Paul Strand rimase fedele tutta la vita a quellâidea di purezza nellâuso del mezzo fotografico che aveva propugnato dalle colonne di âCamera Workâ quando era ancora meno che trentenne. A dimostrarlo bastano le fotografie di fiori e fogliame scattate nel 1973 a Orgeval, in Francia, dove sarebbe morto tre anni dopo: la sobrietĂ e la concentrazione dellâinquadratura , lâattenzione al dettaglio, la resa tonale riescono quasi a farci vedere il verde. Nello stesso modo riprese architetture, macchine, paesaggi; e volti, come quelli di Luzzara, sul Po, del 1954: ritratti diretti, schietti, che insegnarono molto anche ai fotografi italiani. Nelle sue composizioni, Strand rifuggĂŹ sempre i trucchi per âammorbidireâ i soggetti, cosĂŹ come gli effetti prospettici, le distorsioni: le riprese sono frontali, o comunque si risolvono in immagini bidimensionali.
Il suo stile, ovvero la sua idea di fotografia, ebbe diversi seguaci, alcuni davvero straordinari, come nel caso di Edward Weston. Anchâegli attratto inizialmente dalla fotografia pittoricista, allâepoca degli ultimi numeri di Camera Work, visto il lavoro degli autori ad essa legati, entrò in una crisi che riuscĂŹ a risolvere negli anni tra il 1923 e il â26, che trascorse in Messico insieme allâitaliana Tina Modotti, sua allieva. LĂ sviluppò quella sua capacitĂ , divenuta leggendaria, di trasformare qualunque soggetto in forma assoluta, primigenia, fosse esso un sasso, un corpo femminile o un peperone: ÂŤNon sto provando ad esprimermi attraverso la fotografia, imporre la mia personalitĂ sulla natura, ma senza pregiudizio nĂŠ falsificazione identificarmi con la natura, per conoscere le cose nella loro vera essenza, tanto che ciò che registro non è unâinterpretazione â la mia idea di ciò che la natura dovrebbe essere â ma una rivelazioneÂť. Weston ricercò dunque unâassoluta oggettivitĂ che si incarnasse nella perfezione tecnica, la ricerca della quale fu il suo assillo, il suo primo obbiettivo; ma potremmo dire lâunico, perchĂŠ per Weston perfezione tecnica non poteva non significare anche realizzazione dellâideale estetico.
Questa concezione dovette pertanto essere supportata da una serie di regole che Weston ricercò, e applicò poi sempre con grande rigore. Lâattenzione al controllo totale del mezzo doveva iniziare giĂ al momento di âimpugnare la fotocameraâ (spesso era un banco ottico), perchĂŠ il fotografo deve saper ÂŤprevedere e sentire, PRIMA dellâESPOSIZIONE, la stampa finita â completa in tutti i valori, in ogni particolare â quando si mette a fuoco sul vetro smerigliato della macchina. Allora lo scatto dellâotturatore fissa questâimmagine per sempre, questa concezione, che non deve mai essere cambiata da un ripensamento, o da una successiva manipolazione. La forza creativa coincide con lo scatto dellâotturatoreÂť. Weston utilizzò sempre lastre di 20Ă25 cm, che stampava a contatto, scattando in condizioni ideali di luce e alla piĂš piccola apertura di diaframma possibile, in modo da ottenere massima precisione nella resa del dettaglio. Questo permette allâocchio, secondo Weston, di vedere piĂš di quanto gli sia possibile normalmente.
La prima grande mostra di sue fotografie si svolse a New York nel 1930. Profondamente colpiti da esse, e dallâidea di âstraight photographyâ che ne era alla base, un gruppo di fotografi americani decise di seguire le orme di Weston, e diede vita, assieme a lui, a un gruppo, privo di carattere ufficiale, che denominarono âClub f/64â; nome che era giĂ una esplicita dichiarazione di intenti, in quanto f/64 coincideva generalmente con la minima apertura del diaframma dellâobiettivo, rendendo possibile la massima âprofonditĂ di campoâ, che nella pratica si traduce (specie nel paesaggio) nellâavere âtutto a fuocoâ. Tra essi câerano Ansel Adams, Imogen Cunningham, e il figlio di Edward Weston, Brett. Edward scattò le sue ultime fotografie nel 1948, in un luogo di natura incontaminata che era stato Brett a scoprire diversi anni prima: Point Lobos, sulla costa californiana. Poco dopo fu colpito dal morbo di Parkinson, che lo costrinse allâinattivitĂ . Fu il figlio, grazie alla propria bravura e passione, a stampare, sotto la supervisione del padre, diverse centinaia di suoi vecchi negativi.
Tra i prosecutori di questa tendenza, Ansel Adams è stato certamente lâautore piĂš importante. Convertito alla âfotografia direttaâ da Strand nel 1930, da allora si dedicò completamente agli scenari naturali degli Stati Uniti, verso i quali sentiva di avere una sorta di affinitĂ spirituale, interpretandoli con risultati di fortissima suggestione.
Adams illustrò in una serie di pubblicazioni piĂš che esaustive, dedicate alla fotocamera, al negativo, alla stampa, tutte le operazioni per non lasciare nulla al caso nella creazione di una fotografia. Ă lâinventore del âsistema zonaleâ, basato sulla divisione in dieci gradazioni dellâintensitĂ della luce, con il quale si può stabilire lâesposizione e lo sviluppo perfetti del negativo. I suoi insegnamenti, unitamente a molti suoi capolavori, sono rimasti fondamentali per i tanti che ancora oggi portano avanti unâidea di fotografia fondata su quelli che Strand indicò come i valori formali autonomi di questâarte.
Anche in Europa, in quegli stessi anni, un fotografo tedesco, Albert Renger-Patzsch, propone immagini anti-pittorialiste, soprattutto di prodotti del mondo industriale. SeguĂŹ cosĂŹ, autonomamente, una linea vicina a quella dei contemporanei americani, creando da soggetti comuni forme espressive, sovente astratte. La sua opera fu avvicinata a quella dei pittori tedeschi della âNuova ObiettivitĂ â.
Albert Renger-Patzsch ebbe modo di conoscere lâopera di Edward Weston solo in occasione dellâimportantissima mostra âFilm und Fotoâ, tenutasi a Stoccarda nel 1929, alla quale parteciparono entrambi. Weston vi inviò opere proprie e di altri fotografi americani. Ad essa furono presenti, tra lâaltro, anche gli autori della fotografia dadaista, surrealista, costruttivista. Il meglio dellâavanguardia internazionale.
Daniele De Luigi
[exibart]
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finalmente la nuova exibstoria !! Interessante approfondimento !
Scusate, ma non ho capito dove e' la mostra e quanto dura!
ciao
L'articolo non è riferito ad una mostra, ma fa perte di una serie d'iniziative della redazione di fotografia per far conoscere qualcosa di piu' sulla storia dell'immagine.
Maurizio Chelucci - redazione fotografia exibart