Dal 22.IX.2000 al 18.XI.2000 | Luigi Ghirri 70/70 Unique Vintage Master Prints | Milano: Galleria Photology |

di - 30 Agosto 2000

Luigi Ghirri è considerato tra i più grandi fotografi a livello mondiale, ha lasciato indubbiamente un’indelebile traccia di se, raccontando la quotidianità della nostra esistenza attraverso l’uso analitico e coerente del suo obiettivo. E’ lo stesso autore, mediante il suo pensiero a spiegarci e ad illuminarci sul significato della propria ricerca artistica :

“Più che sottolineare, spiegare come mi sono accostato alla fotografia (…) penso sia meglio specificare il senso che intendo dare al mio lavoro nel suo insieme.
Nel 1969 viene pubblicata, da tutti i giornali, la fotografia scattata dalla navicella spaziale in viaggio per la Luna; questa era la prima fotografia del Mondo. L’immagine rincorsa per molti secoli dall’uomo si presentava al nostro sguardo contenendo contemporaneamente tutte le immagini precedenti, incomplete, tutti i libri scritti, tutti i segni decifrati e non. Non era soltanto l’immagine del mondo, ma l’immagine che conteneva tutte le immagini del mondo: graffiti, affreschi, dipinti, scritture, fotografie, libri, films (..)
Eppure questo sguardo totale, questo rid escrivere tutto, annullava ancora una volta la possibilità di tradurre il geroglifico-totale. Il potere di contenere tutto spariva davanti all’impossibilità di decifrazione del geroglifico; avevamo i due poli del dubbio e del mistero secolare, l’immagine dell’atomo e l’immagine del mondo, finalmente una di fronte all’altra. Lo spazio tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, era riempito dall’infinitamente complesso: l’uomo e la sua vita, la natura. L’esigenza di una informazione o conoscenza nasce dunque tra questi due estremi; oscillando dal microscopio al telescopio, per poter tradurre e interpretare il geroglifico. Dalla necessità e dal desiderio di interpretare e tradurre e il senso di questa somma di geroglifici, nasce il mio lavoro. (…) La cancellazione dello spazio che circonda la parte inquadrata è per importante quanto il rappresentato ed è grazie a questa cancellazione che l’immagine assume senso diventando misurabile. Contemporaneamente l’immagine continua nel visibile della cancellazione e, ci invita a vedere il resto del reale non rappresentato. Questo duplice aspetto di rappresentare e cancellare, non tende soltanto ad evocare l’assenza di limiti, escludendo ogni idea di completezza o di finito, ma ci indica qualcosa che non può essere delimitato e cioè il reale. (…) La fotografia, con la sua indeterminatezza, diventa così soggetto privilegiato per poter uscire dal simbolico delle rappresentazioni definite e, a cui si è attribuito un valore di verità. (…) Per questo non mi interessano le immagini e i momenti decisivi, lo studio o l’analisi del linguaggio fine a se stesso, l’estetica, il concetto o l’idea totalizzante, l’emozione del poeta, la citazione colta, la ricerca di un nuovo credo estetico, l’uso di uno stile. Il mio impegno è vedere con chiarezza, per questo mi interessano tutte le funzioni possibili, senza separarne nessuna, ma assumere globalmente per potere di volta in volta, vedere e rendere riconoscibile i geroglifici incontrati. (…)
L’incontro quotidiano con la realtà, le finzioni, i surrogati, gli aspetti ambigui, poetici o alienanti sembrano negare ogni via d’uscita dal labirinto, le cui pareti sono sempre più illusorie tanto che ci potremmo confondere con queste.
Il senso che cerco di dare al mio lavoro è quello di verificare come sia ancora possibile desiderare e affrontare la strada della conoscenza per poter infine distinguere l’identità precisa dell’uomo, delle cose, della vita, dall’immagine dell’uomo, delle cose, della vita.


(Luigi Ghirri, giugno 1978)


Note biografiche

Luigi Ghirri, nasce a Scandiano nel 1943, nel cuore della bassa emiliana a cui rimarrà sempre sentimentalmente e culturalmente legato ed, inizia a fotografare nel 1970, affascinato dall’attenzione che la Pop Art e lArte Concettuale avevano posto ai segni e alle immagini prodotte dai mass media. Con le sequenze Kodacrome, Colazione sull’erba, Atlante – che analizzano paesaggi di periferia e il mondo della comunicazione, Ghirri ottiene un immediato successo di pubblico e critica a livello internazionale: nel 1975 viene infatti scelto tra i “Discoveries” del prestigioso Time-Life Photography Year e , nel 1982, alla Photokina di Colonia, viene segnalato come uno dei venti autori più importanti della storia della fotografia di questo secolo. Questi due eventi danno inizio ad un sempre crescente numero di esposizioni internazionali: a Kassel, Modena, Torino e Amsterdam. Nel 1976, oltre ai personali a Graz, Roma e Pisa, Ghirri completa altri progetti: Diaframma 11, Italia, Aliati, Vedute, nei quali analizza paesaggi italiani minori e la poesia della quotidianità. Nel 1977 fonda una casa editrice, “Punto e virgola”, specializzata in libri di fotografia. Nel 1979 espone alla Biennale di Venezia e al Festival di Arles; l’anno successivo alla LIght Gallery di New York e a Palazzo Diamanti a Ferrara.
L’opera di Luigi Ghirri è strettamente legata alla poesia “non esistono pensieri senza immagini e non esistono immagini senza pensieri” ; il suo lavoro è una sorta di itinerario critico attraverso l’architettura, la letteratura e la musica rock, da Bob Dylan a Prince. Dal 1983 lavora soprattutto sull’architettura e il paesaggio italiano, con progetti commissionati da Lotus International, Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, La Biennale di Venezia, La triennale di Milano, Il Ministero degli Affari Esteri Francese. Le sue opere sono presentii in tutte le più importanti collezione private e musei in tutto il mondo. Luigi Ghirri muore improvvisamente il 14 febbraio 1992.



Photology Via della Moscova, 25 20121 Milano
tel- 02.659.52.85 fax 02.654.284
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Dal 22 settembre al 18 novembre


Paola Rizza


[exibart]

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