Dad, rimodulazione di orari, ma anche difficoltà nell’apprendimento e allo stesso tempo necessità di portare avanti la formazione. Come si sono rimodulate le scuole “professionalizzanti” in Italia? E come prospettano il loro futuro? Abbiamo intervistato Elena Zarino, Group Content Manager di 24ORE Business School.
Nell’ultimo anno abbiamo visto una totale rimodulazione dei modelli scolastici e dunque dell’apprendimento. Come si è riorganizzata la vostra istituzione per far fronte all’emergenza?
La pandemia ha reso necessaria una attenta rimodulazione e riprogettazione della didattica. A fine febbraio 2020 i nostri partecipanti hanno iniziato a fare lezione a distanza utilizzando la nostra piattaforma di eLearning e, grazie a strumenti particolarmente flessibili, siamo riusciti a garantire una perfetta continuità formativa; i nostri partecipanti hanno potuto fare le stesse esperienze che avrebbero fatto in aula: network e confronto costante con docenti, testimonial e compagni di corso; project work, esercitazioni, casi di studio in gruppo e individuali supervisionati e coordinati dai docenti; visite virtuali guidate a gallerie, musei, fiere di settore; momenti di team building e sviluppo delle capacità manageriali, ecc. Pur essendo consapevoli dell’importanza dell’aula fisica, abbiamo colto la sfida di questo periodo eccezionale e trovato una soluzione per consentire ai nostri studenti di non rinunciare al loro aggiornamento professionale.
In questi mesi si è parlato, non troppo forte a dir la verità , dell’incremento del fenomeno dell’abbandono scolastico, complice la mancanza di futuro che sembra prospettarsi all’orizzonte. Quali sono le strategie necessarie per poter essere competitivi e per affrontare questa grande crisi?
Formarsi e aggiornarsi sono oggi più che mai un imperativo categorico: l’evoluzione digitale, ulteriormente accelerata e amplificata dalla pandemia, rende necessarie competenze sempre nuove e per tenersi al passo è importante non smettere mai di imparare, di confrontarsi con le best practice del settore e di approfondire i trend evolutivi. Solo investendo su sé stessi e sulle proprie competenze si può restare competitivi in un mercato del lavoro sempre più complesso e difficile.
Perché oggi è necessario continuare una formazione post-laurea e come si pone la 24ORE Business School sotto questo punto di vista?
La formazione post laurea è davvero essenziale per molteplici ragioni. Ai giovani neolaureati garantisce l’opportunità di acquisire competenze pratiche subito spendibili nel mondo del lavoro e di prepararsi per affrontare le tante sfide del mondo professionale. Per i professionisti e i manager già inseriti nel mondo del lavoro rappresenta una opportunità per aggiornarsi e per migliorarsi. La nostra Business School, sempre attenta all’evoluzione del mondo imprenditoriale e del lavoro cerca di soddisfare questi bisogni progettando percorsi formativi pratici, concreti, sempre aggiornati non solo nei contenuti ma anche nella metodologia didattica, per fornire ai partecipanti gli strumenti per comprendere e interpretare una realtà in costante cambiamento.
Quali sono i vostri target? Chi è lo “studente-tipo” che sceglie la vostra Business School?
La nostra offerta formativa è rivolta a target diversi: neolaureati, middle manager e junior di funzione ma anche executive, imprenditori e professionisti da tempo inseriti nel mondo del lavoro. A prescindere dall’età e dal background, ciò che accomuna i nostri studenti è il desiderio di concretezza e praticità che li porta a scegliere un partner non accademico, attivo nel mercato dell’education da tantissimi anni e per questo affidabile e credibile.
Quali professionisti e quali “professioni” sono invitate a raccontarsi agli studenti dei vostri corsi?
L’obiettivo dei nostri master è fornire ai partecipanti un quadro completo di tutti gli attori coinvolti in uno specifico settore. Nel caso dei master in ambito artistico e culturale, cerchiamo di dare ai partecipanti l’opportunità di confrontarsi con tutti i professionisti del sistema culturale: direttori di musei, collezionisti, galleristi, direttori di case d’asta, progettisti culturali oltre naturalmente agli esperti di fundraising, marketing, comunicazione ecc. di progetti e iniziative culturali. Solo per citare alcuni dei profili che coinvolgiamo, puntando naturalmente su casi e profili di eccellenza.
Una domanda rispetto alla “filiera dell’arte” di cui si fa spesso un gran parlare: come tutelarla e come rispettarla, a partire dalla professionalizzazione che offrite?
Il mondo artistico e culturale avrà bisogno di nuove professionalità per affrontare la ripartenza. Professionalità che dovranno essere in grado, da un lato, di comprendere e intercettare i nuovi bisogni dei pubblici e, dall’altro lato, di rispondere con tempestività a questi bisogni. I nuovi professionisti del settore artistico e culturale dovranno avere un approccio multidisciplinare, capacità manageriali e gestionali nonché una sensibilità per gli aspetti di sostenibilità economica di progetto.
Tra i vostri visiting professor molto spesso figurano professionisti che si occupano della scrittura dell’arte: che cosa è necessario al giornalismo d’arte, oggi?
Per scrivere di arte è necessario avere una ottima preparazione sul tema che da sola però non basta. Oggi sono sempre più necessarie doti comunicative unite alla capacità di rielaborare il contenuto per renderlo facilmente fruibile ai lettori. Saper “narrare” la cultura è un compito arduo e per esserne bravi “cronisti” è poi necessario sapersi adattare ai diversi strumenti di divulgazione: non più solo editoria tradizionale ma anche comunicazione social.Ed è proprio per insegnare agli studenti del nostro master full time “Economia e Management per l’Arte e la Cultura” entrambi gli approcci, dal giornalismo più tradizionale allo storytelling sui social, che da diversi anni abbiamo affiancato al blog del master anche un profilo Instagram.
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