Categorie: Film e serie tv

La collezione di opere d’arte di Bojack Horseman

di - 29 Novembre 2019

Vi abbiamo già parlato della serie animata Bojack Horseman, e di quanto ci piaccia (trovate il link: qui). Le vicende del mezzo uomo mezzo cavallo alle prese con la tragicommedia della vita mondana si confermano tra i migliori prodotti Netflix. Aldilà della trama sorprendente, dello humour pungente e dei disegni colorati, un’altra cosa ha attirato la nostra attenzione, e che sicuramente non sarà sfuggita agli appassionati di storia dell’arte. Le ambientazioni della serie, infatti, sono spesso popolate da opere d’arte, in gran parte riferimento a capolavori realmente esistenti, reinterpretati nello stile dello show. Guardando Bojack Horseman, noi ne abbiamo scovati alcuni, e qui vi proponiamo le nostre citazioni preferite di opere d’arte. ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER.

I riferimenti ai grandi capolavori non sono mai casuali. I quadri sottolineano infatti le vicende che accadono, approfondiscono il background dei personaggi, completando e arricchendo le varie scene. Ma attenzione: non tutte le opere appese al muro sono necessariamente delle citazioni autorevoli: «Dipende dal disegno: alcune non sono citazioni dirette. Altre volte si tratta di riferimenti a qualcosa che sta succedendo all’interno della trama», spiega Lisa Hanawalt, scenografa e produttrice della serie animata. È lei la responsabile di questo irresistibile stratagemma.

Lisa Hanawalt, la disegnatrice dietro le citazioni di opere d’arte in Bojack Horseman

Ma come mai la serie cita così di frequente i capolavori di Matisse, Warhol, Hirst e compagnia? «Ho pensato che fosse divertente realizzare queste parodie!» Hanawalt confessa. La disegnatrice ha sempre sognato di essere una pittrice, e ha alle spalle studi di storia dell’arte. In un’intervista per Hyperallergic, si definisce una vera art-nerd, e questa sua grande passione si riversa nella serie di cui dirige il team di disegnatori. «Mi è sempre piaciuto guardare degli show con delle ambientazioni che ti fanno venire voglia di mettere in pausa e riguardare le scene» spiega Hanawalt, «e Netflix è la piattaforma ideale per fare una cosa del genere». Con lo streaming, effettivamente, si può rivedere una scena all’infinito, esplorando gli scenari ricchi di dettagli che sfuggono al primo sguardo.

BoJack proprietario del quadro dei record

L’esempio più lampante di questo citazionismo raffinato, è senz’altro la reinterpretazione in stile BoJack del celebre Portrait of an Artist (Pool with two figures) (1972) di David Hockney. Come sappiamo, il pittore inglese esplicita l’essenza della città di Los Angeles nella serie di piscine. Un mito di Narciso contemporaneo, che svela tutta la vacuità del lusso sfrenato della città, la malinconia e la solitudine celate al di sotto.  Non poteva esserci espediente più efficace per descrivere la personalità complessa di BoJack: «è stata una delle primissime cose che ho disegnato per lo show quando stavamo realizzando la puntata pilota», dichiara Hanawalt. L’opera compare infatti già all’inizio della prima puntata, nello studio del protagonista.

Nello studio di BoJack, c’è la reinterpretazione del quadro di Hockney in chiave equina (Courtesy: Netflix)

Il dipinto ha un ruolo fondamentale anche nell’ultima stagione, uscita proprio in queste ultime settimane. BoJack dà una svolta alla sua vita e decide di dare via l’opera di Hockney – come a volersi disfare di ciò che rappresenta. Per questo lo regala a Princess Carolyn, per il figlioletto che ha adottato. Un dono a titolo gratuito, che fa da contraltare alla cifra record con cui il quadro di Hockney è stato battuto all’asta l’anno scorso nel mondo reale: 90,3 milioni all’asta da Christie’s. Coincidenze? Considerata l’abilità strategica dei produttori, noi non lo crediamo affatto.

David Hockney, Portrait of an artist (Pool with two figures), 1972

Nell’universo pop, non può mancare Andy Warhol

Immancabile il padre della Pop Art americana, ancora attuale per la sua abilità nel catturare l’essenza della società moderna, in tutte le sue contraddizioni. Per questo, se dal salone di casa Horseman si passa alla camera da letto, troviamo una rilettura di Diamond Dust Shoes (1980) di Andy Warhol ad arredare l’ambiente. Al posto delle scarpe con tacco, però, ci sono dei ferri di cavallo, più adatti da indossare per il protagonista equino della serie. Ma lo stile è sempre quello; non solo per le scarpe, ma per l’inconfondibile cifra stilistica del grande artista: la stessa immagine ripetuta più volte, con colori diversi. Inutile a dirsi: un personaggio come Warhol, artefice e succube della vita mondana del suo tempo, non poteva che avere la sua parte all’interno di uno show che gioca tantissimo su questa tragica dialettica.

Sopra la testata del letto di BoJack, ecco una inconfondibile serie in stile Andy Warhol (Courtesy: Netflix)
Una delle versioni di Dust Diamond Shoes, realizzata nel 1980 da Andy Warhol (Courtesy: Christie’s)
Andy Warhol, Marilyn Monroe, 1967, Colorado, Powers Art Center, Collezione John e Kimiko Powers

Non solo BoJack Horseman: le opere d’arte degli altri

L’espediente della storia dell’arte non serve solo ad approfondire il personaggio di BoJack. A ben guardare, altri scenari sono popolati di opere che attirano la nostra attenzione. È il caso di Sarah Lynn, per esempio, con una citazione tra le preferite da Lisa Hanawalt. Giovanissima co-protagonista della serie che negli anni Novanta portò BoJack alla ribalta, Sarah Lynn conduce nello show una vita sregolata e incontrollabile. Nella sua camera da letto trionfa sul muro il capolavoro di John Millais: Ophelia (1851-1852). Il personaggio è tratto dalla tragedia di Shakespeare, Amleto, ed è tra le opere più note dei Preraffaelliti. Nella versione di BoJack, è Sara Lynn stessa che galleggia nell’acqua, come un inquietante monito del suo tragico destino.

John Everett Millais, Ophelia, 1851–1852, Tate Gallery, London
Nella stanza di Sarah Lynn spunta il dipinto che la vede protagonista del capolavoro di Millais (Courtesy: Netflix)

Damien Hirst e il suo Squalo da 12 milioni di dollari

Damien Hirst, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991)

In un mondo dove i personaggi sono animali antropomorfi, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) di Damien Hirst acquista un significato ancora più grottesco. Come se non bastasse l’idea dello squalo tigre in formaldeide, iconico capolavoro dell’artista inglese, in BoJack Horseman l’opera risulta ancor più suggestiva: qualunque dei personaggi potrebbe finire in vetrina. Viene venduta da Mr. Peanutbutter durante un’asta di beneficenza. E dire che nel mondo reale, fuori dalla serie animata, l’opera è stata venduta per 12 milioni di dollari nel 2005, restando per un po’ di tempo l’opera più costosa di un artista vivente. Fino a Hockney, di cui sopra.

Mr. Peanutbutter mette in vendita uno dei celebri squali di Damien Hirst durante un’asta di beneficenza (Courtesy: Netflix)

Le opere d’arte in Bojack Horseman: anche le comparse vogliono la loro parte

La sala da pranzo dei genitori di Yolanda è piena di opere d’arte (Courtesy: Netflix)

Ciò che è davvero stupefacente, è che in BoJack Horseman niente sia lasciato al caso. Anche i personaggi marginali sono trattati con lo stesso spessore dei protagonisti, e le opere d’arte che riempiono le loro case servono proprio ad approfondire le loro personalità senza che venga dato loro troppo spazio. È il caso dei genitori di Yolanda Buenaventura, che nella quarta stagione è la fidanzata asessuale di Todd Chavez, il miglior amico di BoJack. Tanto Yolanda ha esplicitato il suo orientamento sessuale, quanto i genitori si rivelano ossessionati dal sesso. Come se non fosse già chiaro dai dialoghi, il salone di casa Buenaventura è una vera e proprio galleria d’arte che esplicita apertamente le ossessioni dei proprietari. Vediamo così appeso alla parete uno dei bellissimi e candidi fiori di Georgia O’Keefe, qui rimando esplicito ai genitali femminili. E per par-condicio, un’interpretazione di una delle più celebri foto di Robert Mapplethorpe, Joe Rubberman, altra icona dell’arte erotica. Per non parlare delle sculture che popolano la stanza.

Robert Mapplethorpe Joe Rubberman, 1978

Per tutti gli altri riferimenti che abbiamo scovato, ecco a voi una gallery apposita. Ma ce ne sono ancora molti altri: la sfida a trovarli tutti è aperta!

La casa del personaggio a cui fa visita Princess Carolyn è stipata di quadri di Mark Rothko (Courtesy: Netflix)
Dopo Warhol e Haring, non poteva mancare anche la citazione a Basquiat (Courtesy: Netflix)
La composizione della tavola ricorda proprio l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Ma soprattutto, al centro della tavola spicca l’opera che ricorda da vicino l’Olympia di Manet (Courtesy: Netflix)
Per un personaggio che ha le fattezze di una rana, poteva esserci opera migliore da appendere in ufficio? Ecco che in BoJack Horseman compaiono le celeberrime ninfee di Monet (Courtesy: Netflix)
Nella vita sregolata anni Novanta di BoJack, non può mancare un salone arredato con le opere inconfondibili di Keith Haring (Courtesy: Netflix)
BoJack Horseman si conferma grande collezionista di opere d’arte. A casa sua, nel salone, c’è persino la danza di Matisse (Courtesy: Netflix)
Una fugace apparizione della reinterpretazione de Il Bacio di Gustav Klimt (Courtesy: Netflix)

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