Lo Stivale fotografico, si potrebbe dire. Guardando l’Italia concentrandosi sulle manifestazioni a tema, ne viene fuori una mappa variamente punteggiata. Fioriscono mostre, seminari, rassegne d’autore o manifestazioni amatoriali. Tutto sotto la definizione di Festival della fotografia. Di sicuro il proliferare delle kermesse è legato alla passione di un pubblico non sempre criticamente preparato, ma pur sempre affascinato dalla macchinetta.
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La fotografia è in un momento importante, quasi di svolta, l’attenzione dei visitatori sempre maggiore, i dati dello scorso festival sono stati più che positivi, con un grande incremento delle visite alle mostre rispetto alle scorse edizioni. Certo questo è un risultato che si deve anche a un graduale consolidarsi dell’immagine della manifestazione e a una comunicazione integrata sempre più efficace e legata a eventi che non deludono le aspettative”, dice a Exibart Marco Delogu, direttore di FotoGrafia di Roma, pur confermando, però, quanto il tema del mercato e del collezionismo sia un tasto dolente, anche se in forte risalita.
Rispetto alla diffusione territoriale dei festival è interessante, in un certo modo, il pensiero critico della storica Ennery Tamarelli, che afferma come “
manchi la conoscenza della storia della fotografia e di una sua visione critica“. Pur esistendo in realtà, a suo parere, una sorta di “
linea Maginot: da Firenze in su e da Firenze in giù. Al Nord la fotografia ha da sempre significato i fotografi e poi la committenza, e il pubblico. E questo sia per la fotografia come specifico professionale, sia come fotografia d’autore. Da Firenze in giù la situazione cambia: poco il lavoro professionale e pochi gli autori emersi che, però, sono riusciti non tanto a livello regionale quanto a livello internazionale“.
È dunque la tradizione storica che incide sulla varia diffusione di nuclei festivalieri. Tanti al Nord, meno, ma comunque presenti, al Sud. Si pensi al Corigliano Calabro Fotografia, che ha realizzato una piccola vetrina con interventi di autori internazionali, come
Gabriele Basilico, che nel 2005 donò alla città dieci opere. E a Napoli nascerà quest’anno, a dicembre, un piccolo festival con spunto quasi didattico: lo ha voluto l’archivio Parisio, con la promozione di un concorso per giovani fotografi, giornate di formazione e una sezione dedicata alla scuola.
È però vero che la maggior parte dei festival si sviluppa altrove. Dall’ottimo Padova Aprile Fotografia all’esperienza dell’Internazionale di Fotografia a Solighetto vicino Treviso; dal Rapallo Fotografia Contemporanea in Liguria, a Brescia che ha visto l’esperienza di Foto-genico -festival diretto da
Sarenco– e che ospita la Biennale Internazionale di Fotografia Brescia. Da Reggio Emilia, che propone Fotografia Europea, giovane rassegna che ha fatto dello sguardo all’Europa il suo taglio curatoriale, a Milano, dove alla fine di novembre si terrà il primo Festival Italiano della Fotografia nato dalla collaborazione tra la Canon, Contrasto e Forma, spazio che ospiterà la rassegna.
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I festival della fotografia in Italia puntano molto agli aspetti della esposizione, qui vogliamo attuare una riflessione a 360° sulla foto, per fare un punto della situazione sul mercato, sul mercato editoriale, sui diritti di autore e sul piano tecnologico, perché se la foto è cambiata tanto i questi anni è stato grazie agli sviluppi della tecnologia che va conosciuta”, racconta Denis Curti, direttore artistico della rassegna, che proporrà mostre, incontri, conferenze, letture di portfolio e la presentazione di ultimi ritrovati tecnologici che si svilupperanno in corsi intensivi curati dalla Canon in collaborazione con società produttrici di software.
Ma la regione più vivace è la Toscana, “
in cui gli Alinari hanno costruito il più importante archivio iconografico nazionale e, andando ancora a ritroso, la regione più ricca di artisti che con la pittura ancor prima della fotografia hanno dato risposta al bisogno raffigurativo dell’uomo”, affermano Enrico Stefanelli e Roberto Evangelisti, direttori artistici del Lucca Digital Photo Fest, rassegna che in poco tempo è riuscita a imporsi all’attenzione del pubblico e della stampa proponendo progetti di qualità. Ha aperto il 24 novembre la terza edizione, “
caratterizzata dalla presenza di Elliot Erwitt, con una retrospettiva realizzata per il festival, da mostre di grandi maestri quali Mary Ellen Mark e Gianni Berengo Gardin, di Maurizio Galimberti e di giovani ma già affermati reporter come Oded Balilty o Trent Parke, oltre la rinnovata presenza del World Press Photo”. Fra le tante tappe toscane, non possiamo non citare anche il Toscana Foto Festival o Occhi di Scena, festival della fotografia dello spettacolo che prende le mosse da un concorso.
Ma il vero centro della fotografia internazionale in Italia è ormai la capitale col suo FotoGrafia: una miriade di mostre in tutta la città che si svolgono nell’arco di diversi mesi a partire dalla primavera, coinvolgendo l’intera città, dai grandi musei alle gallerie private. Sua peculiarità è l’invito che ogni anno viene fatto ad un grande autore perché lavori su Roma –in passato
Olivo Barbieri,
Martin Parr e
Graciela Iturbide-, cui si affiancano i giovani, destinatari del Premio Internazionale FotoGrafia – Baume & Mercier.
L’anno venturo? “
Posso anticipare che il tema sarà ‘Il racconto del quotidiano’ e che la progettazione del nucleo forte delle mostre è già a buon punto”, annuncia il direttore Delogu. “
Vorremmo concentrarci su meno spazi, ma su una qualità ancora migliore, su un maggiore coinvolgimento degli addetti del settore e non, continuando ad avere un punto fermo nell’attenzione ai giovani e a quel ‘sistema Italia’ che è stato il fulcro della scorsa edizione”.