Sullâisola di San Servolo è stata inaugurata la mostra Shot and go â A vision of todayâs international photography. Se si passa oltre, verso il centro del primo cortile, nel verde del giardino, sono imbanditi alcuni tavoli. Per la sera, sono attesi nuovi ospiti, invitati per una cena in piedi, organizzata dal Padiglione della Repubblica Slovena, in occasione dellâistallazione cinematografica Venetian, Atmospheric, di Tobias Putrih. In un edificio a parte, allâinterno di una struttura rialzata, dietro un ingresso nascosto da tendaggio scuro, è in corso anche V|07. Alla sua seconda edizione, questo appuntamento di nicchia sta cercando di affermarsi come la prima fiera del video dâarte in Italia. Una mostra mercato che ospita le opere in arrivo da venti gallerie di tutto il mondo. âĂ una fiera che propone il linguaggio piĂš difficile da vendereâ, ricorda il curatore Raffaele Gavarro, âperchĂŠ anche se si tratta di un linguaggio non nuovo, câè ancora una sorta di distanza da parte del pubblico dellâarteâ. La sfida della kermesse dunque non è soltanto quella di proporsi come mostra mercato, ma anche divulgare il linguaggio video che sta coinvolgendo sempre maggiori ambiti di ricerca e di applicazione della tecnologia nel mondo dellâarte. La vera novitĂ dellâarte video, soprattutto quella sviluppata negli ultimi dieci anni, è che al suo interno si trovano espresse la scultura come la pittura, lâinstallazione come la scrittura stessa. âI video dâarteâ, riprende Gavarro, âhanno un codice linguistico molto specifico, e la loro forza dipende dalle forme che le immagini compongono con il loro movimento. Non câè bisogno di cercare una trama o significati reconditi: sono forme che si muovono e vanno valutate per la loro forza espressiva. Molto semplicementeâ.
Nei giorni di apertura si è svolta Video Rastro (para terminar con el video) â El video en Latinoamerica, una rassegna di proiezioni che riassumono, in montaggio rapido, alcuni filmati di artisti impegnati a reinterpretare materiale simbolico, etnico e paesaggistico sud americano. Tuttâattorno lâallestimento dei video. Allâinterno di stand chiusi, molto concentrati, sono riunite le gallerie, selezionate tra lâItalia e la Croazia, gli Usa e la Spagna. Nonostante la metratura ridotta e lâallestimento in velluto scuro, che stressa ancora di piĂš gli spazi, la gente gira incuriosita, anche se si sofferma poco.
Eppure alcuni artisti presenti, come Robyn Voshardt (Usa, 1966) e Sven Humphrey (Usa, 1972), della galleria Bleu Acier Inc meriterebbero senzâaltro attenzione. Il loro lavoro, When I Look Up, I Fall Down è una combinazione in rotatoria continua di movimento e suono. Lâobiettivo della telecamera rimane puntato su cime di alberi che gravitano su loro stesse, provocando vibrazioni e onde che sembrano intuire e descrivere un movimento allucinatorio. Meno reale e piĂš virtuale, invece, il filmato di Gazira Babeli. Presentata dalla galleria Fabio Paris di Brescia, lâartista che nasce e vive nei mondi virtuali espone una performance interamente pensata per Second Life. Un filmato girato in alta definizione che fa muovere il corpo e lo indaga inserendolo in un racconto vero e proprio, come se lâavatar dark dellâartista facesse parte di una narrazione pura, anche se non nata dal quotidiano.
Altre curiositĂ vengono dalla Bulgaria. La Gagliardi Art System, di Torino, espone Mariela Gemisheva (Kazanlak, Bulgaria, 1965) che racconta il corpo e i suoi riti mascherati dalla moda, durante una performance dal titolo Fashion Fire (the nice thing of one decent Beauty Queen).
Molte dunque le visioni sul video dâarte contemporaneo. Peccato per la durata meteorica dellâevento e soprattutto per lo spazio asfittico, un deterrente per chiunque avesse voluto spendere piĂš tempo a godersi immagini e invenzioni registiche.
ginevra bria
mostra visitata lâ8 giugno 2007
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