50 fotografie sono le protagoniste di 20.12.53 • 10.08.04, la personale di Moira Ricci al Mufoco di Cinisello Balsamo, curata da Roberta Valtorta. La mostra, visitabile fino al primo di dicembre, è tra i progetti vincitori del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che ha consentito al Museo di acquisire l’intero corpus delle opere. Il lavoro copre l’arco di dieci anni ed è nato dalla necessità di dare voce ad un dolore intenso: la perdita della madre dell’artista, Loriana. Da questa volontà prende forma anche il titolo, che racchiude le date di nascita e scomparsa della figura materna. La mostra si rivolge a un pubblico vasto, condividendo una vera e propria ritualità che propone di rielaborare e superare il lutto attraverso l’arte.
Varcando la soglia della sala espositiva al secondo piano del Mufoco, ci si trova davanti 50 scatti di diverse dimensioni, disposti in fila all’interno di altrettante cornici bianche. Ciascuna di queste fotografie ha un suggerimento sui soggetti rappresentati: mamma alla finestra; mamma in negozio che lavora, al fiume Albegna. A primo impatto, l’impressione è quella di essere davanti ad una timeline più o meno casuale. In questi momenti impressi, la madre dell’artista è ritratta in fasi differenti della propria vita, dall’infanzia fino all’età adulta. Ma, con un occhio più attento, è possibile rintracciare un motivo ricorrente. È proprio Moira che sceglie di inserirsi con il digitale in ciascuno scatto nell’atto di guardare malinconicamente la figura materna.
Incredibile è la resa del soggetto, introdotto con così tanta naturalezza a tal punto che, in alcuni casi, è difficile stabilire i confini tra l’originale e l’aggiunta. E diventa ancora più sorprendente se si considera che il montaggio è stato realizzato tra il 2005 e il 2014, quando il digitale era ancora in una fase di sviluppo. Ma non è solo la bravura tecnica di Ricci a dare quel tocco in più agli scatti. Ciò che davvero li rende “vivi” è soprattutto la scelta di inserirsi all’interno delle diverse situazioni attraverso un cambio abiti e acconciature. L’artista entra nell’istante dello scatto, diventando parte della narrazione e invitando gli osservatori a seguire il proprio sguardo.
Questa scelta non comporta un’intromissione: la figura di Moira, infatti, non risulta assolutamente estranea rispetto alle figure originariamente ritratte. Al contrario, si rivela perfettamente in linea con il tempo e il luogo delle fotografie, in modo sincero, rispettoso e intimo. Allo stesso tempo, guardare gli scatti non porta a pensare di essere di troppo, bensì potrebbe rappresentare un modo per riportare alla mente ulteriori ricordi personali. Con le parole della curatrice: «Nel caso di 20.12.53 • 10.08.04 non è percepibile alcuna violazione del privato nel suo passaggio al pubblico, poiché questo avviene con pudore, semplicità, silenzio, in un modo stringente e necessario che mette in piena evidenza il grande mistero delle fotografie di famiglia e dei processi affettivi che esse generano».
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