Un genio, una persona fuori dal comune, capace di dare un’impronta nuova all’architettura moderna con uno stile inconfondibile e totalmente innovativo. Questo è Antoni Gaudì.
Quest’anno si festeggia il 150° anniversario della sua nascita e per celebrare degnamente questa ricorrenza la città di Barcellona ha organizzato una serie di manifestazioni fra le quali la mostra di fotografia all’Istituto Cervantes.
E’ una raccolta di immagini selezionate fra i lavori di Manel Armengol, Tony Catany, Manel Esclusa, Marc Llimargas, Leopold Pomès, Rafael Vargas e Humberto Rivas, tutti scelti per la loro passione e approfondita conoscenza del grande architetto.
Ho avuto modo di vedere personalmente le opere di Gaudì, concentrate per la maggior parte a Barcellona, ed è, soprattutto per chi è appassionato di fotografia, difficile rimanere ad osservarle senza la tentazione di farle proprie, dando una personale interpretazione di fronte ad opere così fotogeniche.
Questo non significa che se il soggetto è bello, interessante, particolare lo saranno anche le immagini. Lo sanno bene le centinaia di vacanzieri che ritornano a casa con immagini che, nel migliore dei casi, sono degne di una cartolina (senza nulla togliere al genere). Essere attenti, sensibili e non legati a condizionamenti particolari (se non la passione per questo autore) è la caratteristica dei fotografi che sono rappresentati in questa mostra. Stili e tecniche diverse che vanno tutte nella stessa direzione: rendere appieno il bello e trarre da esso ispirazione.
Abbiamo trovato molto intense le foto di Leopold Pomès e Marc Llimargas. Molto intimiste, al limite dell’astrazione quelle di Manuel Esclusa che rappresentano il limite estremo oltre il quale il soggetto perde la sua identità. Ma quelle che rendono al massimo le architetture di Gaudì, anche se “artisticamente” meno ricercate sono, a nostro avviso, le immagini di Rafael Vargas, forse il più attento nel riprodurre con taglio “professionale” le architetture.
La mostra si inserisce in una manifestazione (Barcellona a Roma sino a febbraio 2002) che vuole ribadire il ruolo culturale di questa importante città europea con una serie di iniziative legate al cinema, arte, architettura, musica.
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La fotografia è poesia quando è "sentita", quando il fotografo è innamorato della visione.
La tecnica è importante ma è fredda se non è accompagnata dallo spirito.