L’impianto è semplice: da un primo nucleo di gallerie svizzere, la fiera è andata via via allargandosi ad espositori tedeschi, belgi e inglesi. E, novità dell’edizione 2005, c’è anche una selezione di dieci gallerie newyorkesi, provenienti dall’area attualmente più cool della grande mela, Brooklyn.
È proprio questo asse ideale Zurigo – New York che rende estremamente interessante e competitiva la Kunst05, tenuta a battesimo dal più internazionale degli artisti elvetici: HR Giger, quel talento straordinario che ha dato forma all’Alien più bello della storia del cinema.
Sensibili alla potenzialità dell’evento, i galleristi presenti si focalizzano su artisti emergenti, giovani o meno conosciuti. Quindi pochissime grafiche, per lo più dei grandi classici come Warhol, Lichtenstein e Wesselman dalla tedesca Auden, e poche le sculture.
Meritevole la qualità della fotografie, presentate da Synart (Francoforte) -con Joakim Eskildsen, Ilkka Halso e Tiina Itkonen, fotografi danesi e finlandesi che traducono immensi spazi in paesaggi minimalisti-, da Hildebrand (Ginevra, New York, Zurigo), con la metropoli dai grattaceli trasparenti del newyorkese Jeffrey Aaronson, e da Lumas di Berlino con Stefanie Schneider, la più interessante ed esportabile tra i fotografi under 40. E poi, sempre per la fotografia, spiccano gli scatti rubati di Tom Prior, presentato dalla l’americana Capsule.
Tra le gallerie di Williamsburg – Brooklyn si fa notare Jack the Pelican, dalla cui selezione emergono il disturbante Caleb Weintraub e Graham Guerra che rielabora la lezione dei fratelli Chapman in una visione tutta digitale. L’impatto di questi artisti è così forte da rendere quasi superflua la presenza dei bootleg di Eric Doeringer di cui abbiamo recentemente parlato su Exibart.onpaper.
Ubiqui i lavori recenti di Thomas Hartmann, giovane tedesco che rilancia in chiave moderna e raffinata l’opera materica di Kiefer. Encomiabile la Clapham di Londra che punta sul quasi sconosciuto talento di Sarah McGinity. Unico italiano presente Piero Pizzi Cannella, affiancato ai meno giovani Poliakov, Chillida e Christo.
Una fiera frizzante animata da galleristi audaci che non hanno paura di rischiare e non seguono il mercato, ma tentano di farlo. Poche le eccezioni. Attentissima la selezione degli artisti, che riesce a soddisfare il pubblico in maniera trasversale, dai più teutonici fino agli psichedelici. La maggior parte degli americani rappresentati sono alla prima occasione espositiva nel Vecchio continente e molti altri europei non hanno ancora valicato l’oceano. In questo senso la connessione con gli States si dimostra una mossa azzeccata da parte degli organizzatori: una grande visibilità per gli artisti, un ponte diretto con le gallerie di Williamsburg, che è ancora l’area più hype dell’arte newyorkese e infine, perché no, un fatturato niente male.
fabio antonio capitanio
fiera visitata il 19 novembre 2005
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