fototalking | Intervista ad Armin Linke

di - 29 Ottobre 2003

Quando hai iniziato a fotografare e quali sono stati i tuoi primi soggetti?
A 14 anni. Un Hoovercraft a Ostende, alberi nella neve in Germania, la stazione Garibaldi a Milano, delle piante…

Fotografi soggetti diversissimi. Dal paesaggio al ritratto fino agli interni. C’è un filo logico in tutto questo?
Il filo consiste in un aspetto antropologico: 1) l’uomo nello spazio in cui agisce 2) come lo spazio agisce sull’uomo 3) le modifiche che risultano da queste azioni.

Vedo le tue foto come una “continuazione monumentale” di quanto faceva poco prima di te il fotografo Walter Niedermayr. Che ne pensi?
La monumentalità è intrinseca alla fotografia sin dalla sua nascita. Non mi interessa il lato celebrativo, o forse mi interessa proprio per poter mettere a nudo, svelare e prendere coscienza dei sistemi che usano la monumentalità per celebrare. Forse mi interessa la dissoluzione della monumentalità.

Alla Biennale di Venezia hai esposto il progetto book on demand. Di che si tratta?
book on demand permette di comporre dal mio sito un proprio libro scegliendo 16 tra più di 5000 immagini, componendole in un layout.

A livello pratico? Come viene stampato? E la distribuzione?
Pagando le semplici spese vive il libro viene recapitato in tre settimane stampato con un nuovo sistema digitale offset in copia unica. Un multiplo personalizzato. vorrei cercare di mettere a disposizione le immagini permettendo una interazione con il pubblico, creando un nuovo micro-sistema di distribuzione aperto saltando il sistema delle case editrici, analizzare quali criteri vengono utilizzati per scegliere e comporre le immagini e le sequenze, un esperimento anche per mettere alla prova se tutta questa massa di immagini abbia un senso o se nuovi sensi e significati possono nascere dal montaggio e dal cortocircuito di nuovi gruppi di immagini.

Come sei riuscito a realizzare un progetto cosi complesso?
Al progetto hanno collaborato tre assistenti, tre programmatori di software, due grafici, un editore specializzato in edizioni d’arte contemporanea (a&mbookstore di Milano), un ditta italiana (graphistudio) che ha sviluppato un nuovo sistema per stampare libri con una nuova tecnologia digitale, gli architetti Herzog e De Meuron che hanno disegnato un sistema espositivo per la Biennale di Venezia, una specie di bancone da laboratorio di consultazione.

Insomma un progetto interattivo e di grande collaborazione?
Sì. E anche un modo per collaborare in gruppo e cercare di pensare come le fotografie possano essere usate in nuovi modi. E’ la continuazione di altri sistemi di interazione che ho presentato per altri eventi, mostre, biennali…

Riesci a raccontarli brevemente?
180.000 cartoline regalate nella mostre Al’Arc a Parigi e alla Biennale di Architettura nel 2002, le grandi ruote alla mostra alla Triennale lo scorso anno disegnate dal gruppo di architetti Stalker dove a ogni ruota corrispondeva un percorso fotografico: per vedere le immagini bisognava spingere fisicamente le ruote nello spazio come dei giganteschi rollodex. Un modellino di paesaggio -bunker- teatro con dei monitor nascosti dove il pubblico deve vedere le immagini come in un peep show guardando dei monitor da delle fessure del paesaggio (idea della perdita di scala) per la biennale di Sao Paulo, dei libri giganti formato giornale A1 appoggiati su un tavolo con stampe originali rilegate, anche qui il gioco fisico e la sorpresa della sequenza della interazione fisica tra una immagine e l’altra e delle immagini con lo spettatore sono dei livelli aggiuntivi. Non vedere le fotografie come fotografie ma come un sistema. In tutti questi sistemi c’è anche l’aspetto del gioco con la sequenza, il montaggio, la componente delle spazio e del tempo. Ora con il video e il cinema mi interesserebbe poter aggiungere il suono e il rumore alle immagini.

Parliamo del mercato della fotografia. Come siamo messi in Italia? Ci sono differenze con gli altri paesi?
Non trovo differenze sostanziali. Cerco comunque di lavorare su canali paralleli e trovare sistemi distributivi più aperti. Anche se, quando inizio un nuovo progetto, non cerco di farmi condizionare da come verrà distribuito perché ciò potrebbe influenzare il tipo di immagini che faccio. Solo così le immagini potrebbero avere il potenziale per cambiare il sistema di distribuzione. Questo vale anche per i video e per i lavori in pellicola super16mm ai quali sto lavorando ultimamente.

Concludiamo. Perché hai scelto la fotografia per esprimerti?
Per avere l’illusione di poter cambiare la realtà. Rappresentandola.

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www.arminlinke.com

roberto maggiori

[exibart]

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  • senti Armin....maaahhhh...il palmare ce lo hai, quale c' hai il nuovo hand spring o preferisci il compaq?...noooo il compaq non vabbene perchè poi non è compatibile con il tuo Mac G5 da 5000 euro, scusa non ci avevo pensato, maaaah... sta distribuzione di libri e soprattutto le vendite come vanno? esssì,lo so sta crisi ! mannaggia nessuno ha più voglia di comprare, eh, lo so daltronde come biasimarli Armin, coi tuoi prezzi...mica tutti possono eh...ma daltronde il prodotto di qualità si paga, no? e tu, diciamolo, sei un grande fotografo, hai come dire, lasciato un' impronta nella grande spianata di cemento a presa rapida che è questo mondo dell' arte, e Armin fattelo dire, la tua originalità, il tuo stile, questa impronta non la cancelleranno mai Armin... Armin le tue 5000 foto come potremo dimenticare... sai... grande gesto il tuo...quello di permettere ad ognuno di noi di portarsi a casa un piccolo archivio del tuo lavoro, e....in copia unica Armin...grazie... chissà che lavoro per stare dietro a tutti sti ordini, perfortuna che hai 2 assistenti, i geometri, la ditta di Milano, gli architetti, qualche negretto... Armin...sennò come faresrti...ma Armin..ancora una cosa ti voglio domandare, Armin, giuro che è l' ultima Armin...dimmi Armin ma tu...

    COME CAZZO TI CHIAMI ?

    un tuo fan

  • martello t kiami carlo x caso? se è cosi beh pietà all'anima tua...e pace alla tua dinastia, pezzo e poi d merda che sei tu x giudicare cosi il lavoro d qlk1?ma sparati ignorante, sarà arte e quindi nn tutti capiscono (e poi quelli come te figurarsi, nn hanno la materia grigia x potercvisi cimentare) percio :
    fanculo

  • Bravo Armin hai inventato un nuovo modo per vendere le fotografie!!! Hai riempito un vuoto nel panorama internazionale della fotografia , ora dovresti riempirne un'altro , quello della tua testa!
    Però su una cosa hai ragione , questa è arte! Si, l'arte di vendere!!

  • che commenti! mi sembrano parole venute fuori da persone con il dente davvero avvelenato. Da come ho visto dal suo sito, le sue idee-concetto, non sono altrettanto stereotipate come le vostre, nel modo di esprimervi a riguardo. In quanto, ad arte? beh...trovatemi l' arte che oggigiorno non sia mera comodità, per esempio quella delle fiere prestigiose... dove uno sgorbio viene pagato per la sua firma in calce...

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