I devoti dell’arte, appena reduci dai tre giorni di vernissage veneziani, si sposteranno in massa un po’ più in su, dall’umida laguna fino a Basilea, capitale europea del settore art-fair.
Parte così Art 36 Basel, con il solito fermento, le solite grandi aspettative, il via vai ininterrotto del gotha dell’arte internazionale, l’orgia di nomi celebri, gli eventi a latere, i progetti speciali, i megaparty esclusivi. Insomma, dopo il weekend di fuoco, l’incipit di settimana vulcanico.
Qualche dato tecnico. Anche quest’anno 270 gallerie, il meglio della scena mondiale. Più di 1.500 gli artisti presenti, e una varietà di linguaggi e di proposte senza limiti. Fotografia, pittura, scultura, video, installazione, net art, disegno e grafica. Cercando di capire in che direzione va il mercato e di identificare tendenze, gusti, cambiamenti in corso.
Dodici le gallerie italiane: Franco Noero (To) e Continua (San Gimignano), entrambe reduci dal successo dei rispettivi Lara Faveretto e Loris Cecchini, selezionati per il padiglione Darc della Biennale; poi Minini (Bs), le milanesi De Carlo, Marconi, Emi Fontana, Tega, ancora da Torino Noire, Sonia Rosso e Persano, da Verona Studio La Città e Galleria dello Scudo, e solo Artiaco per Napoli. Un buon panorama, ma con molti grandi nomi assenti –Lia Ruma, Kauffman, Raucci-Santamaria, Scognamiglio, Magazzino d’arte Moderna- e nessuna partecipazione da Roma.
Singolare questa latitanza capitolina, proprio in tempi di innegabile fermento, peraltro alla vigilia di un opening d’eccellenza, quello della Gagosian Gallery of Rome a Palazzo Borghese.
Si ripropongono, come ogni anno, le due sezioni Art Statements e Art Unlimited. La prima è dedicata alle personali di artisti giovani e già affermati, a cui viene riservato un palcoscenico di rilievo per esporsi al meglio al pubblico internazionale di critici, media e collezionisti. Sono stati ospiti di Art Statements, tra le molte star, Vanessa Beecroft, William Kentridge, Pierre Huyghe, Kara Walker e l’anno scorso Tino Seghal, che si è aggiudicato, con il suo minimalismo ironico, concettuale e indisciplinato, il Baloise Art Prize, insieme ad Aleksandra Mir, premiata per il suo ombrellone gigante. Tra gli artisti presenti quest’anno: Scott King, per l’unica italiana della sezione, Sonia Rosso, che presenta un lavoro dedicato alla storica band britannica dei Dexys Midnight Runners; Ian Kiaer con le sue architetture effimere e concettualmente pregnanti, affidate a materiali di recupero leggerissimi; David Colosi con il suo progetto per una Letteratura Tridimensionale.
Art Unlimited è invece il grande spazio dedicato alle opere voluminose e di forte impatto. In questa area, che pare più l’ala di una Biennale, hanno esposto nomi internazionale di grande calibro, da Bruce Nauman a Louise Bourgeois, da Silvie Fleury a Erwin Würm, da Teresa Margolles a Katharina Fritsch.
Davvero proporzioni “unlimited”: ben 72 progetti e artisti provenienti da 27 paesi, per uno spettacolo da godersi letteralmente in lungo e in largo, perdendo l’orientamento.
C’è Marina Abramovic, con una delle sue recenti performance in cui –nuda, stesa su una pedana rialzata, con uno scheletro di uomo addosso– sonda l’eterna liaison tra morte e vita. Tra i maestri anche Walter De Maria, Daniel Buren (Continua) e Christian Boltanski. Olaf Nicolai presenta Baraque de Chantier, installazione ispirata a una costruzione in legno di Le Corbusier, replicata dall’artista tedesco in scala 1:1, ma con materiale trasparente. E ancora, tra gli altri: Carlos Garaicoa (con cui fa il bis Continua), Anna Gaskell, Henrik Hakansson (Noero), Erik van Lieshout, Marijke van Warmerdam, Annika Larsson, John Bock, Emmanuelle Antille, Mark Dion, Martin Creed e l’italiano Daniele Puppi, su cui punta la londinese Lisson (che quest’anno gli ha dedicato una personale).
Ottima novità, per questa edizione di Art Unlimited: è inclusa la sezione di Artists’ Books, edizioni limitate da collezionare, vere e proprie opere d’arte. Arte fuori-misura dunque, sia in grande che in piccolo, dalle macro-installazioni che necessitano di spazi museali, ai piccoli preziosi volumi da acquistare subito e mettersi in borsetta.
Altra chicca è la sezione speciale Art Film (ospitata presso lo Stadtkino di Basilea), un programma di film e video d’essai, realizzati in Europa, America e Asia. Da non perdere il primo lungometraggio di Tracey Emin, Top Spot -la storia di sei adolescenti inglesi che vivono a Margate, città inglese in cui la Emin ha trascorso l’infanzia- e l’anteprima del documentario di Sydney Pollack sulla vita e le opere di Frank O. Gehry. Un balzo nel vintage invece con Necropolis, di Franco Brocani, horror movie del ‘71 in cui sfilano in quietanti personaggi, da Frankenstein ad Attila, da Montezuma a Eliogabalo, dal vampiro donna, alla sanguinaria contessa Barthory. Tra i giovani italiani presenti, anche la pugliese berlin based Deborah Ligorio.
Lo spazio Bulgari ospita intanto dibattiti e conferenze –le Art Basel Conversations– in cui si discute, insieme a ospiti prestigiosi, di problematiche attuali legate al sistema dell’arte.
E come non soffermarsi infine su Liste (che festeggia i suoi primi dieci anni), la fiera parallela ad Art Basel dedicata alle gallerie giovani e sperimentali, senz’altro una delle migliori young fair d’Europa? Artisti under 40, gallerie con massimo cinque anni di anzianità, atmosfera laboratoriale, ambienti un po’ underground e una sana energia da work in progress, per un evento per nulla patinato e inamidato (come per esempio il corrispettivo londinese che affianca Frieze). Dall’Italia la maggioranza assoluta di presenze va a Napoli, anche quest’anno: 404 Arte Contemporanea, T293 e la neonata Fonti; poi Maze da Torino e la milanese Zero.
Comincia così un’altra settimana di immersione nel limbo dorato dell’arte contemporanea. Da non perdere assolutamente Art Basel, uno degli appuntamenti più significativi nello scenario dell’art-market globale.
helga marsala
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La deve finire di imbrattare una rivista seria come la Vostra, i suoi articoli traspirano di femminismo anni 70',E' innamissibile che Voi pubblichiate simili cavolate. Spero che questo mio scritto possa aiutarvi nel comprendere il cancro che queste autrici portano all'interno della Vostra rivista.
Distinti saluti
un noto critico
p.s. confido che questa mia espressione libera venga pubblicata a testimonianza della completa trasparenza del Vostro sito, la censura è la cosa peggiore per l'arte.
Non sorprende l'assenza di gallerie capitoline, proprio no.
ahahahahah, il "noto critico" non si firma nemmeno perché crede di esserlo per antonomasia. e grazie alle sue parole Noi (eh, le capitali) capiremo quale sozzura scrittoria sia Helga Marsala... e dire che a Venezia non faceva nemmeno caldo, quindi il colpo di sole è da escludere. fra l'altro, l'Italia abbonda di personaggi noti, ma quanto a definirli critici...
e raucci santamaria che fine hanno fatto?
evviva l'ottimismo, caro daniele.
ma la mia (poca) esperienza conferma che, a fronte di molti idioti, gli autoironici scarseggiano.
ma non è che "noto critico" voglia dire "un riconosciuto criticone"?
magari era autoironico...