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06
luglio 2010
fiere_resoconti Art Basel 2010: quantità di qualità
fiere e mercato
Certo, c’è la fiera, che è la più importante al mondo. Ma poi ci sono tutti gli eventi collaterali. Quelli organizzati dalla stessa Art Basel e quelli sparsi per musei e fondazioni. A Basilea e oltre...
di Ginevra Bria
A Basilea, la fiera dell’arte più che essere un sistema –
fatto di luoghi, appuntamenti e programmi di diversa natura – è un periodo di
tempo. È una settimana dedicata al consumo culturale dell’arte che, anche per
il 2010, alla sua 41esima volta, s’è rivelata essere tanto ricca quanto molto saggia.
Al di là delle vendite, dunque, accessibili a pochi, ha
stupito il livello qualitativo degli scambi. Transazioni estremamente mirate e
per pochi adepti, soprattutto per quanto riguarda l’arena dell’arte
contemporanea. Alcuni acquisti esemplari – se non addirittura inaspettati –
sono stati: la serie di White Snow Dwarf (Doc) di Paul McCarthy del 2010, set di 3 nani venduti
per 3.000.000 di dollari; Woman on Fire di Ed Ruscha, del 1990, venduto per 1.000.000 di dollari;
Ossuary headstone
di Jeff Wall,
del 2007, venduto per 350.000 dollari; Lumpenproletariat (Alive) di Matthew Day Jackson, del 2010, venduto per 150.000
dollari; Heldenorgel, foto di Thomas Demand, del 2009, venduto per 160.000 euro.
È difficile non pensare, però, che collezionisti,
intenditori e investitori non siano stati coinvolti – se non addirittura
condizionati – dal terreno programmatico di Basilea, humus teoretico-organizzativo
che ha nutrito contestualmente la fiera di ArtBasel (e le restanti Liste, Volta
e Scope).
Art Basel, in primis, più che un mercato è ormai diventata una
galassia, una piattaforma che comprende a buon diritto occasioni per assistere
a conferenze e dibattiti con i più noti protagonisti del mondo dell’arte
internazionale (Art Salon e Art Conversations), per partecipare a programmi culturali (Art
Film e Art
Basel Weekend) e
per attraversare installazioni giganti degne solamente di sale da museo (Art
Unlimited).
Mentre la sezione Art Statements ha permesso a 26 gallerie più giovani, come la Lulli,
nata tre anni fa a Zurigo, di allestire a Messe e presentare progetti di
artisti emergenti. Ha stupito per avvedutezza anche il nuovo settore “azzurro”
di Art Features,
con mostre che confrontavano artisti di diverse culture e generazioni,
suscitando un forte interesse su autori meno giovani e ancora sottovalutati
(vedi Heimo Zobering).
Una novità assoluta, anche se estremamente eterogenea, è
stata quella di Art Parcours, un sentiero fra le strade e i monumenti del centro
storico di Basilea, una mappa di opere e performance create appositamente da
dieci artisti internazionali. L’itinerario di Art Parcours è stato inaugurato su invito e ha
aperto al pubblico, sul Reno, presentando i fuochi d’artificio di Cerith Wyn
Evans accanto al
ponte più antico di Basilea, e la performance di John Bock che ha intrattenuto i passeggeri
su un traghetto storico con racconti ripresi da Il lupo di mare di Jack London. In Art Parcours
si sono viste,
anche, per le strade: la scatola luminosa di Angela Bulloch, sospesa sopra l’altare della
Cattedrale come un cielo notturno, e l’installazione di Daniel Buren nella vecchia Università, che
trasforma con pellicole colorate e retroilluminate le finestre della facciata.
Nel cortile del Municipio, invece, è comparsa una monumentale statua della
giustizia, affiancata da una bilancia a tre braccia, di Damián Ortega; mentre negli scantinati del
Museo di storia naturale si sono proiettati, tra animali imbalsamati, i video
crudeli, grotteschi e di plastilina animati da Nathalie Djurberg.
Fuori da Messe, era da visitare anche la mostra Roboter
Träume al
Museo Tinguely, parata simultanea e complanare di androidi e macchine
intelligenti concepite da artisti internazionali per riflettere sull’invasione
della tecnologia nella vita quotidiana. Al Kunstmuseum – che di per sé
vanta la collezione d’arte pubblica più antica al mondo, con opere
fondamentali, dal Rinascimento alle avanguardie storiche, da Arnold Böcklin al leggendario Cristo morto di Holbein, a van Gogh, Gauguin e Picasso – è stata dedicata una breve
personale al messicano Orozco, con installazioni di polvere, foto outcasting, sculture, dipinti e disegni che
hanno – a un piano di distanza – dialogato con le opere su carta di Rosemarie
Trockel.
Allo Schaulager, invece, il polimorfo Matthew
Barney, con Prayer
Sheet with the Wound and the Nail, ha messo nuovamente in scena il suo show ad alto tasso di
spettacolarità, adattato agli spazi del bianchissimo archi-bunker. Da vedere
anche la retrospettiva del fotografo concettuale Rodney Graham, Through the Forest, installata al Museum für
Gegenwartskunst.
Tornando in pieno centro storico, è stato anche possibile
visitare, alla Kunsthalle, Strange Comfort (Afforded by the
Profession) e la
spaziosa personale dedicata a Moyra Davey. Nonostante la pioggia e il servizio catering
deludente, è stata imperdibile anche l’apertura del nuovo edificio al Vitra
Design Museum (a Weil em Rhein), istituzione che, al di là della scarna
mostra The Essence of Things – Design and the Art of Reduction, ha nuovamente aperto i battenti
della splendida Haus di Herzog & de Meuron.
Per concludere, rimanendo nelle campagne tedesche, il 18
giugno si è potuto godere di un party serale uggioso, proprio davanti alle
vetrate della più grande retrospettiva mai realizzata su Jean-Michel
Basquiat, mostra
alla Fondazione Beyeler precorritrice della luminosa personale di Felix
Gonzalez-Torres,
dal titolo Specific Objects without Specific Form.
fatto di luoghi, appuntamenti e programmi di diversa natura – è un periodo di
tempo. È una settimana dedicata al consumo culturale dell’arte che, anche per
il 2010, alla sua 41esima volta, s’è rivelata essere tanto ricca quanto molto saggia.
Al di là delle vendite, dunque, accessibili a pochi, ha
stupito il livello qualitativo degli scambi. Transazioni estremamente mirate e
per pochi adepti, soprattutto per quanto riguarda l’arena dell’arte
contemporanea. Alcuni acquisti esemplari – se non addirittura inaspettati –
sono stati: la serie di White Snow Dwarf (Doc) di Paul McCarthy del 2010, set di 3 nani venduti
per 3.000.000 di dollari; Woman on Fire di Ed Ruscha, del 1990, venduto per 1.000.000 di dollari;
Ossuary headstone
di Jeff Wall,
del 2007, venduto per 350.000 dollari; Lumpenproletariat (Alive) di Matthew Day Jackson, del 2010, venduto per 150.000
dollari; Heldenorgel, foto di Thomas Demand, del 2009, venduto per 160.000 euro.
È difficile non pensare, però, che collezionisti,
intenditori e investitori non siano stati coinvolti – se non addirittura
condizionati – dal terreno programmatico di Basilea, humus teoretico-organizzativo
che ha nutrito contestualmente la fiera di ArtBasel (e le restanti Liste, Volta
e Scope).
Art Basel, in primis, più che un mercato è ormai diventata una
galassia, una piattaforma che comprende a buon diritto occasioni per assistere
a conferenze e dibattiti con i più noti protagonisti del mondo dell’arte
internazionale (Art Salon e Art Conversations), per partecipare a programmi culturali (Art
Film e Art
Basel Weekend) e
per attraversare installazioni giganti degne solamente di sale da museo (Art
Unlimited).
Mentre la sezione Art Statements ha permesso a 26 gallerie più giovani, come la Lulli,
nata tre anni fa a Zurigo, di allestire a Messe e presentare progetti di
artisti emergenti. Ha stupito per avvedutezza anche il nuovo settore “azzurro”
di Art Features,
con mostre che confrontavano artisti di diverse culture e generazioni,
suscitando un forte interesse su autori meno giovani e ancora sottovalutati
(vedi Heimo Zobering).
Una novità assoluta, anche se estremamente eterogenea, è
stata quella di Art Parcours, un sentiero fra le strade e i monumenti del centro
storico di Basilea, una mappa di opere e performance create appositamente da
dieci artisti internazionali. L’itinerario di Art Parcours è stato inaugurato su invito e ha
aperto al pubblico, sul Reno, presentando i fuochi d’artificio di Cerith Wyn
Evans accanto al
ponte più antico di Basilea, e la performance di John Bock che ha intrattenuto i passeggeri
su un traghetto storico con racconti ripresi da Il lupo di mare di Jack London. In Art Parcours
si sono viste,
anche, per le strade: la scatola luminosa di Angela Bulloch, sospesa sopra l’altare della
Cattedrale come un cielo notturno, e l’installazione di Daniel Buren nella vecchia Università, che
trasforma con pellicole colorate e retroilluminate le finestre della facciata.
Nel cortile del Municipio, invece, è comparsa una monumentale statua della
giustizia, affiancata da una bilancia a tre braccia, di Damián Ortega; mentre negli scantinati del
Museo di storia naturale si sono proiettati, tra animali imbalsamati, i video
crudeli, grotteschi e di plastilina animati da Nathalie Djurberg.
Fuori da Messe, era da visitare anche la mostra Roboter
Träume al
Museo Tinguely, parata simultanea e complanare di androidi e macchine
intelligenti concepite da artisti internazionali per riflettere sull’invasione
della tecnologia nella vita quotidiana. Al Kunstmuseum – che di per sé
vanta la collezione d’arte pubblica più antica al mondo, con opere
fondamentali, dal Rinascimento alle avanguardie storiche, da Arnold Böcklin al leggendario Cristo morto di Holbein, a van Gogh, Gauguin e Picasso – è stata dedicata una breve
personale al messicano Orozco, con installazioni di polvere, foto outcasting, sculture, dipinti e disegni che
hanno – a un piano di distanza – dialogato con le opere su carta di Rosemarie
Trockel.
Allo Schaulager, invece, il polimorfo Matthew
Barney, con Prayer
Sheet with the Wound and the Nail, ha messo nuovamente in scena il suo show ad alto tasso di
spettacolarità, adattato agli spazi del bianchissimo archi-bunker. Da vedere
anche la retrospettiva del fotografo concettuale Rodney Graham, Through the Forest, installata al Museum für
Gegenwartskunst.
Tornando in pieno centro storico, è stato anche possibile
visitare, alla Kunsthalle, Strange Comfort (Afforded by the
Profession) e la
spaziosa personale dedicata a Moyra Davey. Nonostante la pioggia e il servizio catering
deludente, è stata imperdibile anche l’apertura del nuovo edificio al Vitra
Design Museum (a Weil em Rhein), istituzione che, al di là della scarna
mostra The Essence of Things – Design and the Art of Reduction, ha nuovamente aperto i battenti
della splendida Haus di Herzog & de Meuron.
Per concludere, rimanendo nelle campagne tedesche, il 18
giugno si è potuto godere di un party serale uggioso, proprio davanti alle
vetrate della più grande retrospettiva mai realizzata su Jean-Michel
Basquiat, mostra
alla Fondazione Beyeler precorritrice della luminosa personale di Felix
Gonzalez-Torres,
dal titolo Specific Objects without Specific Form.
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Il
primo resoconto della fiera
Intervista ai direttori di Art Basel
La grande mostra di Basquiat alla Fondazione
Beyeler
ginevra bria
dal 15 al 20 giugno 2010
ArtBasel
41
Messe
Basel
Messeplatz
– 4005 Basel
Orario:
dal 16 giugno ore 11-19
Ingresso:
intero CHF 38; ridotto CHF 28
Catalogo
Hatje Cantz, CHF 65
Info: www.artbasel.com
[exibart]