Categorie: fiere e mercato

fiere_interviste | Casiraghi’s version

di - 27 Maggio 2010

Cosa pensi del sistema fieristico in Italia
per quanto riguarda l’arte contemporanea? Le fiere sono troppe e assorbono
parecchi denari al “sistema”. Noialtri di Exibart
abbiamo proposto
una federazione, in maniera tale che ci sia una sola grande fiera all’anno in
Italia, con sedi di volta in volta diverse (Roma, Torino, Milano, Bologna…).
Il sistema fieristico
in Italia rispecchia il nostro Paese, quello che siamo e che vogliamo; i
comuni, il campanile contano molto di più di qualunque pulsione unitaria di
facciata. Del resto “divide et impera” è nato da queste parti… Circa la
federazione ne possiamo parlare in un mondo di fiaba, al tavolino del bar, con
Biancaneve e qualche nano – non tutti e sette perché tre o quattro si
dissociano -, poi il Principe Azzurro. A parte gli scherzi, non penso che si
possa chiedere a Bologna di saltare la cadenza annuale per far posto a Torino,
o Roma, o Milano e a queste, a loro volta, di adeguarsi a una scelta del
genere; credo fermamente che si possa e si debba ricercare una qualche forma di
collaborazione per specializzare il prodotto fieristico che si offre al
pubblico. Mi spiego meglio: Bologna è definita nazional-popolare e lo faccia,
abbandoni le ambizioni internazionali mai soddisfatte appieno e rappresenti il
mercato italiano, importantissimo anche per i collezionisti stranieri, dia
spazio anche alle gallerie che non trovano ospitalità nelle altre fiere per
mancanza di superficie espositiva e che fanno un lavoro degnissimo e
riconosciuto dal pubblico. Torino prosegua nel segno dei giovani e dell’internazionalità
delle proposte e Milano sfrutti le grandi connessioni con il design.


Però le sinergie possono esistere. Il
progetto ROMA è nato con l’idea di esistere sotto il medesimo cappello di
Artissima.
Il progetto di ROMA è nato anche per dare
supporto a Torino. Accarezzavo il sogno di un network specializzato, l’offerta
di un prodotto variegato che coprisse tutte le esigenze del mercato; ma quando
ne parlavo in giro per il mondo non mi ero accorto che tra i Principi Azzurri e
le Cenerentole c’era anche la Banda Bassotti, la politica gianduja…
Se potessi indicare un modello di altra
fiera internazionale sul quale indirizzare ROMA?
Io credo che ROMA rappresenti un unicum al quale guardare
e non viceversa; naturalmente il tentativo è di fare una miscela di Frieze,
Basel, Fiac e Miami.
Hai rinunciato con fatica alla scelta della
fiera diffusa e delle location eleganti in favore della sede unica?
Non ho affatto rinunciato alla diffusione del progetto sul
territorio della città, anzi credo che Accademie in festa sia la dimostrazione,
insieme al Santo Spirito in Sassia e all’Acquario Roma, di quanto diffusa sia
l’iniziativa e non scinderei rigidamente la parte commerciale (quella si
concentrata in un unico luogo) dalla parte culturale.

Avete calcolato qual è l’indotto – in una
grande capitale – di una fiera come la vostra? Quanta e quale economia riesce a
spostare un evento simile?
Non è semplice fare calcoli. Uno studio della Fondazione
CRT dimostra come, a Torino, per ogni euro investito in arte e servizi connessi
si genera un indotto di 5,37 euro. Credo che a Roma – che ha molte più
opportunità di Torino – il rendimento possa essere inferiore, ma comunque
stiamo parlando di un rapporto di uno a quattro. Come minimo.
Qualche spunto già da ora sull’edizione 2011? Quali
sono le linee di tendenza e i driver di sviluppo che intendete caricare su un
“prodotto” come The Road to Contemporary Art?
2011 evoca immediatamente l’Unità d’Italia e noi vorremmo
costruire un percorso parallelo di valorizzazione dell’arte italiana attraverso
le testimonianze di alcune grandi gallerie internazionali e, con la
collaborazione delle Accademie, un omaggio a questa ricorrenza con le opere di
artisti stranieri che hanno segnato la loro espressività grazie al transito nel
nostro paese.

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resoconto della scorsa edizione

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mai viste alla Terme di Diocleziano

a cura di m. t.


*articolo
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  • Brutta fiera, con alcune gallerie del tutto sconosciute, un caldo asfissiante e presenza gallerie starniere pari a 0 (o quasi)

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