Categorie: Formazione

Iuav: a Venezia la laurea magistrale in Teatro e Arti performative

di - 30 Agosto 2021

All’Università Iuav di Venezia è stata recentemente istituita la laurea magistrale in Teatro e Arti performative, «un corso di studi unico in Italia, un programma in cui gli insegnamenti teorici si intrecciano e dialogano con una ricca offerta di laboratori, workshop e seminari condotti da artisti e professionisti della scena internazionale. Il corso promuove lo scambio e l’interazione tra il mondo accademico e il sistema artistico, teatrale e performativo nazionale e internazionale», ha spiegato Iuav.

Due i percorsi attivati: «il curriculum dedicato agli Studi teatrali e coreografici, un inedito assoluto in Italia e una proposta innovativa perché combina la ricerca sulle metodologie e gli studi teorici con le pratiche a diretto contatto con artisti nazionali e internazionali. Le nostre studentesse e i nostri studenti acquistano consapevolezza di tutti i processi compositivi che sono parte dell’orizzonte del teatro, della danza, della performance e del balletto; ma nello stesso tempo si formano come studiosi, critici, programmatori, curatori indipendenti e insieme competitivi sulla scena contemporanea dei saperi». L’altra proposta è «il curriculum in Studi performativi e di genere, di recentissima attivazione, unisce un percorso di studio teorico e metodologico con una intensa offerta di insegnamenti laboratoriali che mette a confronto esperienze mediali, performative e curatoriali all’incrocio dei significati culturali che investono le identità e la sessualità, in forte relazione con le più recenti prospettive critiche decoloniali. I nostri studenti saranno formati al pensiero, alla storia e alla prassi degli studi sulla performance, sul corpo e sul genere, direttamente a contatto con le pratiche contemporanee più avanzate», ha proseguito l’istituzione.

Potete trovare tutte le informazioni qui.

Annalisa Sacchi © IUAV

Le parole di Annalisa Sacchi, Direttrice del corso di laurea

Quali sono gli aspetti più innovativi del percorso proposto dallo Iuav?

«Il primo aspetto è senz’altro la relazione forte, generativa, tra saperi e pratiche. Per la ricerca teorica, oggi, le pratiche non sono più solo un oggetto di studio, ma un ambito autonomo di elaborazione per concetti ed epistemologie. Allo stesso tempo, nell’ambiente della composizione artistica, la dimensione teorica è imprescindibile, così come l’analisi, la comunicazione, la documentazione e la trasmissione delle pratiche.
Nel nostro corso, grazie alla particolarità dell’ambiente in cui si sviluppa – un’università che nasce come Scuola di Architettura e dove le culture del progetto sono centrali – il ruolo del laboratorio è cruciale. Lavoriamo così in una dimensione dove artisti, teorici, curatori, scenografi, storici, giuristi, videomaker ecc. si incontrano su un piano comune, quello delle live arts, e trasmettono agli studenti una visione e dei saperi stratificati, in cui pratica e teoria si incontrano su molteplici piani.
In questo modo, la modalità seminariale e laboratoriale, l’analisi e l’azione diventano i tre centri generativi del nostro corso: si tratta di porre in azione il pensiero e pensare l’espressione artistica.
Nei laboratori artistici condotti da collettivi, coreografi, registi e drammaturghi di primo piano nel contesto internazionale si entra a contatto con modalità creative e produttive che, offrendo una gamma ampia di approcci, permettono a ciascuno di formulare un proprio percorso e sviluppare al meglio le proprie inclinazioni e i proprio interessi.
Nei workshop tecnici, curatoriali e tecnologici, inoltre, vengono affrontate questioni che riguardano le pratiche e i mestieri della scena, per avere una visione panoramica sul mondo delle arti performative e dei suoi mestieri».

Come si colloca, questa impostazione, nel panorama nazionale e internazionale?

«In ambito nazionale il corso rappresenta un caso unico, mentre a livello internazionale siamo vicini all’impostazione di Università e centri di ricerca come ad esempio DAS Theatre di Amsterdam, Kask & Conservatorium School of Arts di Ghent, Haute École La Manufacture di Losanna, Prague Performing Arts Academy, Académie royale des Beaux-Arts de Bruxelles, con cui abbiamo attivato collaborazioni e scambi a partire da interessi, approcci e pedagogie affini».

Quali sbocchi professionali può aprire questo percorso?

«Per la specificità di cui dicevo prima, la questione secondo me va ricalibrata. Ovvero: quale contributo di novità porta chi si laurea da noi negli ambienti lavorativi in cui si inserisce? Perché gli sbocchi sono molteplici e riguardano tutta la filiera della composizione, progettazione, produzione, comunicazione, distribuzione delle live arts (la performance, il teatro, la danza) così come la ricerca teorica e i ruoli curatoriali, di documentazione e archiviazione. Il punto è che chi si forma con noi è da subito esposto alla complessità che questi ruoli assumono oggi, in un mondo in rapidissima evoluzione, in cui si stanno ripensando le forme e i linguaggi artistici, ma anche le forme della produzione, della documentazione, della comunicazione e della distribuzione, dopo l’impatto che la pandemia ha avuto su tutto il comparto dello spettacolo dal vivo. E questo ripensamento, che sta avvenendo a livello globale, non può prescindere da una consapevolezza sul ruolo politico delle istituzioni, delle forme di lavoro, dell’accesso alla cultura. Quello dello spettacolo dal vivo è un ecosistema che può produrre innovazione e bene comune solo se viene innervato a tutti i livelli. L’avanzamento della ricerca artistica avviene se ci sono curatori formati per riconoscerla e supportarla, producer che sanno dialogare con le istituzioni, istituzioni abitate da lavoratori culturali che rispondono a una vocazione trasformativa e non conservativa, e così via.
Un’altra specificità della nostra formazione è una forte vocazione internazionale. Gli studenti lavorano con artisti, curatori, teorici basati in Paesi diversi dell’Unione Europea perché non è più possibile ragionare su scala nazionale. Ormai i finanziamenti, i regolamenti, le opportunità di lavoro, le produzioni si misurano con la scala europea, ed è a questo scenario che formiamo.
Va in questa direzione la rete internazionale di residenze per artisti in cui siamo coinvolti, le collaborazioni con i festival e i centri di produzione, la attività di ricerca dottorali in cui si sviluppano le possibilità lavorative legate alla creazione e alla ricerca accademica».

Se dovesse dare un consiglio a futuri iscritti allo Iuav, questo corso può essere un’opportunità per chi è alla ricerca di che cosa?

«In realtà più che un consiglio proverei a riportare quella che è stata, ad oggi, la mia esperienza con gli studenti, ovvero con quali domande e con quali aspettative arriva chi viene selezionato.
In generale, i nostri studenti ci chiedono di approfondire e precisare quello che hanno già affrontato nei loro studi triennali, oppure sono giovani artisti professionisti che si rimettono in gioco per accrescere il loro bagaglio culturale e teorico, e definire la loro ricerca sulla composizione, o ancora sono studenti che hanno compiuto un percorso apparentemente lontano rispetto al nostro corso (dalla giurisprudenza, dalla filologia, dalla sociologia, dalla filosofia) e trovano nelle arti performative un campo di applicazione, verifica e sviluppo di saperi teorici.
Uno dei punti fondamentali dell’organizzazione del corso è il tutoraggio continuo e dedicato a ogni studente, sia nel corso delle attività di studio e di laboratorio che nella selezione dei tirocini curriculari.
Ma c’è poi una trama fitta di relazioni che si instaurano da subito nella comunità studentesca, e che noi cerchiamo di favorire, supportando attivamente le iniziative degli studenti e accompagnando costantemente lo sviluppo di progetti individuali e collettivi.
Dunque chi viene qui sa che farà parte di un progetto impegnativo, che assorbirà profondamente il suo tempo, dentro e fuori dalle aule universitarie.
In questo senso trovarsi a Venezia produce una forte specificità anche sul corso. Venezia imprime il tono e il ritmo del lavoro e dello studio, disegna lo spazio delle relazioni, orienta le visioni, produce alleanze. È un centro relativamente piccolo in cui si viene a contatto con una realtà cosmopolita, è un crocevia complesso tra memoria e futuro, è un luogo di eccezionale stratificazione storica e un laboratorio in cui si concentra l’immaginazione costituente del mondo artistico e culturale, con la Biennale, le Fondazioni, le Biblioteche, i teatri, i centri di ricerca.
In conclusione il mio consiglio per i futuri iscritti è questo: approfittate profondamente di tutte le possibilità, le aperture, i saperi, gli incontri che farete nei due anni di corso, cercando di partecipare intensamente alla vita della comunità Iuav nel suo complesso, non solo nell’ambiente disegnato dal nostro corso di studio, ma da questa università che è un laboratorio unico di creatività e di conoscenza diffusa tra l’architettura, il design, la moda, le arti visive, l’urbanistica. Abbiamo bisogno di saperi e di competenze complesse, di alleanze transdisciplinari, di sguardi innovativi, per affrontare gli scenari che sempre più rapidamente stanno modificando il mondo che abitiamo».

© IUAV

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