Sotto la lente d’ingrandimento ci sono loro, i grandi
maestri del passato antico e recente: Caravaggio, Mantegna, Giotto, Jacopo della Quercia e Pellizza da Volpedo. Ma il salone dedicato al
restauro che ha aperto i battenti ieri nel quartiere fieristico di Ferrara si
occupa anche, e molto, di contemporaneo. Certo, il Merisi è la superstar
dell’anno, con la grande mostra romana e la sua Annunciazione “ripulita” in diretta
quest’autunno coram populo. E la scoperta della vera data di realizzazione della Pala
di San Zeno (1443
in luogo dell’arco 1457-59) ha consentito di avanzare nuove ipotesi sull’anno
di nascita del Mantegna, retrodatato di almeno un lustro rispetto al solito
1431. Per non dire della suggestione provocata dal Quarto Stato “riletto” con la radiografia
digitale, che ha ripreso l’enorme dipinto (oltre 15 mq) nei minimi dettagli,
spiegandone finalmente le fasi preparatorie finora rimaste ignote.
Ma ormai restauro non è per forza sinonimo di antico. Ecco
quindi l’ormai consueta finestra dedicata al moderno e contemporaneo aprirsi
stavolta sui manifesti e sugli oggetti d’arte e di design d’autore. Problemi di
conservazione indotti dai materiali, dai supporti, dalle dimensioni.
caso dei manifesti, anche dalla loro stessa natura: nati per esser esposti al
pubblico per attirare l’attenzione su prodotti, eventi, personaggi, sono
diventati spesso delle vere e proprie icone. Amate e odiate, oggetto di
collezionismo maniacale ma anche di violenze, strappi, pasticci. E – perché no?
– reinterpretazioni e rivitalizzazioni, Mimmo Rotella docet.
La carne al fuoco è tanta, ma intanto diamo i numeri.
Quattro giorni di convegni, incontri e dibattiti, 280 espositori (due in più
dello scorso anno) e 16mila mq di superficie divisa in sei padiglioni che
vogliono battere il record di 29mila e rotti visitatori dell’edizione 2009. Gli
organizzatori ci riusciranno? Di sicuro la crisi non aiuta, ma la speranza di
ripresa è tanta. Anche perché, inutile negarlo, la voce “tutela del patrimonio”
è un fiore all’occhiello del nuovo made in Italy con tutto ciò che questo
comporta – ricadute sul turismo culturale in primis – nel quadro dell’economia italiana.
Parola d’ordine, dunque, incentivare. Non solo il settore
in quanto tale, ma anche le stesse imprese, rendendole ambasciatrici – è
l’intenzione dichiarata dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero, che
sponsorizza il restauro della Porta di Pietro il Grande a San Pietroburgo e
quello della Torre dell’Orologio a Istanbul – del grande know-how tutto
italiano nel mondo. In quest’ottica va letta, ad esempio, una delle mostre
collaterali al salone, dedicata al restauro della cittadella fortificata di Gozo,
a Malta: un progetto finanziato dall’Unione Europea nel quale i nostri
operatori, che hanno vinto la gara d’appalto, hanno poi applicato la tecnica
del “laser scanner” per fare le rilevazioni. La mostra, appunto, dà conto di
tutte le fasi del recupero.
Fra gli highlight c’è il rendiconto, a cura dell’Istituto
Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, sul febbrile lavoro di
qualificazione del sistema museale regionale che ha portato al riconoscimento,
ad oggi, di ben 109 Musei “di qualità” con relativo logo specifico. L’Emilia Romagna è
l’unica, insieme alla Lombardia, ad aver compiuto questa scrematura. Chissà se
il loro esempio sarà imitato anche altrove.
Protagonista di primissimo piano anche l’architettura, dal
focus sul “restauro consapevole” – che, speriamo, consentirà finalmente di
evitarci certe improbabili e forzate commistioni tra antico e contemporaneo,
decisamente fuori luogo – a quello sul “restauro sostenibile” degli edifici
storici.
Museo degli Innocenti di Firenze, il cui percorso sarà triplicato grazie a un
concorso internazionale migliorando, almeno nelle intenzioni, la fruibilità e
l’accessibilità delle sale nel rispetto della loro identità e della loro
memoria storica. Ma c’è spazio anche per l’architettura sacra del XX secolo,
intesa come testimone della metamorfosi dello spazio dedicato alla preghiera
tra continuità storica e fratture avanguardistiche, con particolare attenzione
al rapporto tra architettura e liturgia nelle chiese costruite a Roma nel
Dopoguerra. Decisivo il convegno Oltre il gradino, che pone l’accento sulla
necessità di armonizzare le esigenze dei diversamente abili con l’effettiva
fruibilità dei beni culturali, superando il concetto di “barriera” intesa non
ora più solo in maniera fisica, ma anche percettiva o sensoriale.
Sotto la lente d’ingrandimento anche l’incontro Recupero
e conservazione dell’architettura e delle città italiane del Novecento, che consente una riflessione su
quale sia l’identità, oggi, dei centri urbani nel millennio della
globalizzazione. Da segnalare poi il Premio internazionale Domus restauro e
conservazione,
ideato e promosso dalla Facoltà di Architettura di Ferrara e dalla Fassa
Bortolo per far conoscere restauri architettonici che abbiano saputo tradurre
in modo consapevole, anche ricorrendo a forme espressive contemporanee, i
principi conservativi accettati dalla comunità tecnico-scientifica.
E un ricordo commosso, infine, all’Aquila per il terremoto
che l’ha devastata: per anni sarà un cantiere aperto e un’ottima palestra – suo
malgrado – per far mettere in pratica alla fetta d’Italia civile e capace tutta
la perizia tecnica e umana di cui trabocca. A quest’ultima il compito di
restaurare, anche moralmente, la faccia della sua gemella magnona e disonesta,
che invece meriterebbe solo di esser lasciata crollare.
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dal 24 al 27 marzo 2010
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Quartiere Fieristico
Via della Fiera, 11 – 44100 Ferrara
Orario: tutti i giorni ore 9.30-18.30
Ingresso: intero € 10; ridotto € 5
Info: tel. +39 0516646832; fax +39
051864313; info@salonedelrestauro.com; www.salonedelrestauro.com
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