Categorie: fiere e mercato

fiere_resoconti | Art Forum Berlin 06

di - 9 Ottobre 2006

Gli appuntamenti sono troppi: è un’impresa ricordarli tutti. L’Hamburger Bahnhof inaugura tre mostre in due giorni. Il governo francese dissemina i suoi artisti in ogni angolo della città con Art France Berlin, un cappello dalla falda pericolosamente larga. Rebecca Horn è invece la proposta del Martin Gropius Bau, che si riscopre contemporaneo. E poi Via Lewandowsky, Vanessa Beecroft, Tony Cragg, Robin Rhode. Ci sono addirittura altre tre fiere: Preview, Berliner Liste e Berliner Kunstsalon. Ma nonostante tutto, nulla si muove in sede fieristica. Sarebbe scontato ribadire che Berlino produce e non vende. Ma allora che ci fanno di casa proprio qui tutte queste giovani e ambiziose gallerie americane (Peres Project, Goff+Rosenthal, Curators without Borders)? E perché molte tedesche decidono di avere una seconda sede berlinese (Johnen, Conrads)?
Art Forum rimane una fiera marginale in una delle città più energiche (collezionismo a parte) del contemporaneo. Un paradosso? A tenere alto il livello sono le gallerie di casa. Erano state molte di loro, nel 2003, a causare un basso qualitativo storico alla fiera. Avevano fatto “cartello” non presentandosi alla selezione ed esigendo dalla direzione visibilità e serietà maggiori nell’edizione successiva. Pegno: l’ostracismo.
Johnen espone un solo, enorme dittico di Helmut Stallaerts. In un’anonima folla si celano cellule impazzite. Da cercare con pazienza dall’irritante vuoto dello stand. Eigen + Art cambia rotta. Dopo noiosissimi anni di “un quadro per ogni star” (un Neo Rauch, un Tim Eitel, un un Martin Eder), quest’anno presenta uno stand più aperto e scultoreo. Gli apribottiglie di legno di Rémy Markowitsch sono conficcati nella parete a formare le parole I love you (dalla sua fortissima personale dell’anno scorso). Poi c’è Kai Schiemenz con i suoi perfetti modellini di cartone e The shadow’s Wall di Yehudit Sasportas, dove la pittura si fonde con la scultura.

Anselm Dreher continua con gli stand pensati da un solo artista proprio in occasione della fiera. Sempre minimalissimi. E quest’anno Heino Zobernis lo “riempie” di compensati curvilinei. La storica Kicken espone anche qualche giovane. Riduce Hans Christian Schink (1961) a qualche chiccoso scatto su diasec, mentre valorizza Götz Diergarten (1972) regalandogli uno spazio minore, in splendido accordo con la sua serie Isle of Sheppey, panchine su panorami fatti di nulla.
carlier | gebauer ripropone la poetica installazione a diapositive di Pablo Pijnappel vista in occasione della Biennale di Berlino ma ne smorza l’introspezione affiancandolo a due durissimi scatti (Showgirls) di Michel François, in cui la donna è merce che mette in mostra proprio tutto.
Barbara Thumm appende confusamente. Ha già venduto What millions of euros cannot make up for di Elke Krystufek; c’è un paesaggio di Julian Opie della personale vista in galleria alla fine del 2004 e un ingombrante School di Sabine Hornig. Mehdi Chouakri propone suolo e pareti dai colori acidissimi e piccoli pezzi fra il kitsch ed il design rivisitato (Sylivie Fleury e Hans-Peter Feldmann fra gli altri). Non è l’unico quest’anno a stravolgere lo stand: Klara Wallner vuole moquette e arredamento anni Sessanta per accompagnare gli enormi disegni di Sebastian Schlicher. Tutti venduti.

Non convince la selezione delle tedesche. Anita Becker (Francoforte) sfrutta la scia della biennale di Berlino e presenta il video di Victor Alimpiev Wie heisst dieser Plazt?, visto alla scuola per ragazzine ebree sulla Auguststrasse. Sies + Höke (Düsseldorf) delude un po’ rispetto allo spettacolare stand dell’anno scorso. Toccano un alto con gli innocui (all’apparenza) lampadari di Claus Föttinger e un clamoroso basso con il lugubre pavimento nero pece. La Produzentengalerie (Amburgo) fa spazio alla fragilissima scultura di Nicole Wermers: piccoli tavoli intersecano le proprie superfici d’appoggio riempite di finissima sabbia.
Poche le europee che rimangono. Le uniche sono Taik (Helsinki) e MKGalerie.nl (Rotterdam), con le solite foto; e Senda (Barcellona). Fred (Londra) strizza l’occhio al pubblico di casa con un bel lavoro fotografico su Berlino di Melanie Manchot. Anche Stella Lohaus (Anversa) ricorda la biennale esponendo i disegni “tedeschi” di Erik van Lieshout. L’unico italiano è Paolo Bonzano.
D’oltreoceano arriva Spencer Brownstone Gallery (New York) con un sorprendente e fragile lavoro di Zilvinas Kempinas: un nastro si muove contro la parete senza mai cadere perché sorretto dall’aria di un piccolo ventilatore. Debutta, invece, senza gloria a Berlino l’ennesimo rampollo della dinastia König, Leo König Inc (New York). Il fratello minore Johann è rimasto a casa. Per scelta. Ha sempre snobbato Art Forum.
Patricia Piccinini si accaparra l’intero stand di Robert Miller (New York) con piccoli disegni e un’inquietante scultura 1:1 di una donna attaccata da un viscido roditore.

Voti pieni per Nina Menocal (Città del Messico): non c’è un solo lavoro mediocre in tutto lo stand. Sono soprattutto degne di nota le violentissime animazioni di Oscar Cueto dal titolo No soy un monstruo e il puntinismo rivisitato di René Francisco Rodríguez.

micaela cecchinato
fiera visitata il 30 settembre 2006


Art Forum Berlin
Berlino, 30 settembre/4 ottobre 2006
www.art-forum-berlin.de


[exibart]

Visualizza commenti

  • Il Kunstsalon mi è sembrato molto più interessante come offerta della Liste e Preview che ho trovato troppo uguali stand dopo stand senza che alla fine ci fosse un artista che rimanesse in mente. Eppoi se all'Art Forum si vende più di quello che si dice a queste fiere satellite che succede? La Liste non ha più nemmeno un successo di visitatori!

  • Solo qualche chiarimento: le fiere di Liste e Preview erano molto più interessanti di Forum per novità e ricerca.
    Eigen Art aveva uno stand squalificante... imbarazzante per il pessimo allestimento e la bruttezza dei lavori presentati... quindi, seppure io non ami la pittura, meglio il pittore per ogni stagione.
    Paolo Bonzano pessimo rappresentante di una Italia credo migliore di ciò che riesce ad esportare. Inoltre, al posto di presentare il giovane berlinese che tutti amano ma nessuno compera (chissà poi perchè), poteva osare con un artista italiano.. ma la vigliaccheria gioca brutti scherzi. L'Italia può dare di più!
    Assenza di gallerie cardine come Jablonka ed Arndt& Partner.. lo stesso organizzatore (Thomas Schulze) assente per... Frieze?
    Tutto il resto? Assolutamente daccordo!

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