Exibstoria – la fotografia | Camera Work |

di - 25 Settembre 2000

«Rivelandosi i tempi maturi per la pubblicazione di una rivista americana indipendente di fotografia e segnatamente di fotografia pittorica, “Camera Work” si presenta come il risultato logico dell’evoluzione dell’arte fotografica». Alfred Stieglitz apre con queste parole, il 1° gennaio 1903, il primo numero di CW, che fu, in realtà, molto più che una rivista di fotografia. Stieglitz fu infatti un grande fotografo, ma anche un eccezionale animatore culturale. Tutto iniziò al suo ritorno a New York dall’Europa, dove era andato a studiare ingegneria e si appassionò invece alla fotografia pittorica; qui dimostrò subito un notevole talento che lo rese famoso tra i fotografi di tutto il continente, e il suo nome figurava nell’elenco dei premiati di quasi tutti i Salons. In America, però, la situazione culturale, e in particolare l’idea di fotografia, era completamente diversa. Stieglitz colse la contraddizione in atto tra una società molto attiva economicamente e l’assoluta mancanza di vivacità artistica; ma non vi si rassegnò.
Coltivò la sua idea di fotografia, che era quella di un’arte che si affiancasse, secondo la propria specificità, alla pittura, ma senza imitarla. Il suo sogno era di far sì che l’America arrivasse un giorno a dar vita, coi propri mezzi, a una propria scuola originale, affrancata da quella europea.
Gli sforzi di Stieglitz in questo senso culminarono in un importante sodalizio di fotografi, tra cui figuravano E. Steichen, A. L. Coburn, C. White, che fu chiamato “Photo-Secession”, nome che richiamava i movimenti antiaccademici mitteleuropei. “Camera Work” ne fu l’organo ufficiale. Essa nacque dalle ceneri della prima rivista di Stieglitz, “Camera Notes”, che era stata il suo primo obiettivo raggiunto, una volta prese le redini dell’associazionismo fotografico americano.

“CW” dimostrò subito di puntare anzitutto sulla qualità: le fotografie erano riprodotte su carta giapponese in raffinate fotoincisioni (che allora erano considerate una vera e propria opera artistica), poste tra un cartoncino e un foglio di carta velina, e presentate come tavole fuori testo. Oltre che di fotografia, vi si potevano leggere contenuti di poesia, filosofia, critica d’arte, ad opera di collaboratori del calibro di Shaw, Wilde, Bergson.
Nel primo periodo di vita di “CW”, i fotosecessionisti vi combatterono il pregiudizio, fortissimo allora negli USA, di chi riteneva che la fotografia non potesse essere altro che «un mezzo puramente meccanico di riproduzione della realtà». Essa era ormai, tra l’altro, alla portata di tutti. Per questo proposero immagini simboliche, affascinanti, delicate, utilizzando qualunque raffinato artificio tecnico fosse adatto all’ottenimento dell’ideale estetico che si erano prefissato: gomma bicromata, stampa all’olio, pigmenti colorati, uso dello sfocato servirono ad abbattere quei preconcetti. Né Stieglitz disdegnò l’uso degli apparecchi portatili, volendo dimostrare come i progressi tecnologici non fossero sufficienti a far diventare chiunque un fotografo artista: le sue immagini di strada di New York gli danno ragione ancora oggi.
“CW” pubblicò anche immagini già allora storiche come i ritratti di Hill e della Cameron. Le capacità espressive della fotografia non erano più in discussione.
Ad affiancare l’opera della rivista Stieglitz aprì, nel 1905, una galleria sulla Fifth Avenue, la «291». Fu qui che sbarcarono in America, per la prima volta, le avanguardie europee. Dopo un inizio dedicato solo alla fotografia, vi furono esposti Rodine e Cézanne, Matisse e Lautrec, Picasso e Kandinsky, Duchamp e Picabia. “CW” e la “291” misero in moto negli Stati Uniti una vera rivoluzione. In tutto ciò, le cose cambiarono in meglio anche per la fotografia, apprezzata sempre più per quello che era, e non per quello che poteva sembrare.

Di “CW”, fino a che non fu costretta a chiudere i battenti anche per via dello sforzo bellico, uscirono 50 numeri. Negli ultimi due, del 1917, Stieglitz diede ancora prova di grande intelligenza facendo conoscere le fotografie di un giovane che aveva sviluppato, dalle sue premesse, un linguaggio del tutto nuovo: Paul Strand. Dotato di eccezionale tecnica e cogliendo l’importanza del momento, si stacca dalla tradizione pittorialista e teorizza su “CW” la “fotografia pura”. Vi scrive: «A differenza delle altre arti che sono realmente antifotografiche, l’obiettività è la vera essenza della fotografia, il suo contributo e al tempo stesso il suo limite». E ancora: «L’efficacia potenziale di ogni mezzo dipende dalla purezza del suo uso, […] la più completa realizzazione della macchina fotografica è data dall’impiego dei metodi della fotografia pura che escludono manipolazioni ed artifici nel procedimento». Quindi una fotografia basata sul chiaroscuro, i valori tonali, uno stretto rapporto con la realtà per avvicinarsi in modo proprio alla vita. Chiudendo con Paul Strand, “Camera Work” continuò a esercitare un’influenza decisiva su numerosi fotografi, non più solo americani, anche dopo la cessazione delle pubblicazioni. Su quelle immagini si formarono autori come Adams e Weston; su quelle pagine nacque un modo di intendere la fotografia, e un modo di vedere il mondo.

Daniele De Luigi


[exibart]

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  • Vorrei rispondere a chi ha gradito la mia proposta di scambio foto amatoriali: la mia idea era quella di spedirci le foto fra lettori almeno per cominciare, poi si potrebbe chiedere ai mitici giornalisti di exibart di concederci una specie di "room" o un archivio fotografico solo per i lettori dove poter depositare le nostre fotografie piĂą belle...secondo me è un progetto interessante, potrebbe dare la possibilitĂ  ai lettori di condividere una passione ed inoltre di comunicarla a chi se ne intende...chissĂ  magari emergeranno nuovi talenti...e questo porterebbe anche molti vantaggi a voi di Exibart: prima di tutto potreste trovare dei nuovi collaboratori in questo campo (il che significa niente piĂą immagini rubate altrove..tutto "made in exibart")ed inoltre molti piĂą lettori...pensateci bene...sarĂ  un vantaggio e un divertimento per tutti! a buon intenditor...

  • Gentile Wendy, gentili lettori.
    Potete inviare al sovrastante indirizzo di e.mail le vostre foto. Se il materiale giunto sarĂ  di qualitĂ  e quantitĂ  adeguata procederemo a pubblicare il tutto in un archivio fotografico...non ci deludete !

  • Per voi di Exibart: vorrei spedire delle foto di paesaggi, di NY ecc., dell'India, e quindi non di opere d'arte (statue chiese ecc.).Però sono fatte bene (almeno secondo me), vi possono interessare?Mi piacerebbe molto che fossero viste da molte persone.

    Ciao!

    Strike
    ps. ho trovato da poco questo forum, è una vera figata...è bello poter parlare d'arte in piena libertà.
    per quel d#@##@§§e che si lamentava di una eccessiva presenza di foto, gli rammento che la fotografia è una delle forme d'arte di punta degli ultimi anni...

  • Grazie redazione!!!! sapevo di poter contare sulla vostra disponibilitĂ  :)
    A questo punto spero di cuore che l'iniziativa abbia successo e sprono tutti gli amici che hanno creduto nella mia piccola idea a impegnarsi a "scattare e spedire" al piĂą presto e in grande quantitĂ !
    Approfitto ancora per proporre una cosetta: potreste dedicare uno spazietto alla pubblicità? Intendo pubblicità come forma d'arte...io ne so qualcosa ecco perchè insisto tanto hihi valutate la richiesta e magari rispondete al mio indirizzo (naturalmente se dovesse interessarvi, potrete contare sulla mia collaborazione!) attendo impaziente vostre nuove...grazie ancora...

  • Per Michela, una storia della fotografia classica è quella di Beaumont Newhall, pubblicata in Italia da Einaudi. Di Italo Zannier, il primo e principale storico della fotografia in Italia, c'è "Storia e tecnica della fotografia" (Laterza), di cui è interessante l'antologia di testi. Purtroppo però sugli ultimi decenni c'è davvero poco, e trovarne una completa è praticamente un'impresa, perchĂ© non c'è nulla di codificato come per la storia dell'arte. Ad esempio William Klein nel pur ottimo Newhall non è mai menzionato. Per la curiositĂ  di Temistocle sull'impatto della fotografia sulla pittura, non posso non consigliare "Arte e fotografia" di Aaron Scharf (Einaudi, ma dovrai cercarlo in biblioteca). La parte relativa all'ottocento è davvero completa e interessante.
    Ciao

  • Volevo ringraziare DANIELE DE LUIGI per le ottime indicazioni bibliografiche, sulla storia della fotografia e del rapporto tra fotografia e arte.

  • Perchè non parlate mai del papĂ  di Deborah che è un grande fotografo: Giorgio Zambon

  • Ottima iniziativa.
    Rimane un pò difficile riconnettere tutti i "pezzi". Per esempio nella parte I non ci sono i links alle parti successive, nella parte II solo alcuni e così via...
    Penso che sarebbe utile per valorizzare di piĂą l'iniziativa creare una pagina i cui siano elencati uno dietro l'altro tutti i links agli articoli di storia della fotografia e al forum di discussione su argomenti sterico/teorici.
    Cordiali saluti.

    Sergio D'Ascoli

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