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03
gennaio 2015
FUORIQUADRO
Fotografia e cinema
Grande magazzino trash
L’ultimo lavoro di Rä di Martino mescola documentario, musical e fiction
di Bruno Di Marino
L’ultimo lavoro di Rä di Martino mescola documentario, musical e fiction
di Bruno Di Marino
Presentato nello scorso settembre alle Giornate degli autori, sezione collaterale della Mostra del Cinema di Venezia, The Show Mas Go On è l’ultima opera audiovisiva di Rä di Martino, artista romana ma da qualche anno torinese di adozione, che lavora soprattutto con le immagini in movimento e con la fotografia. The Show Mas Go On è un omaggio al famoso grande magazzino nazional-popolare, vera e propria istituzione per tutti gli amanti delle cose dozzinali a prezzi stracciati, ubicato a Piazza Vittorio, quartiere multietnico per eccellenza della Capitale, da tempo in mano ai cinesi. Come spiega Rä il cortometraggio (mezz’ora circa) nasce un po’ per caso: «All’inizio pensavo di fare un lavoro videoartistico, girando negli ampi spazi di MAS, senza clienti, prima che chiudesse definitivamente. Poi, anche grazie all’entusiasmo delle altre collaboratrici – Federica Illuminati e Marcella Libonati – il progetto è mutato, slittando verso il documentario. Il mio interesse per MAS nasce sicuramente dal fascino per l’immaginario kitsch, ma anche dal comprendere perché un luogo del genere abbia sempre attratto persone di vari strati sociali e culturali».
In realtà MAS è ancora in vita, ma per una serie di difficoltà e battaglie legali relative alla proprietà delle mura, rischia la chiusura. The Show MAS Go On è un lavoro composito, che mescola il reportage (le interviste ai commessi o per esempio ai costumisti che qui trovano materiale per i loro film) al videoclip, una messa in scena più teatrale con frammenti di fiction, come nelle sequenze in bianco e nero, dalle atmosfere fantascientifico-noir, omaggio alla serie tv Twilight Zone – Ai confini della realtà, dove vediamo duettare insieme Maya Sansa e Sandra Ceccarelli. La citazione filmica e l’utilizzo di attori italiani anche di un certo rilievo nelle opere di Rä non sono elementi nuovi. Avevano già lavorato per l’artista la Sansa e soprattutto Filippo Timi, che in voice over all’inizio del cortometraggio descrive Piazza Vittorio, elencando una serie di personaggi e di elementi (dai ragazzini ai clochard, dai negozi agli stracci per terra, simbolo del degrado) e poi canta Perfect Day di Lou Reed (con testo modificato) immerso in una vasca di mutande, uno degli articoli “cult” in vendita da MAS.
Un altro volto del cinema italiano, Iaia Forte, qui dà corpo alla voce della proprietaria di MAS, Chiara Pezone, che ha concesso solo un’intervista audio e, infatti, di Martino gioca sullo scarto del lip synch che appare in un primo tempo come un errore tecnico: «Diciamo che per me l’attore è una via di mezzo tra l’icona alla Vezzoli e l’interprete classico. Per me gli attori sono elementi visuali e spesso è difficile far accettare loro che dietro non vi sia un personaggio vero e proprio».
The Show MAS Go On ha potuto contare su varie fonti di finanziamento, da Gucci al Comune di Roma, dal crowdfunding all’aiuto di Think Cattleya, insomma una formula mista che però ha dato i suoi risultati. «È stato molto buffo», spiega Rä, «perché siamo partiti senza soldi e poi gli altri sono arrivati tutti alla fine. Solo Gucci ci ha dato un terzo del budget fin dall’inizio. Siamo stati molto creativi nell’impostazione produttiva». Sovente capita che il film di un artista faccia parte di un progetto più articolato, viene dunque naturale chiedere all’interessata se questo lavoro prenderà in futuro anche forme installative: «Per adesso è solo monocanale, da proiettare nei festival, in sala, ma già me lo stanno chiedendo per diverse mostre, inoltre realizzerò delle fotografie. Mai come in questo caso è nato come un puro film, diventando nel corso della lavorazione sempre più sperimentale. Il mio problema è che sono sempre stata un po’ borderline, non a caso il mio primo video si intitolava Between. Questa posizione di confine è difficile da gestire, poiché mi attira spesso critiche. A Venezia però è stato preso malgrado durasse solo 30 minuti, proprio perché lo hanno trovato originale. Non è detto comunque che, prima o poi, non mi venga l’idea per un lungometraggio dalla struttura più classica».
Nella sua forma contaminata, The Show Mas Go On trasfigura il soggetto kitsch e l’estetica trash in una sublime messa in scena in cui il realismo del documentario, fino alle sequenze “rubate” con i clienti che si aggirano per il grande magazzino, si sposa bene con il tentativo di creare un universo parallelo narrativo, sospeso tra il sonno e la veglia. In questo senso il bianco e nero con la ricostruzione de Ai confini della realtà funziona come controcanto onirico di una realtà colorata. La suspense del cinema “televisivo”, operazione quasi alla Cindy Sherman, si contrappone al musical surreale che scandisce il film, un film dove abiti e persone si fondono allegramente, a cominciare da Timi che, ripreso dall’alto, con la sua testa che affiora tra gli slip colorati, canta: «Sono felice qui, tra le mutande di MAS».