Secondo le parole di S. Sontag le foto di W. formano un’utile mappa della realtà; mappare le realtà delle notti metropolitane cogliendo immagini brutali delle vittime di delitti e di incidenti era l’ingrediente base dei tabloid degli anni quaranta. W. si aggirava affamato di immagini violente e tragiche, riprendeva immagini di sofferenze e durezze straordinarie. Le sue migliori fotografie offrono visioni-visuali uniche e sfaccettate della vita, dura, di NY: ubriachi che ridono sguaitamente, il pubblico dei night club e dei teatri, bambini della strada, miserie.
E’ lo stesso W. che parlando di sé e delle sue foto testimonia, con lucidità disarmante, di questa sua indole fotografica: il crimine, diceva, era la mia miniera d’oro (…) talvolta, usavo persino la luce radente, come Rembrant, per non fare vedere troppo sangue. E riuscivo così a rendere lo sguardo rigido di un cadavere più confortevole, come se il poverino stesse facendo un riposino.
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Ho apprezzato molto queste immagini, ora mi leggo il testo.