Ci sono interrogativi urgenti che attraversano Milano come crepe concettuali, ponendo al centro l’urgenza di una riscoperta culturale da anni svenduta. E c’è un quartiere che si lascia contaminare dalla vivacità creativa contemporanea, che dal solco di quelle crepe non offre risposte ma svela un universo in fermento.
Se le domande perentorie che compongono l’interessante progetto urbano di
Alfredo Jaar,
It is difficult, mettono in luce spazi vuoti, orfani di una cultura dispersa dietro ai fasti effimeri di tautologici miti consumistici, nella stessa metropoli emergono tracce di percorsi artistici che non cessano di indagare il presente, rompere schemi e innestare possibilità dialettiche.
Accade proprio a ridosso del grande naviglio milanese, in quella consacrata come la “cittadella della creatività”, via Tortona e dintorni, per una settimana teatro di eventi e mostre dai confini imprevedibili. Giunta alla sua seconda edizione,
con-temporary art dà nuovamente prova di vivaci intuizioni e offerte stratificate, mostrando un mondo dell’arte sempre più in movimento.
Filo conduttore della vasta programmazione – declinata in convegni, live performance, installazioni ed esposizioni – è il concetto di “temporaneità”, in quanto evento
hic et nunc che inquadra il presente nella sua “voltificata” proposta creativa, fuggevole, temporanea, precaria. Niente è immobile. Tutto scorre, con la consapevolezza che l’arte contemporanea non può dare certezze, perché cerca solo di comprendere la molteplicità del presente, rivelandone aspetti sotterranei che a breve muteranno per aprirsi a nuove peripezie.
Scorre con successo anche la settimana dell’arte in Zona Tortona, esplodendo con i colori sgargianti dell’universo metafisico del site specific dello
Spazio Rojo a opera del visionario brasiliano
Bruno Novelli, in arte
Bruno9li, e con un corollario di opere offerto negli spazi della
Pasticceria De Santis dalla collezione privata di Matteo Donini (The Don), che regala per la prima volta al pubblico strepitosi pezzi di surrealismo pop, street art e lowbrow firmati da
DFace,
Banksy,
Phil Frost e tanti altri nomi interessanti di quest’universo artistico che più d’altri si mantiene vitale.
Nucleo portante del
Tortona motus è l’imponenza minimale dei padiglioni di
Superstudio Più, dove dal
Respiro concettuale di
Omar Galliani, “
sospeso tra cielo e terra”, si transita al
No sense of sin – home edition, collettiva di sette artisti, fino agli straordinari allestimenti sotterranei:
Le labbra del tempo,
Reinassance,
L’ambiente di Nemo,
Girls Save the pink e
Il Colore della verità.
In questo scenario “mutevole”, si segnala il successo della
Fiera dell’arte accessibile, che approda in Italia dopo una prima edizione a Ginevra. E lo fa con una selezione di sessanta artisti, tra questi anche numerosi italiani, tutti attivi da tempo nel Vecchio continente.
Le inquietudini dell’essere si moltiplicano in distorsioni nelle installazioni luminose di
Pina Inferrea e divengono squarci deliranti attraverso i suggestivi live panting
Interferences realizzati da
Benjamin Carbonne e
Antonio Rodriguez Yuste. Sulla stessa sponda, con decisi accenti di critica sociale, l’installazione di
Fabio Rota con musiche di Emanuele Riverberi e testi di Enea Mammi,
Se solo tu potessi vedere le misteriose ombre del mio mare.
Poi la vita si tinge di colore attraverso le visioni poetiche di
Claudia Coppola, per esplodere nella teatralità surrealista di
Rudy Van Der Velde, che molti consacrano da tempo come “il re del kitsch”. Olandese di nascita ma italiano “
per passione”, così si definisce, Van Der Velde costruisce un minuzioso universo simbolico, incredibilmente falso ma vero.
Insomma, come nelle migliori fiere, tra i numerosi stand ce n’è per tutti i gusti, dal formalismo al rigore concettuale. E grande attenzione va al riciclo dei materiali: in questo senso decisamente interessanti le realizzazioni di
Erika Calesini. Un grande evento, dalle forti potenzialità comunicative, destinato senz’altro a crescere.