È lo sguardo dell’artista che procede all’interno di ognuno di noi. Portandone fuori alcune parti, per farle mescolare con le suggestioni e le personalità degli osservatori. Sembra essere questa l’operazione compiuta dal fotografo Fabrizio Borelli che, all’interno del Roma Art Week, torna a esporre nella Capitale con la sua ultima mostra “Body Parts”, in cui propone immagini diagnostiche elaborate in varie forme grafiche, che gli consentono di indagare il non visibile. Producendo rappresentazioni archetipiche, modelli fondamentali e primari della figura umana, dove il tema cromatico, sovrapposto, è determinato dal contrasto simultaneo tra i colori complementari che esalta le differenze.
Nella mostra romana, curata da Simona Baldi e Maria Italia Zacheo e ospitata dall’atelier Bisi Concept, aperto alla convivenza virtuosa di molte arti, le meta fotografie di Borelli si sovrappongono, contagiandosi tra loro, in una mescolanza continua la cui visione è quasi straniamento. Assumendo forme diverse, dettate dalla personalità di ciascun osservatore. E più si esplora un’opera, più si è colpiti dal gioco di rimandi costruito su un “originale” che è «solo il pretesto di un racconto per suggestioni visive», come scrive Antonio Romano. Ed è qui che contaminazione visiva si apre a una lettura più profonda. Secondo Manuela De Leonardis, «Il disegno tracciato meticolosamente dai raggi X e dalla Tac trova in queste opere un codice linguistico autonomo che si presta alla libera interpretazione di chi guarda».
Le opere esposte da Fabrizio Borelli nell’atelier di Roma, per lo più inedite, rientrano in uno dei cicli aperti dell’artista da cui prende il titolo la mostra e sono tutte pubblicate nel volume Tracks&Chips pubblicato ormai dieci anni fa (Gangemi Editore, 2008). In un continuo work in progress e una infinita contaminazione che risente della molteplicità dell’autore: fotografo, regista, format designer e uno sguardo in continua osservazione.
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