Dal 30 ottobre Matèria gallery, a Roma, ospiterà la prima personale in Italia di Sunil Gupta (New Delhi, 1953) fotografo naturalizzato canadese e di base a Londra che, nel corso della sua carriera ha prodotto opere che si sono distinte per il loro valore sociale e politico, dedicate a temi razziali, della migrazione e dell’identità queer, in cui l’elemento autobiografico e quello pubblico si fondono profondamente. La sua esperienza vissuta, infatti, è un punto di partenza per progetti fotografici, nati dal desiderio di vedere se stesso e altri come lui rappresentati nella storia dell’arte.
Emerge into Light introduce al pubblico due serie seminali di Gupta, Christopher Street (1976) e From Here to Eternity (1999 – 2020), accompagnate da un testo inedito di Mark Sealy, rappresentando un’occasione di vedere riuniti due lavori di Gupta, fondamentali per comprendere il processo di formazione dell’identità personale dell’artista in un momento di crisi.
Christopher Street è la prima serie che Gupta ha realizzato come artista. Trasferitosi da Montreal a New York ha documentato una rivoluzione sociale e culturale: la città era profondamente cambiata in seguito alle rivolte di Stonewall del 1969 che portarono a una svolta nella affermazione dell’identità gay, le strade del West Village e le persone che le abitavano erano il simbolo di una nuova apertura e di un’accettazione senza precedenti. Se da un lato la serie riflette l’atmosfera del tempo, la liberazione della comunità gay, dall’altro rappresenta il “coming out” di Gupta come artista.
A rappresentare un ulteriore punto di svolta nella carriera e nella vita dell’artista è la serie del 1999 From Here to Eternity, un lavoro rivisitato, allargato e concretizzato nell’omonimo libro pubblicato da Autograph nel 2020. Nel 1999 Gupta compone sei dittici in risposta a un periodo di malattia causata dall’HIV, un lavoro che rappresenta uno strumento di riflessione su come il virus stava influenzando la sua vita. Come racconta l’artista, From Here to Eternity è “Un’interpretazione dell’HIV e dei suoi effetti sul corpo del Terzo Mondo, una mappa del mio contesto locale, Londra come un punto focale degli atteggiamenti verso i sopravvissuti e le loro cure. Sento che lo sfondo delle politiche sessuali e la loro erosione – in un contesto di commercializzazione continua e sfacciata della sessualità – hanno lasciato le persone che vivono con l’HIV ad affrontare le enormi questioni etiche relative nella completa solitudine”. Il lavoro, dalla sua realizzazione fino al processo di stampa in camera oscura, aiutò Gupta a vedere una via d’uscita dal virus, diventando un momento di autoguarigione e furono generativi di un nuovo senso di scopo e speranza.
è un cittadino britannico/canadese (nato a New Delhi nel 1953) MA (RCA) PhD (Westminster) che è stato attivo nel campo della fotografia indipendente come pratica critica per molti anni, concentrandosi su razza, migrazione e questioni queer. Il suo lavoro è stato oggetto di due recenti retrospettive presso The Photographers’ Gallery, Londra (2020/21) e Ryerson Image Center, Toronto (2021). È Professorial Fellow alla UCA, Farnham. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche tra cui il Tokyo Museum of Photography, il Philadelphia Museum of Art, il Royal Ontario Museum, la Tate e il Museum of Modern Art di New York. Il suo lavoro è rappresentato da: Hales Gallery (New York, Londra), Stephen Bulger Gallery (Toronto) e Vadehra Art Gallery (Nuova Delhi).
Images courtesy the artist and Hales Gallery. © Sunil Gupta. All rights Reserved, DACS 2021
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