-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
A Modena una mostra fa il punto sulle diverse anime della fotografia in Italia
Fotografia
Esposte fino al 4 maggio 2025 nella sede di Palazzo Santa Margherita di Modena, ben 114 opere di 87 autori tra i più rappresentativi del panorama artistico nazionale, che declinano l’idea di paesaggio e i passaggi che interessano l’evoluzione interna al genere, in un percorso tematico diviso in quattro sezioni: naturale, urbano, umano e dell’immaginario.
La mostra rientra nel vasto programma del progetto Il tempo della Meraviglia, condiviso con Università Unimore, Fondazione di Modena e Comune di Modena, una cospicua esplorazione dei confini tra arte e scienza, «Incentrata sulle tensioni culturali e sociali contemporanee», come vuole il presidente di Fondazione di Modena Matteo Tiezzi, e che riserverà in futuro diversi altri nuovi appuntamenti di rilievo. Passaggi Paesaggi. Fotografia italiana dalle collezioni di Fondazione Ago, a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, trae così spunto dai materiali presenti nelle raccolte del Comune di Modena, di Galleria Civica e Fondazione di Modena, attualmente gestite da Fondazione Ago.

Secondo Chiara Dall’Olio, «Il paesaggio è il tema dominante grazie alla cosiddetta “Scuola emiliana di fotografia” che ha avuto in Modena il suo centro produttivo pulsante». L’ambiguità vero-falso di Luigi Ghirri, la trasformazione estetica del paesaggio in Franco Fontana, le strutture architettoniche irrealistiche di Olivo Barbieri e lo scavo delle tracce antropiche sul territorio della provincia di Guido Guidi, mettono in luce un tipo di rappresentazione antispettacolaristica, in netto contrasto con il tipo “da cartolina” dei luoghi monumentali e della veduta centrica che risultava il più diffuso in Italia già a partire dal ventennio fascista.

Dagli anni Settanta alla metà degli anni Novanta gli artisti emiliani mettono invece in auge un linguaggio dei margini e dell’assenza, per riuscire a ritrarre «Un rapporto diretto con la nostra dissociata esistenza» e la dimensione di una realtà contraddittoria, quella vissuta dalla maggior parte dei residenti in campagna e nei non-luoghi delle periferie, spesso ignorata da chi del miracolo economico voleva vedere solo albe e tramonti, montagne e boschi incantati, la mitica Italia dei monumenti e delle ampie spiagge assolate sul lungomare tra Cesenatico e Riccione.

C’è da chiedersi in effetti quanto ancor’oggi questo approccio di veduta centrica e monumentale sopravviva alla luce dei mezzi più diffusi rispetto alla condivisione delle immagini, dal cinema ai social network. La mostra volge quindi uno sguardo autoriflessivo per comprendere cos’è oggi la fotografia, anche sulla base degli scritti lasciati da autori come Ghirri e Vaccari. Riferimento fondamentale in questo senso, il volume Viaggio in Italia curato da Luigi Ghirri, di recente riedizione, che sarà presentato e riproposto al pubblico mercoledì 2 aprile negli spazzi dello stesso Palazzo Santa Margherita.

A partire dal paesaggio naturale viene così approfondito l’impatto antropico sulle campagne coltivate e le sue infrastrutture abbandonate, dove la natura pare infine sovrastare i segni della alterna presenza umana. Dall’estetica di Fontana alla visione critica di Niedermayr, passando per Biasiucci, Giacomelli, lo sguardo storico di De Pietri e l’introspezione di Andreoni, emerge una relazione fragile, instabile e spesso contraddittoria, dove il paesaggio pictorialist lascia il posto alla lingua dei margini e di una campagna rimasta finora così esclusa da non esistere poi forse per davvero.
Il paesaggio urbano si sofferma invece sulle periferie, con i segni della quotidianità di Ghirri, l’abbandono di Guidi, il progetto trentennale coadiuvato dall’illuminazione notturna su Modena di Barbieri, architetture tra passato e presente in Gobbi, effimere invece in Monti, le immagini delle industrie di Zanta e dei cantieri di Basilico e Francesco Jodice, fino all’impatto delle telecamere di sorveglianza sullo spazio urbano per Fenara.

Con il paesaggio umano la presenza fisica entra poi nello spazio dell’inquadratura, parlando del dramma dei migranti come in Biasiucci e Mizzotti, e dell’alienazione nelle scene di interni e sui luoghi del lavoro in Ghirri e Castella. Ritratti dei rapporti sociali in Berengo Gardin, Russo, Cresci e Scianna, fino ai volti antichi di epoche lontane di Mimmo Jodice, passando per i set cinematografici di Secchiaroli e Lari, e le mostre d’arte di Colombo.
Infine i paesaggi dell’immaginario chiudono l’esposizione con una riflessione sulla fotografia in quanto rappresentazione, che a partire proprio dal reale ha in fondo spesso a che fare anche con la sua trasfigurazione. Uno sguardo esotico spinto fuori dai suoi confini in Ghirri, inizia una serie che procede con le astrazioni di Giacomelli, Fontana e Leonardi, gli spazi mentali di Ceccardi, Gilli, Valentini, le azioni performative di Pasquaretta e Zanetti, scene di finzione in Breda e interventi sul paesaggio naturale di Maistrello, Sommariva, Minelli.

Un percorso che apre così all’immaginario, riflettendo sulle ricerche sperimentali del linguaggio fotografico attuale e delle sue più consone e principali tendenze in atto.