Alla ricerca di un ruolo. Stretta tra la morsa di una Bologna (ArteFiera) sempre più strutturata e –se Dio vorrà- internazionale, di una Torino (Artissima) vieppiù attenta alle ultime tendenze e di una serie di eventi emergenti come le fiere in albergo e la nascente ArtVerona (che punta senza mezzi termini a fargli concorrenza diretta), la fiera internazionale d’arte di Milano cerca di affermare il suo ruolo.
E lo fa sia rispolverando le sue tradizionali attitudini –che vedremo- sia proponendo novità dell’ultim’ora ed aprendosi –nota dolente per questa e per altre fiere- alla città ospitante. E lo fa quest’anno, 2005, festeggiando (notizia buona a prescindere da tutto) i dieci anni di carriera. Con una bella X nel logo che significa ‘dieci’ in numeri romani e che dà tanta autorevolezza imperiale.
Le conferme. Dicevamo la tradizione. MiArt infatti ripropone per il 2005 la classica formula che l’ha contraddistinta nelle ultime edizioni. Stiamo parlando della divisione, tutto sommato azzeccata e chirificatrice, della fiera in tre sezioni. I giovani che magari si possono aquistare anche a cifre ragionevoli nella sezione Anteprima (all’interno della quale vi sarà una sottosezione di piccole mostre personali One Man Show in collaborazione con la Provincia di Milano); gli artisti contemporanei affermatisi negli ultimi decenni nella sezione Contemporaneo (è qui che è allestita la mostra Con-Tatto, che il Comune di Milano ha voluto per promuovere i giovani scultori della città) ed infine la sezione Moderno, come dire dal primo Novecento agli anni Sessanta. Si riconferma anche la collaborazione con l’Associazione Acacia –lobby milanese di influenti collezionisti- che in uno stand dedicato presenta Semper Eadem di Grazia Toderi, opera vincitrice del Premio Acacia 2005. E come ogni anno, a proposito di premi, verrà assegnato il Premio Miart 2005. Conferma, questa volta insidiosa, per Art & Co, sezione dedicata
Le novità. Ma quest’anno MiArt vuole festeggiare il decimo compleanno con delle novità sostanziali. Risparmiata –in quanto fiera piccola rispetto alle mega-kermesse che sovente passano da Milano- dal trasferimento nel nuovo polo fieristico di Rho-Pero (quello di Massimiliano Fuksas), MiArt cambia comunque sede, o meglio cambia padiglione all’interno del vecchio quartiere espositivo di Milano. 10mila metri quadri netti sono a disposizione quest’anno per le 224 gallerie (provenienti dall’Italia e da Belgio, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Grecia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Romania e Slovacchia) con tanto di ingresso progettato da Mimmo
Ma le novità non sono solo nell’hardware della Fiera. Il software infatti ha subito dei cambiamenti consistenti. In buona sostanza è cambiato il comitato consultivo che decide chi può e chi non può far parte del novero degli espositori. I nomi? Claudia Gian Ferrari, Claudio Guenzani, Matteo Lorenzelli, Massimo Mininni, Marco Niccoli e Carla Pellegrini. Ma come si diceva una novità su cui la fiera d’arte meneghina cerca di accelerare è il legame con la città e i suoi spazi. Per farlo si è iniziato addirittura prima dell’apertura della fiera stessa, con l’evento ArteAperta, ovvero l’opening contemporaneo di ben ventisette gallerie cittadine, tutte quante la stessa sera del 28 aprile scorso. Col risultato di garantire, ai visitatori giunti a Milano per MiArt durante questo finesettimana, un buon numero di mostre aperte ed inaugurate di fresco.
Around MiArt. Insomma alle migliaia di visitatori attesi per la fiera non si presenterà, per una volta, la classica Milano avara di eventi importanti. Potrete trovare tutto quanto nel calendario di Exibart.com raggiungibile con due clic, ma vediamo cosa davvero di impedibile offre la città. Innanzitutto le fondazioni milanesi, che in grande spolvero propongono rispettivamente una video personale di Steve McQeen (Prada) ed un progetto –il primo in italia- di Urs Fischer negli spazi monumentali dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio (Trussardi). Ancora even
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miart non serve a nessuno, è questo il punto. i ruoli di arte fiera e artissima la rendono del tutto inutile. la qualità ridicola dei partecipanti è una naturale conseguenza di ciò.
MiArt quest'anno aveva finalmente un padiglione degno della mostra. gallerie validissime; non era una fiera milanese, ma internazionale e credo che tutti abbiano respirato quest'aria. altro che Bologna o Torino!i veri intenditori non se la sono fatta scappare. bello il vernissage e di classe. Frank
la morte di miart sarà una conseguenza naturale alle scelte che sono state fatte. In itali ale fiere non fanno più selezione, mirano solo ad alargare vieppiù il numero dei partecipanti. Girando per miart c'era da arrossire per la selezione fatta, soprattutto parlando con gli amici stranieri.
domanda a chi difende le sclete di miart: come mai le gallerie italiane di peso non vi hanno partecipato, tranne due milanesi? come mai non vi si trovavano gli artisti internazionali vincitori dei più importanti premi di quest'anno?
non sono d'accordo con chi dice che le fiere non selezionano, o meglio, al mi art quest'anno sono state le gallerie intelligenti a fare la selezione a NON partecipare.Chiaro quindi che l'ente fiera,dovendo in qualche modo mantenere una dimensione critica tale da giustificae l'evento, si è trovato costretto a reclutare chiunque fosse abbastanza pazzo da buttare via i propri soldi in tale sede.
possibile che nessuno sia in grado di confrontare i partecipanti dello scorso anno con quelli di quest'ultima edizione?
concordo, miart come fiera è finita, lo dice anche il numero dei visitatori di quest'anno. continuerà solo come mercato provinciale, non inserito nell'agenda di collezionisti e operatori di rilievo.
HO VISITATO ATTENTAMENTE IL MIART ..BELLI GLI SPAZI ,FINALMENTE ELIMINATE LE ORRIDE MOQUETTES
DI TANTE ALTRE FIERE COMPRESA ARMORY...
ALCUNI STAND DEL MODERNO ERANO DI ALTO LIVELLO..MA DOVE LO VEDETE UN SAVINIO .. A FRIEZE? O UN PICASSO .. POI NEL CONTEMPORANEO
I CALDER DI UNA GALLERIA DI NEW YORK..
UN ENORME E MUSEALE BEECROFT .. UN BELLISSIMO B KRUGER...UN GILBERT AND GEARGE STRAORDINARIO.. E POI UN OMAGGIO A UN GRANDE VECCHIO COME MIMMO ROTELLA.. IO MI SONO DIVERTITO.. LA REALTà è CHE C'è SEMPRE MENO INVESTITORI E I POCHI SONO MALATI DI ESTEROFILIA CRONICA..E LA CITTà DI MILANO
CHE è LATITANTE.
Caro Gino,
la città di Milano è ben lungi dall'essere latitante come dici tu. Seguendo Exibart ti renderai conto come sia io che i miei colleghi galleristi organizziamo un minimo di cinque mostre/eventi l'anno nei nostri spazi, che sono molto meno angusti di quelli di una fiera, nei quali abbiamo la possibilità di mostrare a coloro che realmente si interessano d'arte il lavoro degli artisti, e non semplicemente qualche bel pezzo come invece avviene nelle fiere, da Basilea in giù. Le gallerie di Milano sono aperte tutto l'anno e se prenderai l'abitudine di visitarle potrai renderti conto da solo della pochezza del Mi Art e del perchè lo si sia disertato in massa.
Caro Gino, sono molto d'accordo sulla tua osservazione: bisogna girare per gallerie, a Milano sono tante e davvero interessanti. un po' meno mi trovo d'accordo sulla tua idea di miart. non so dove fossi tu, ma io sono stato in tre giorni diversi e c'era tutto fuorchè diserzione di massa. Ho trovato tanta gente,entusiasta e interessata. la qualità era davvero alta quest'anno, non solo di gallerie ma anche di pubblico e opere uniche. ciao