fotografia_spazi | Volumi messi a fuoco

di - 1 Febbraio 2008
Indispensabili punti di riferimento per professionisti e appassionati del settore, ma anche spazi dove è possibile partecipare a incontri e mostre sfogliando le ultime novità nel vasto panorama dei titoli in catalogo: parliamo delle librerie dedicate alla fotografia. Una discreta presenza in Italia, che negli ultimi anni ha visto la fioritura di bookstore ad alta specializzazione. Un esempio in questo senso è rappresentato da mi camera a Milano, che l’anno scorso ha inaugurato la nuova sede, dotata di un ampio spazio espositivo. Location in esclusiva europea della mostra High Fashion Crime Scenes di Melanie Pullen, l’artista made in Usa delle ricostruzioni vintage di scene criminali. La libreria propone volumi nuovi e usati, italiani e d’importazione, ma offre anche edizioni di prestigio e rarità, cercando comunque di mantenere prezzi contenuti. L’obiettivo di mi camera? “Offrire un’ampia selezione di titoli e, al tempo stesso, un repertorio di informazioni accessibili a tutti. Anche virtualmente”. Lo afferma Giulia Zorzi, titolare della libreria insieme a Flavio Franzoni. Il sito web micamera.com contiene infatti un’intera sezione che fornisce differenti approcci al mondo della fotografia: centinaia di biografie e pagine dedicate a svariati argomenti, come i legami tra fotografia e movimenti artistici o la documentazione attraverso le immagini di eventi storici a partire dal Novecento. Attraverso il sito, poi, è possibile effettuare ricerche, acquistare libri e scovare dritte sugli eventi fotografici del momento. Ancora: la pagina fine-art è dedicata alla vendita on-line di stampe fotografiche d’autore. Nel complesso, sembra che l’ambizione di questa proteiforme libreria sia di quella di creare una vera e propria biblioteca nazionale della fotografia, sogno sempre vivo nel nostro Paese e oggi un po’ più reale.

Si sta muovendo sulla stessa lunghezza d’onda s.t. foto libreria galleria che l’ottobre scorso ha aperto i battenti a Roma per mano di Matteo Di Castro, Benedetta Cestelli Guidi e Leonardo Palmieri. Nel grande ambiente, privo di pause architettoniche, coesistono un caffè-bistrot, una libreria e uno spazio espositivo. Il nome, s.t. -sigla che viene abitualmente utilizzata per catalogare le opere “senza titolo”-, rispecchia il suo impegno a valorizzare ogni creazione riconducibile al medium fotografico: dalla ricerca estetica contemporanea alle immagini anonime del Novecento. Lo testimonia l’esteso catalogo, che pone una particolare attenzione alle novità delle case editrici italiane e straniere, anche le più piccole e d’avanguardia. Non a caso, s.t. ha stabilito un accordo diretto con Steidl, in base al quale un intero scaffale-corner è dedicato alle sue pubblicazioni e la libreria ospiterà, in esclusiva per Roma, qualsiasi evento fotografico legato all’editore. In galleria si trovano opere di grandi autori italiani come Luigi Veronesi, Mario Schifano, Ugo Mulas, Franco Pinna, Mimmo Jodice, Letizia Battaglia e un significativo fondo di foto di moda dagli anni Trenta agli Ottanta: Ghergo, Luxardo, Patellani, Ferri, Barbieri, Toscani fra gli altri. La sperimentazione artistica, la documentazione di progetti site specific e di antropologia visiva e l’indagine autobiografica sono alcuni dei campi di ricerca che orientano le nuove acquisizioni della galleria. Il fine, in particolare, è quello di offrire -indipendentemente dai singoli eventi espositivi- “una qualificata selezione di print che, grazie alle tecniche di riproduzione digitale e a una politica non restrittiva delle tirature, possa stimolare nell’ambito della fotografia italiana un nuovo impulso al collezionismo”, sottolinea Di Castro.
Non dimentichiamo però che l’Italia è un palcoscenico di contraddizioni. Se da un lato favorisce la diffusione e la valorizzazione della cultura e dell’arte contemporanee, dall’altro assiste, specie nelle grandi città -anche a causa dei costi sempre più elevati per il fitto e la gestione dei locali- a una sorta di ecatombe di spazi storici. Questi di fatto rappresentano non solo “attività commerciali”, ma anche realtà composite che, avendo sostenuto e promosso un concreto percorso di iniziative culturali, fanno ormai parte del patrimonio nazionale. Basti pensare alla recentissima chiusura dell’Agorà a Torino, “la prima libreria italiana a specializzarsi in fotografia”, affermano i titolari, Rosalba Spitaleri e Bruno Boveri. Frequentata dagli universitari come dai bibliomani più incalliti alla ricerca di opere e autori introvabili -“venivano a trovarci anche dagli Stati Uniti”, assicura Boveri- grazie all’impegno svolto nei più svariati ambiti, dalla didattica al collezionismo, era diventata nel tempo una vera e propria “casa della fotografia”. Per affermare questa sua vocazione, l’Agorà è stata -e per fortuna continuerà a essere- anche editrice di importanti testi, come Gli Anni Cinquanta, l’America e gli Americani di Henri Cartier-Bresson e autori vari; Fotografi sulla Fotografia di Nathan Lyons; Per una filosofia della Fotografia di Vilem Flusser e Fotografia e inconscio tecnologico di Franco Vaccari. Ha curato, inoltre, esposizioni di fotografi italiani (da Monti a Ghirri, da Giacomelli a Basilico) e internazionali (Aaron Siskind, Thomas Struth, Manfred Willmann, René Burri, Wim Wenders). Per varie ragioni, quindi, con la chiusura dell’Agorà, oltre allo spazio fisico, rischia di dissolversi un capitale intellettuale di rilievo che non sarà facile ricreare in futuro.
Restando in tema di librerie storiche, continuano a resistere nonostante le difficoltà la Assolibri a Firenze e la Fiaccadori a Parma. La prima, piccola ma fornitissima, porta avanti la sua attività da quasi trent’anni. Silvia Asso, la titolare, ha coraggiosamente creato un vero e proprio centro di diffusione culturale delle arti visive e contemporanee, “in una città, in quel periodo, tutta rivolta al classico”. Per quanto riguarda la fotografia, si spazia dalla saggistica alle monografie dei maestri internazionali, dalle rarità estere ai cataloghi delle mostre. Assolibri è uno di quei punti di riferimento in cui reperire anche volumi provenienti dall’estero e raffinate riviste specializzate. Dal minuscolo spazio espositivo sono passati importanti nomi della fotografia internazionale. In mostra fino a fine gennaio è stato Frank Horvat in Strip-tease, reportage degli anni ‘50 sulla vie parisienne nei locali notturni di Pigalle. Fiaccadori, infine, è una vera e propria istituzione per Parma: è attiva addirittura dal 1829 ed è considerata un autentico topos culturale. Qui è possibile rintracciare volumi e saggi di tutte le discipline, con un ottimo reparto fotografico.
Evidente è l’apporto di questi luoghi culturali, che sottolineano l’importanza dell’editoria nel conservare e moltiplicare la fotografia come forma d’arte d’indubbio valore e ampie prospettive.

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lori adragna


*articolo pubblicato in traduzione francese su Exibart.photo

[exibart]

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  • forse la chiusura dell'agorà andrebbe un pò approfondita. sempre facile sentire un'unica campana!!! e poi scusate, gli stessi libri fotografici si potevano trovare addirittura da corso como a milano a prezzi inferiori! vedete voi...

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