fiere | Alla fiera dell’est…

La decima edizione della Fiera dell’Arte di Mosca si presenta in una veste del tutto nuova. Negli anni passati, entrando nella sovieticissima Hall della Casa degli Artisti, si era colpiti dall’accostamento di strutture fatiscenti, vario bric-à-brac da Perestrojka e opere di artisti di buon livello. Quest’anno gli spazi espositivi sono luminosi, luccicanti e perfettamente organizzati, la vecchia Hall somiglia sempre più ad uno dei saloni della Fiera di Basilea. È il segno di un cambiamento che si riflette nelle cifre: un giro d’affari cresciuto in pochi anni di più del cinquanta per cento (più di 3 milioni di dollari di vendite), un numero di visitatori che cresce in modo esponenziale (dai 35.000 dello scorso anno ai 60.000 del 2006), una partecipazione di gallerie in continuo aumento (da 53 a 79).
Il primo importante segnale di cambiamento dell’edizione 2006 è la grande partecipazione di gallerie straniere. Galleristi da Berlino, Vienna, Milano, Pechino, New York si stanno con curiosità affacciando sulla scena moscovita, attratti da una vita artistica in fermento e da un mercato e da un’economia in rapida espansione. Opere di artisti occidentali con prezzi da capogiro – da Damien Hirst a Nan Goldin – sono state facilmente vendute ai nuovi ricchi russi. La fiera non è più solo la migliore vetrina dell’arte contemporanea russa, ma un luogo di scambio tra le esperienze artistiche e i mercati di Oriente e Occidente.
Alcune pionieristiche gallerie moscovite iniziano a raccogliere i frutti di anni di intraprendente lavoro di ricerca. La galleria di Marat Guelman, la XL Gallery, Regina, Stella, Aidan, Krokin propongono i lavori di artisti russi di grande interesse e ormai internazionalmente affermati come Valerij Koshljakov, Dmitry Gutov, Oleg Kulik, Olga Chernysheva, Vladimir Dubossarsky e Aleksander Vinogradov, Sinie nosy, il gruppo AES, Aleksandre Ponomarev, Anatoly Osmolovsky.

Tra i giovani le opere di Sergej Shechovcov e Victor Alimpiev hanno attirato l’attenzione della critica e dei compratori. Al tempo stesso, alcune grandi gallerie moscovite si stanno muovendo alla scoperta di realtà artistiche nuove presentando le opere di giovani artisti dell’Asia centrale, dell’Ucraina, del Caucaso: un vero bacino di energie artistiche inesplorate.
La ricchezza di proposte della fiera è sostenuta da un mercato d’arte che in Russia è in tumultuoso sviluppo. Alle ultime aste di Christie’s e Sotheby’s (trionfalmente tornata a Mosca dopo 15 anni) a un selezionatissimo gruppo di buyer russi sono state vendute installazioni dei padri del concettualismo russo come Vadim Zacharov e Andrej Monastyrsky, ma anche opere dei più giovani. “Siamo solo agli inizi” spiega Marat Guelman, uno dei galleristi di maggior talento della scena moscovita, “negli anni ’90 l’arte contemporanea era in Russia soprattutto una cosa da turisti che per modiche somme si portavano a casa tele con il marchio ‘Perestrojka’. Si comprava un po’ di tutto. Poi è arrivato il periodo delle banche, ma non era una cosa seria. Da circa quattro anni sono finalmente comparsi collezionisti professionisti che permettono al mercato di svilupparsi e ai loro acquisti si aggiungono quelli di qualche migliaio di compratori occasionali che potrebbero presto diventare veri collezionisti.”

La fiera, inoltre, è solo uno dei molti luoghi della mappa della scena artistica moscovita. Una serie di nuovi spazi, istituzioni, eventi scandiscono una vita culturale quanto mai vivace. Il rinnovato Centro per l’arte contemporanea di Leonid Bazhanov, il Centro Culturale Art Strelka, inaugurato da pochi anni nei magazzini dismessi della fabbrica di cioccolato Krasnyj Oktjabr’ (Ottobre Rosso), Proekt Fabrika e VinZavod, l’intero quartiere di un’ex azienda vinicola che sarà pronto a settembre per ospitare molte delle grandi gallerie della città e nuovi spazi espositivi (secondo il progetto dell’architetto Aleksander Brodsky), sono tra i luoghi più interessanti dove si incontra il mondo artistico della capitale russa. Una sola cosa, infatti, sembra non cambiare a Mosca: la partecipazione sorprendente di tutti gli artisti, i galleristi, i critici, i compratori o semplicemente di appassionati e curiosi ad ogni appuntamento; il fatto che ancora si respiri quell’atmosfera intima e vitale, quello spirito di comunità e riconoscimento che hanno sempre caratterizzato la vita culturale sovietica prima e russa oggi.

nina colantoni