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resoconto miart 2004 Milano in prospettiva Milano, MiArt Fiera Campionaria
fiere e mercato
Ancora dal MiArt… Una tavola rotonda dedicata all’arte contemporanea nella realtà milanese. Relatori agguerriti ed Istituzioni –quasi- assenti: gli ingredienti giusti per una vera e propria bagarre. Dimenticata la moderazione, sono scintille. Vi raccontiamo come è andata…
Promossa da Viafarini e coordinata da Gabi Scarbi, la tavola rotonda ospitata all’interno della nona edizione di MiArt proponeva una nutrita schiera di partecipanti.
Sul versante pubblico erano presenti Aldo Brandirali (Assessore Sport e Giovani, Comune di Milano), Nadia Baratella (Assessorato Sport e Giovani, Comune di Milano), M. Quadraroli (Provincia di Milano), Jean Paul Olivier (Presidente Associazione Istituti Stranieri di Cultura a Milano) e Lucia Matino (Direttrice PAC, Milano); sull’altro versante erano schierati Anne Detheridge (Associazione Non Profit Connecting Cultures, Milano), Raffaella Cortese (Vicepresidente ANGAM), Francesca Pasini (Isola dell’Arte, Milano) Mario Gorni (Care/of, Milano), Patrizia Brusarosco (Viafarini, Milano), Alessandro Guerriero (Presidente Nuova Accademia di Belle Arti, Milano), Paolo Agliardi (Presidente Artegiovane, Milano), Claudio Palmigiano (Vicepresidente ACACIA, Milano).
Il dibattito vuole partire da Milano per aprirsi in un’ottica di più ampio respiro, constatando lo stato di congestione della comunicazione nelle metropoli, e dunque la necessità di identificarsi culturalmente. La presenza stessa dei relatori registra nella città la convivenza di molte realtà diverse tra loro, che non possono però fruire di una rete organica di comunicazione nei confronti del pubblico. Un tessuto connettivo culturale è di fondamentale importanza, soprattutto per scongiurare l’univoca presenza di eventi effimeri a svantaggio di progetti culturali di maggiore interesse e validità.
Il primo intervento, di Anna Detheridge, ha sottolineato la mancanza di risorse in una situazione in realtà molto fervida, chiedendo una comunicazione maggiore tra le Istituzioni e le molte realtà “altre” della città. L’Assessore Brandirali ha subito ribattuto come debba essere la scena creativa a proporre, mentre ruolo delle Istituzioni debba essere di accogliere e valutare proposte e progetti. La fiducia in alcuni critici e curatori di riferimento è stata sintetizzata nella poetica affermazione: “Riconoscere coloro che sanno guardare”. Subito dopo Lucia Matino ha parlato della gestione ed organizzazione interna del PAC, mantenendosi su toni equilibrati, passando da considerazioni positive a caute lamentele, peraltro immaginabili (pochi gli spazi, difficile la gestione…).
La voce degli spazi “alternativi” torna a parlare tramite Patrizia Brusarosco, che ha ripercorso la storia dello spazio non profit Viafarini: nel bilancio buoni risultati, ottenuti però esclusivamente grazie agli sforzi profusi in prima persona, all’interno di una realtà fortemente carente dal punto di vista istituzionale.
A questo punto è la giovane ed agguerrita Raffaella Cortese a parlare, offrendo una panoramica a 360° dell’operato pubblico milanese, toccando diversi tasti dolenti: dalla Fabbrica del Vapore all’utopico Museo del Presente (da realizzarsi presso i gasometri dell’area Bovisa, in attesa di bonifica…). Si lamenta inoltre la mancata presenza al dibattito di Salvatore Carrubba (Assessore alla Cultura e Musei del Comune di Milano) e di Alessandra Mottola Molfino (Direttore Generale del Settore Cultura, Musei e Mostre del Comune di Milano), che dovrebbero essere elementi fondamentali del dialogo. A questo punto la situazione precipita e a nulla valgono le deboli giustificazioni di Brandirali, che infine tuona iroso: “non sono venuti perché non li avrete invitati”, subito sommerso da insulti e proteste, fino a lasciare la tavolata indignato e furioso (seguito a ruota da Nadia Baratella, silenziosa e trasparente). La situazione è quindi degenerata con interventi confusi da parte di tutti i partecipanti: “la cultura dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle Istituzioni, ma loro non lo capiscono… Scioperiamo, facciamo rete, chiudiamo tutti per un mese!” (Gorni); “in effetti Milano ha deluso…” (Olivier); “Non ci servono le Istituzioni, non sono mai servite!” (Guerriero); “Non è vero, in questo modo gli artisti italiani sono i più penalizzati sul mercato, non hanno una struttura forte che li sorregga…” (Palmigiano).
Mentre Francesca Pasini chiede a gran voce un’inchiesta giornalistica sulla situazione istituzionale milanese, la mediatrice Gabi Scardi cerca inutilmente di far fronte ad un dibattitto già trasformato in accesa polemica, e che dopo tre ore di violenta e congestionata discussione è destinato ad essere archiviato come l’ennesimo, inascoltato, grido di dolore del mondo della cultura. E questo è ciò che più scoraggia.
articoli correlati
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Roccasalva allo spazio Viafarini
cos’è la Fabbrica del Vapore
link correlati
il sito del PAC
www.connectingcultures.info
saramicol viscardi
[exibart]