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16
ottobre 2009
fiere_interviste Colin Chinnery e il collezionismo
fiere e mercato
Italiani un poco scettici e asiatici entusiasti. Sono i sentori dopo la chiusura della terza edizione di ShContemporary. Che ha puntato parecchio sul Collector’s Development Program. Com’è andata? Ce lo racconta il direttore, Colin Shinnery...
Una fiera è essenzialmente un
evento commerciale, quindi va da sé l’importanza accordata al collezionismo. Tuttavia
èuna categoria che non sempre viene “coccolata” a dovere dagli
enti fieristici.Com’è nata l’idea del progetto CDP – Collector’s
Development Program?
L’idea nasce dalla presa di coscienza di quali siano gli
elementi fondamentali su cui basarsi nell’organizza un fiera d’arte in Cina. La
cosa più importante, adesso, è quella di mettere da parte l’idea di un mercato
esplosivo e iniziare un lavoro più lungimirante. Quando si analizza il mercato
artistico cinese, alcune dinamiche risultano particolarmente chiare: 1. la Cina
diventerà il mercato più grande in Asia, ma non possiamo prevedere quando; 2. ci
sono molti potenziali collezionisti, ma non sanno come iniziare una collezione;
3. la “bolla” del mercato creatasi in questi ultimi anni ha danneggiato la
fiducia delle persone, per questo c’è bisogno di creare una struttura in grado
di portare la gente a credere nuovamente.
Poiché siamo una fiera d’arte, che è una piattaforma
imparziale che non si occupa direttamente di arte, noi possiamo costruire un
riferimento per i collezionisti tanto quanto possiamo fornirlo ai galleristi. Noi
siamo diversi dagli art dealer, che hanno un riscontro economico dal
consigliare determinati artisti od opere. Ci sono anche molte istituzioni che
lavorano come art adviser, ma a loro volta queste necessitano di veri
professionisti. Sembrava quindi che un’organizzazione come CDP fosse
decisamente necessaria per tutti, poiché lavorando insieme tutti possono
vincere senza rischi. È esattamente quello di cui tutti hanno bisogno: una
nuova giovane generazione di collezionisti che entrino nel mercato senza
timori.
Grazie a questo programma
speciale, quest’anno a ShContemporarysono stati invitati oltre 300
collezionisti. Quali reazioni ha potuto constatare? In particolare, com’è
andata l’esperienza italiana? Personalmente ho avuto modo di percepire una
certa diffidenza e chiusura verso il mercato cinese: è d’accordo?
Quest’anno abbiamo avuto un enorme successo di vendita,
il più significativo delle tre edizioni. Non so esattamente quali siano le
aspettative dei collezionisti italiani, ma gli asiatici hanno comprato davvero
molto. Per i collezionisti che sono nuovi dell’arte contemporanea cinese, posso
comprendere un certo grado di diffidenza dopo la follia del mercato locale
degli ultimi anni. Ma per coloro che sono più esperti, sono contento di vedere
dei prezzi più concreti, che rendono nuovamente realistica la costruzione di
una collezione d’arte cinese.
Impressioni sul collezionismo
cinese? Secondo lei è sempre molto chiuso e devoto all’arte locale o
inizia a interessarsi anche ad artisti stranieri?
Ci sono due diversi trend di collezionista
cinese di alto livello: uno fa riferimento al mercato interno più conservatore,
dove i collezionisti non osano toccare nulla al di fuori della Cina. L’altro
tipo è quello che beve whisky e fuma un sigaro con i più famosi artisti cinesi
e che potrebbe ottenere tutto ciò che vuole da loro, ma preferisce comprare
solo artisti stranieri di marca.
Certamente questi sono due estremi e noi vogliamo
incoraggiare una nuova generazione di collezionisti impegnati, che miri
costantemente a ciò che è nuovo e più interessante. Questi sforzi sono già
iniziati e io predico che questa nuova generazione diventerà una componente
molto forte nel mercato nei prossimi 3-5 anni. Credo che il CDP sarà in grado
di aprire ai nuovi collezionisti nuove direzioni.
Un’esperienza positiva? Pensate
di ripeterla per la prossima edizione?
Certamente. Quest’anno abbiamo concentrato i nostri
sforzi per costruire una solida base per la “post-bubble art fair” e dobbiamo garantire che questa
sarà una fiera forte, cui la gente guarda per ottenere buoni risultati e nuove
idee. Quest’anno è stata sicuramente una mossa giusta in questa direzione, e le
nostre intenzioni sono quelle di continuare a costruire sulle solide fondamenta
che abbiamo gettato.
evento commerciale, quindi va da sé l’importanza accordata al collezionismo. Tuttavia
èuna categoria che non sempre viene “coccolata” a dovere dagli
enti fieristici.Com’è nata l’idea del progetto CDP – Collector’s
Development Program?
L’idea nasce dalla presa di coscienza di quali siano gli
elementi fondamentali su cui basarsi nell’organizza un fiera d’arte in Cina. La
cosa più importante, adesso, è quella di mettere da parte l’idea di un mercato
esplosivo e iniziare un lavoro più lungimirante. Quando si analizza il mercato
artistico cinese, alcune dinamiche risultano particolarmente chiare: 1. la Cina
diventerà il mercato più grande in Asia, ma non possiamo prevedere quando; 2. ci
sono molti potenziali collezionisti, ma non sanno come iniziare una collezione;
3. la “bolla” del mercato creatasi in questi ultimi anni ha danneggiato la
fiducia delle persone, per questo c’è bisogno di creare una struttura in grado
di portare la gente a credere nuovamente.
Poiché siamo una fiera d’arte, che è una piattaforma
imparziale che non si occupa direttamente di arte, noi possiamo costruire un
riferimento per i collezionisti tanto quanto possiamo fornirlo ai galleristi. Noi
siamo diversi dagli art dealer, che hanno un riscontro economico dal
consigliare determinati artisti od opere. Ci sono anche molte istituzioni che
lavorano come art adviser, ma a loro volta queste necessitano di veri
professionisti. Sembrava quindi che un’organizzazione come CDP fosse
decisamente necessaria per tutti, poiché lavorando insieme tutti possono
vincere senza rischi. È esattamente quello di cui tutti hanno bisogno: una
nuova giovane generazione di collezionisti che entrino nel mercato senza
timori.
Grazie a questo programma
speciale, quest’anno a ShContemporarysono stati invitati oltre 300
collezionisti. Quali reazioni ha potuto constatare? In particolare, com’è
andata l’esperienza italiana? Personalmente ho avuto modo di percepire una
certa diffidenza e chiusura verso il mercato cinese: è d’accordo?
Quest’anno abbiamo avuto un enorme successo di vendita,
il più significativo delle tre edizioni. Non so esattamente quali siano le
aspettative dei collezionisti italiani, ma gli asiatici hanno comprato davvero
molto. Per i collezionisti che sono nuovi dell’arte contemporanea cinese, posso
comprendere un certo grado di diffidenza dopo la follia del mercato locale
degli ultimi anni. Ma per coloro che sono più esperti, sono contento di vedere
dei prezzi più concreti, che rendono nuovamente realistica la costruzione di
una collezione d’arte cinese.
Impressioni sul collezionismo
cinese? Secondo lei è sempre molto chiuso e devoto all’arte locale o
inizia a interessarsi anche ad artisti stranieri?
Ci sono due diversi trend di collezionista
cinese di alto livello: uno fa riferimento al mercato interno più conservatore,
dove i collezionisti non osano toccare nulla al di fuori della Cina. L’altro
tipo è quello che beve whisky e fuma un sigaro con i più famosi artisti cinesi
e che potrebbe ottenere tutto ciò che vuole da loro, ma preferisce comprare
solo artisti stranieri di marca.
Certamente questi sono due estremi e noi vogliamo
incoraggiare una nuova generazione di collezionisti impegnati, che miri
costantemente a ciò che è nuovo e più interessante. Questi sforzi sono già
iniziati e io predico che questa nuova generazione diventerà una componente
molto forte nel mercato nei prossimi 3-5 anni. Credo che il CDP sarà in grado
di aprire ai nuovi collezionisti nuove direzioni.
Un’esperienza positiva? Pensate
di ripeterla per la prossima edizione?
Certamente. Quest’anno abbiamo concentrato i nostri
sforzi per costruire una solida base per la “post-bubble art fair” e dobbiamo garantire che questa
sarà una fiera forte, cui la gente guarda per ottenere buoni risultati e nuove
idee. Quest’anno è stata sicuramente una mossa giusta in questa direzione, e le
nostre intenzioni sono quelle di continuare a costruire sulle solide fondamenta
che abbiamo gettato.
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Il
resoconto di ShContemporary 2009
a cura di cecilia freschini
[exibart]