Miart si è presentata con una scuderia di 216 gallerie rispetto alle 177 della scorsa edizione, di cui 38 straniere (il 20%); circa 1200 gli artisti rappresentati, prova di quanto possa essere complesso orizzontarsi in un panorama amplissimo di proposte che occupa un arco cronologico che va da tutto il secolo scorso ad oggi. Tale sensazione diventa addirittura eclatante se si considera che circa 1/3 di questi erano artisti presentati nella sezione “Anteprima” (giovani artisti under 35 con opere di valore non superiore a 5.500 €). Viviamo chiaramente un’epoca di inflazione dell’arte, dove l’offerta supera la domanda e l’impennata di questo fenomeno è proceduta di pari passo con lo sviluppo planetario delle tecnologie legate alla comunicazione. Ha ragione Giancarlo Politi a scrivere (cito a memoria) che oggi ci troviamo annualmente ad aver a che fare con circa un migliaio di nuovi artisti a livello mondiale, mentre qualche decennio fa si ragionava nell’ordine di circa un centinaio di proposte. Quanti poi di questi mille siano destinati a raccogliere consensi internazionali sappiamo esser ben pochi, forse 1 su 100. Ciò nonostante il mercato dell’arte continua a godere di ottima salute, avendo smentito, almeno fino ad ora, quanti ne avevano procrastinato la crisi dopo l’11 settembre.
Nel complesso si può dire che neppure quest’anno si è avverato il tanto atteso sorpasso ai danni di Artefiera di Bologna, che rimane la più importante fiera italiana, ma si è finalmente capito che la strada giusta da percorrere è lavorare su un’immagine più internazionale della fiera milanese, non a caso il vero, grande difetto della kermesse bolognese. I visitatori hanno premiato Miart con un aumento sensibile del 16% ed un discreto volume di affari, almeno stando alle prime indicazioni che hanno pure registrato il colpaccio finale con la vendita di un Picasso per 500.000 €.
Ci corre l’obbligo di dar conto anche dei soliti premi che sembrano interessare solo i giornalisti e chi li riceve (quasi un’inaspettata improvvisata): il Premio Miart è andato alla Galleria Pepe Cobo di Siviglia per l’opera di Cristina Iglesias, quello per la migliore collezione italiana a Paolo Consolandi, mentre il Premio Comitato è andato ex-aequo a Giuseppe Perrone ed Adrian Paci come migliori artisti della sezione Anteprima. A proposito di giornalisti, registriamo che Il Corriere della Sera commentava l’assegnazione attribuendo la premiazione del geniale Adrian Paci alla sua origine albanese (vergogna!) e descrivendo l’opera di Cristina Iglesias scambiandola con quella della pur brava Silvia Levenson. Se critica ci doveva essere, perché non parlare degli stand piccolissimi che hanno penalizzato le opere di medie e grandi dimensioni o del fatto che l’introduzione al catalogo riporta un’articolata analisi delle opportunità e delle conseguenze della nuova comunicazione di rete, salvo poi che alla fiera non sia stato dedicato neppure il più didascalico dei siti internet? Perché non dire dell’assurdo bazar messo in piedi da alcune gallerie presentatesi con 20/30 artisti e fino a sfiorare i 60 in alcuni casi? Perché non ribadire il sospetto di falsi quando 27 gallerie rappresentano Fontana, 18 De Chirico, 17 Campigli e Sironi, 6 il povero Piero Manzoni (le cui opere non mancano mai nonostante sia “morto” alla veneranda età di 30 anni)?
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Artefiera a Bologna
Alfredo Sigolo
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Breve visita guidata a Miart 2002
Vi siete persi Miart? Un giretto “postumo” ve lo facciamo fare noi.
Alfonso Artiaco (Na) dividendosi tra i grandi maestri del recente passsato e le sue giovani leve di razza (Perino & Vele, Bianco-Valente e Botto & Bruno) ha proposto anche la lirica e turbinosa pittura di Albert Oehlen. Sulla recente e promettente generazione hanno puntato anche Continua (Si) con Cecchini, Ciocca (Mi) con Alex Pinna e Il Ponte (Roma) con Myriam Laplante, mentre è stata imponente la scuderia di Antonio Colombo (Mi), con Benvenuto, Cingolani, Dormice, Manetas, Pancrazzi, Salvino e con la novità dell’interessante fotografa napoletana Donatella Di Cicco, che riconduce ad una improbabile normalità edifici abbandonati e dismessi. Francesca Kaufmann (Mi) ha presentato Gianni Caravaggio e Adrian Paci, mentre De Carlo (Mi) ha esposto l’opera della Stefania Galegati vincitrice del Premio per la Giovane Arte Italiana del Centro per le Arti Contemporanee di Roma, nel 2001. E se B&D Studio (Mi) ha riscattato il lavoro interattivo sulle twin towers di Ennio Bertrand, recentemente censurato all’Armory Show di NY, Minini (Bs), dal canto suo, ha calato l’asso di Dara Friedman, in concomitanza con la personale in galleria, così come ha fatto Raffaella Cortese (Mi) con Marcello Maloberti. La B&B di Mantova si è presentata con 2 stand: in quello dedicato all’arte storica si sono segnalati splendidi Birolli d’annata dopo la recente mostra alla Casa del Mantegna, mentre la ricerca di nuove proposte ha offerto i progressi di Paul Beel, destinato a farsi strada tra i collezionisti amanti della pittura. L’altra mantovana Carasi ha esposto i lavori dei due artisti protagonisti delle prime performance nel nuovo spazio milanese, Luca Francesconi e Greta Frau.
Nella sezione Anteprima gli artisti più rappresentati sono stati gli ottimi canadesi della Royal Art Lodge: da soli o in gruppo erano presenti da Neon (Bo), Perugi (Pd), De Cardenas (Mi), Artcore (Toronto, U.S.A.). Di Perugi non possiamo però tralasciare forse le più belle cose viste finora di Fausto Gilberti, che a Milano era presente anche con un’eccezionale e convincente installazione sul tema della violenza, fatta di zaini neri griffati e marchiati, con mazza da baseball in dotazione.
C’è infine da registrare il fenomeno Sissi, artista bolognese salita alla ribalta in pochissimo tempo non mancando di suscitare sospetti. L’immagine più gettonata a Miart era la sua foto con orchidea (“Fior di bocca” che niente ha a che fare con l’uomo di Pirandello) (Biagiotti, Fi): c’è chi giura sulla sua vittoria al Premio Furla di Venezia, il prossimo sabato. Staremo a vedere.
Per la sezione Moderno e Contemporaneo registriamo una complessiva, buona qualità dei pezzi esposti: si sono viste ottimi Warhol, Birolli, Picasso, Severini, Santomaso, Funi, Sironi, Vedova. Eclatanti sono stati la scarsa attenzione per la scultura del ‘900 (se si eccettuano i classici Pomodoro) e per la scena poverista e concettuale italiana. Segnaliamo invece la retrospettiva di Cesetti da Contini (Ve), in concomitanza con la grande mostra alla Bevilacqua La Masa. Un elogio va allo stand di Sapone (Nice, F) che, in controtendenza, ha realizzato delle vere e proprie personali di Hartung, Magnelli e Mansouroff, con dipinti e disegni di qualità che dimostrano come la ricerca non sia prerogativa dell’avanguardia.
Alfredo Sigolo
[exibart]
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Stiamo a posto! Allora i "sospettosi" avevano ragione a prevedere la vittoria di Sissi al Furla. Pfui! Un'altro pastrocchio all'italiana. Comunque bravi voi a dare la notizia un giorno prima della "prestigiosa giuria internazionale" (?!?). Sissi come la Juve "bella, buona e forte".
ah ah siete davvero pietosi!!!!
La vostra è solo invidia!
Dovete avere il coraggio di avvicinarvi senza pregiudizio al lavoro di Sissi per comprenderlo in pieno e capire le ragioni della sua vittoria al Furla.