05 ottobre 2000

Dal 21.IX.2000 al 24.IX.2000 2° Salone della Fotografia di Venezia: un piatto forse troppo ricco Venezia, Thetis Arsenale

 
Il 24 settembre si è chiuso “Venezia Immagine”, 2° Salone della Fotografia Storica, Moderna e Contemporanea, tenutosi a Venezia, nello spazio Thetis, all’Arsenale. Bilancio tutto sommato positivo per una manifestazione tutt’altro che esaltante...

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All’Arsenale erano rappresentati gallerie d’arte, mercanti, librerie, editori, istituzioni pubbliche e private, nazionali ed europee, musei, associazioni di categoria e agenzie che lavorano nel campo della fotografia. Tra coloro che si sono suddivisi i 4000 mq. dello spazio espositivo vi erano alcuni nomi di rilievo, ed in questo verso il Salone ha dato l’opportunità di considerare lo stato dei lavori ed i progetti che si muovono nel nome della fotografia.
Tra gli enti pubblici si segnalano il Comune di Padova, che ha recentemente inaugurato il Centro Nazionale di Fotografia guidato da Enrico Gusella e il Comune di Verona che, dopo il Centro Internazionale di Fotografia “Scavi Scaligeri” avviato nel ’96, ha presentato, nel ’99, il Centro di Documentazione sotto la guida di Giorgio Cortenova (direttore di Palazzo Forti) con l’intento di creare una banca dati e di promuovere iniziative per la conoscenza della cultura storica, artistica e delle trasformazioni paesaggistiche del territorio.
Venezia
Il Salone è stato inoltre l’occasione della presentazione di un’iniziativa della Provincia di Venezia che, almeno nelle intenzioni, sembra avere spunti analoghi a quelli che hanno sotteso alle mosse delle istituzioni veronesi. Venerdì 22 settembre infatti, presso lo stand di Allemandi, è stato discusso il progetto per una campagna fotografica mirata a documentare il patrimonio artistico, architettonico e ambientale e le trasformazioni culturali e sociali della provincia. All’incontro erano presenti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e della Fondazione Italiana per la Fotografia, chiamata a collaborare al progetto. Il dibattito che si è svolto non ha detto nulla di definitivo, piuttosto è sembrata l’occasione per discutere alcune linee programmatiche di base per l’inizio dei lavori.
Tra gli altri enti presenti un cenno riserviamo almeno alla torinese Fondazione Re Rebaudengo per l’Arte e all’attiva Galleria Civica di Modena. Presenti anche gallerie private italiane e straniere, ma l’elenco completo dei partecipanti è possibile consultarlo in linea nel sito dedicato. Ci preme piuttosto sottolineare un paio di presenze interessanti nel campo dell’editoria specializzata, la spagnola Photovision lg. Fotoeditor e la irlandese Source Ireland’s Photografhic Review. Alcuni grandi artisti contemporanei erano rappresentati in vari stando, Ghiri, Fontana e Gioli segnatamente.
Alcuni eventi hanno fatto da corollario al Salone veneziano: le mostre “Identificazione di un paesaggio. Venezia-Marghera fotografia e trasformazioni nella città contemporanea” (fino al 28 ottobre al Parco Scientifico Tecnologico di Venezia, a cura del Comune di Venezia), “Roberto Donetta, un pioniere della fotografia in Ticino di inizio ‘900 (a cura della Galleria Gottardo per la durata del Salone), “Ascoltare le pietre bianche” (questa esposizione di foto di Sergio Gobbo si è chiusa con il Salone nel cui spazio era allestita), “C’est l’object qui nous pense… Una mostra di fotografie di Jean Baudrillard” (bella rassegna al Thetis chiusa il 24 settembre, in occasione della presentazione del primo volume di fotografie del sociologo di Reims) ed infine “Sulle onde della storia. Venezia e la Marina militare (1890-1925)” (aperta fino al 30 ottobre presso il Museo Storico Navale). Il Salone è stata anche l’occasione per l’annuncio del Premio “Internazional Photography & Business Award Year 2001” e per la tavola rotonda “Damnatio Memoriae”, imperniata sulla presenza di Jean Baudrillard, il fotografo Scianna, gli organizzatori del Salone e il rappresentante del Fnac di Parigi.

Fin qui tutto bene, salvo che il Salone, a nostro parere, contiene in sé una forte contraddizione. La direttrice Luisella d’Alessandro e il curatore Antonio Brescacin hanno messo in piedi un evento interessante e articolato, e tuttavia non si spiega come, a fronte dell’innegabile lungimiranza dimostrata nel coraggioso slancio che ha prodotto un evento dedicato unicamente alla fotografia, non si sia scelto di farsi guidare dallo stesso ardimento nella scelta del genere di fotografia che andava rappresentata. In un tempo in cui l’arte fotografica vive una innegabile stagione d’oro, dimostrata se non altro dall’adeguamento alle quotazioni più generali del mercato dell’arte (e il Salone è anche mostra mercato) parrebbe auspicabile che si puntasse maggiormente a riconoscerne le diversità e specificità decidendo di dedicarsi a campi specifici (fotografia documentaria o artistica, antica, storica, moderna o contemporanea). Sembra infatti che per garantirsi la maggior affluenza possibile di amanti e addetti ai lavori, si stia rischiando di creare un evento per così dire “qualunquista”, che non accontenta nessuno. Ed infatti non sono mancate alcune lamentele da parte degli espositori causa la non eccelsa affluenza di pubblico. Tra foto di Mussolini, sperimentazioni concettuali, testimonianze dell’arte navale e del mondo minerale, si finisce per chiedersi dove siano le foto delle vacanze e quelle della prima comunione. Decidere di sposare l’uno o l’altro dei molteplici ambiti in cui opera la fotografia, significherebbe una volontà di rappresentare in maniera esauriente almeno uno di quei campi; probabilmente il pubblico ripagherebbe adeguatamente questo intento specialistico, che servirebbe anche a mettere un po’ di ordine nel variegato panorama della fotografia.
Insomma “troppa carne al fuoco”: non si vuole sollecitare alla discriminazione di questa o quella disciplina fotografica, si tratta invece di favorire una conoscenza più specialistica e competente, raffinando il gusto e la conoscenza del pubblico che, oggi, è particolarmente recettivo nei confronti della fotografia. Nella drogheria veneziana si trova invece di tutto e di nulla; buona per il pranzo per tutti i giorni non per una cena speciale.

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Alfredo Sigolo



“Venezia Immagine” 2° Salone della Fotografia Storica, Moderna e Contemporanea., Venezia, Thetis, Arsenale, dal 21 settembre 2000 al 24 settembre 2000. Ente organizzatore: Veneziafiere S.r.l.. Informazioni: tel. 041/714066 o 041/710792; fax 041/713151; e-mail veimmagine@veneziafiere.it; web http://www.veneziafiere.it

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2 Commenti

  1. Ad ALFREDO SIGOLO, con stima.
    Asseverata la di me incolmabile ignoranza, trarrei compiacimento nel discernere (discettando, anche – se solo m’è concesso l’uopo) di terminologicamente vetusti referenti che in somma quantità inzeppano bellamente (e chiosano di infiorettature ormai rare) il vostro bellissimo scritto e puntuale circa gli eventi “a corollario” al secondo Salone della Fotografia (Storica, Moderna e Contemporanea); visibile sotto il titolo: “2°Salone della Fotografia di Venezia: un piatto troppo ricco?”.
    Fin qui tutto bene, infatti Salone è quello che è ed è inutile starci ad etimologizzare più che tanto; (Salone è mostra mercato).
    Ma se invece, piuttosto, è di metafora che vogliamo stabilire il verso, e l’opportunità, e uno o più significati, allora restiamo pure in drogheria (che anche quella non esiste più) dove è sempre piacevolmente peccaminoso intrattenersi argomentando di questi ed altri meno nobili, quali aereofotografia, astrofotografia, fotografia istantanea, cromofotografia, cronofotografia, cistografia, eliografia, fotogrammetria, fotospettroeliografia, fototipia, pirofotografia, sculturografia, uranofotografia, fotografia a raggi x di mio cugino in contumacia, etc. etc. etc…
    Questo è scritto, ad onta di ciò che è stato e non è più, ma che pure si lascerebbe leggere volendo uscir di metafora senza uscire dalla drogheria.
    E mi perdoniddio se tanto iterare l’antro di speziale giunga, anche solo per quel quindicesimo – che dico, un centesimo di secondo – ad accendere il lampo del dubbio ch’io non abbia apprezzato nel suo giusto grado quella parola ch’è mille odori e più voglie, insieme; quegli scaffali intrisi e olezzanti caramellosi afrori e ferini e congerie suine, ovine e caprine.
    Ma più che tutte le pappe glutammate, ciò che ora muove a tenerezza il mio cuore sperticato è l’icona argentica agglutinata calda al cartoncino svolazzato di dorature palmate da cui la dolce, secca, un tantino isterica figlioletta della grassa e ingombrante affettatrice di posteriori, sorrideva con cinque o sei dentini malati, paludata da convivio sacro, l’ostia ancora sulle gengive ritirate. Non si poteva dire se ancora parte degli oggetti di culto e sacre immaginette a corredo del bancocassa o anch’essa già nel vortice delle etichette et altre a suggestione del prodotto.
    …e se volessimo, invece, un tramezzino?

    P.S.
    Spero di poterla incontrare presto, per ringraziarla personalmente di avermi offerto l’opportunità di sgraficheggiare inverecondamente, e non se ne abbia, per carità. (magari al Salone della Fotografia della Prima Comunione)

    Marco Salutari
    U204756@comune.torino.it
    Via Carlo Alberto, 31
    10123 Torino

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