in un contesto italiano/romano, “per la presenza di visitatori venuti da altre parti d’Italia e del mondo come americani e francesi questo mi ha abbastanza colpito proprio non me lo aspettavo”. Una fiera dunque vincente, e soprattutto forte di una sede logistica speciale, già sperimentata nel 2010: quella del MACRO Testaccio, con i suoi oltre 8.000 metri quadrati di superficie articolati in tre padiglioni, due del Macro Future e la Pelanda. Un bis sintomatico della fortunata convergenza tra musei e gallerie private, in grado di far girare la ruota del mercato dell’arte. Un mercato del collezionismo nazionale in graduale apertura nei confronti dei nuovi linguaggi “ci sono molti collezionisti illuminati che per le loro collezioni si sono sempre proposti di mordere i tempi nell’avvicendarsi delle tendenze. Il bacino di appassionati e esperti collezionisti in Italia è ampio ma rimane indietro rispetto a quello internazionale, nettamente più informato, e che segue con maggiore attenzione il lavoro della ricerca”. Lo dichiara Marco Altavilla della Galleria T293 di Napoli e Roma reduce dal Premio Macro Amici, dell’omonima fondazione, aggiudicato all’artista Claire Fontaine (in tandem a Seb Patane di China Art Object) rappresentata dalla Galleria romano-partenopea con un’opera/insegna in lingua araba dal significato: Prima la dignità, poi il pane. E il collezionismo romano? “Un collezionismo che la T293 ha intercettato già da tempo in giro per le grandi fiere europee come Frieze a Londra o Art Basel a Basilea. Sulla piazza romana lo sguardo rivolto all’innovazione e alla ricerca costituisce una nicchia anche se di altissimo profilo se considerato non solo nella sua forma privata ma anche nell’attenzione che hanno 2 tra le più importanti fondazioni a Roma come la Nomas e la Fondazione Giuliani.”

Road to Contemprary Art ormai non più una strada a due corsie, piuttosto una vera e propria superstrada verso l’arte contemporanea. Dalla installazione di composti di immondizia dell’opera Strade di Roma di Jimmy Durham alla distesa di piedi Fusse di Lochus Lussi all’imponente croce trafitta da ombrelli di Sergio Ragalzi (dal titolo Madre), tutte opere accolte da Fuori Misura, lo spazio all’aperto della fiera. Fuori e dentro i padiglioni, tra le 76 gallerie presenti alla fiera/mercato capitolina, i visitatori hanno subito il fascino dei giochi magnetici delle opere dell’artista Pe Lang (Mazzoli), degli homeless di Daniel Glazer e Magdalena Kunz, coppia di artisti svizzeri presentati dalla galleria Pietro Gagliardi con due opere che riflettono sulla crisi finanziaria di Wall Street; e degli ordigni all’uncinetto (Bunker) di Laura Morelli per Connecting Cultures di Milano. I prezzi? Ristretti tra i 3.000 e gli 11.000 per Lang ai 2.000 per la Morelli; 90.000 mila euro invece per i senza tetto di Glazer/Kunz. “Curiosità tantissima. Molti hanno espresso la loro condizione di emozione e di coinvolgimento. Per quanto riguarda gli acquirenti molte le trattative in corso” riconosce  Pietro Gagliardi. 

A The Road c’è anche spazio per i maestri in vetta alle classifiche di vendita, tendenza ampliamente confermata dalle aste internazionali (ultimissimo il caso delle star milionarie di Sotheby’s Gaugin Picasso). Un rifugio del collezionista nel contemporaneo storicizzato: “Trattasi di cautela – secondo Mario Mazzoli – non credo avvenga perchè gli artisti contemporanei facciano cose incomprensibili o non “tradizionali” quanto il fatto che essendo giovani e poco conosciuti investire nelle loro opere può essere considerato un rischio, anche se per certi versi si tratta di un investimento decisamente meno consistente”. Chissà chi si è aggiudicato l’opera Il Consolatore di Giorgio De Chirico presentata dalla Galleria Mazzolini di Torino. Certo il prezzo non è stato consolatorio (1.500.000,00 euro). 

a cura di rebecca vespa

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