Già dal titolo appariva chiaro l’intento: presentarsi in modo “speciale” e alternativo. E proporre l’evento fieristico sotto le vesti di una formula nuova, che avrebbe dovuto fare convivere i piaceri del vino con quelli dell’arte. Suggestioni visive e sensoriali in coppia sono effettivamente un’idea originale e di buon gusto: un pretesto per attirare collezionisti e visitatori amanti dei piaceri. A questo proposito sono state chiamate per questa fiera sei cantine d’eccellenza, oggi ai vertici del panorama enologico internazionale: Jermann (Friuli Venezia Giulia), Isole e Olena (Toscana), Ceretto (Piemonte), Foradori (Trentino). A fare gli onori di casa non poteva mancare naturalmente un nome altoatesino: la cantina di Alois Lageder, produttore di vini raffinatissimi, oltre che collezionista e presidente di Museion – Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. La posizione mitteleuropea di Bolzano doveva, inoltre, essere pretesto ulteriore per coinvolgere gallerie da tutta l’Europa: città di transito tra mondo italiano e tedesco, Bolzano è in effetti dal punto di vista geografico potenzialmente vincente per diventare punto d’incontro tra la cultura del Nord e quella del Sud.
Viste le premesse, dunque, a detta degli organizzatori avrebbero dovuto presenziare le migliori gallerie d’Italia e grandi nomi dall’estero… Peccato che, lista alla mano, si faceva presto a capire che le gallerie d’arte moderna e contemporanea “d.o.c.” avevano purtroppo disertato la manifestazione. Bisogna ammettere però le 35 gallerie che hanno aderito, credendo nelle potenzialità di quest’evento, hanno dimostrato grande professionalità. Girando qua e là tra gli stand s’incontravano, tra i 400 artisti esposti, opere di autori italiani che hanno scritto la storia dell’arte della seconda metà del Novecento come Afro, Boetti, Schifano, Capogrossi, Baj accanto a lavori di grandi protagonisti del contemporaneo come Cucchi, Kapoor, Paladino, Chia. Poche le opere, invece, di giovani talenti e da segnalare positivamente piuttosto l’adesione in massa delle gallerie del territorio, che hanno presentato interessanti lavori di artisti locali (e non solo), come Arnold Mario Dall’O, Luca Coser, Eduard Habicher, Ulrich Egger e Robert Pan.
“Visions of delights” -per citare il sottotitolo della fiera- erano veramente, invece, le opere allestite nella mostra curata da Letizia Ragaglia per Museion e intitolata ai rapporti tra arte e cibo. Un nucleo di opere scelte degli anni Sessanta e Settanta, di artisti come Andy Warhol, Dick Higgins, Meret Oppenheim, Franco Vaccari, che attraverso la rivalutazione di oggetti propri della quotidianità mettono in dialogo l’arte con la vita: nel cuore della micro-esposizione deliziosi i collage di Spoerri.
Peccato però che la fiera nel suo insieme non sia stata organizzata secondo un itinerario ben segnalato, che giustificasse agli occhi dei visitatori meno esperti un percorso artistico comprensibile. Anche perché ogni tanto, tra un capolavoro e l’altro, ci si imbatteva in opere più simili a prodotti d’artigianato che d’arte: “scelte dell’ultimo minuto per riempire gli stand rimasti vuoti” ci dicono. Peccato ancora che il binomio arte e vino –che doveva essere un ottimo punto di forza- fosse quasi completamente invisibile… non fosse per quello stand d’angolo dove solo verso sera una sola cantina per giornata offriva una degustazione dei propri vini ai pochi buongustai intervenuti. Spiace pure che gli appuntamenti collaterali e la fiera stessa, a parte l’inaugurazione, non abbiano raccolto un grande successo tra il pubblico: Vittorio Sgarbi ha dovuto presentare il suo ultimo libro Dell’anima: ciò che esiste e ciò che resiste (Bompiani, 2004) davanti a uno sparuto gruppo di fans.
Malgrado tutto l’esito complessivo della fiera è stato soddisfacente per una città come Bolzano: oltre 2000 i visitatori, di cui 500 paganti. Ai sud tirolesi toccherà, insomma, in futuro andare solo un po’ a scuola tra Bologna e Torino – visto che neanche Milano ce l’ha fatta – … decisi come sono ad affrontare l’edizione fieristica 2005!
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