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Al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, l’Herbarium fotografico di Alessandra Calò
Fotografia
Rifiorisce un ambiente nel Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, grazie a un progetto su arte, fotografia e disabilità quest’anno guidato dall’artista fotografa Alessandra Calò. Fino al 12 giugno, nell’ambito del festival Fotografia Europea 2022, la mostra “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa”, restituzione del progetto lì ambientato per quattro mesi con Valentina Bertolini, Paolo Borghi, Valentina De Luca, Cinzia Immovilli, Stefano Lombardi, Flavia Vezzani e Caterina Perezzani.
Era un vecchio laboratorio – ci dice l’artista – un luogo di servizio dove venivano lavati i marmi prima di essere trasportati nelle sale del Museo. Un luogo marginale oggi restituito alla città come spazio della vita collettiva, scelto per essere trasformato da lei prima in una camera oscura e poi in una sala espositiva.
Il progetto di Calò, terza tappa di “Incontri! Arte e persone” quale iniziativa di Reggio Emilia Città senza Barriere rivolta al dialogo tra artisti e persone disabili, ha riportato inoltre all’attenzione un raro pezzo tra quelli in archivio dei Musei Civici, che nelle collezioni naturalistiche includono dodici erbari con studi e classificazioni botaniche dalla metà del ‘600 alla fine del ‘900. Gli erbari per la loro fragilità e rarità sono custoditi nella stanza dedicata alla botanica ma non visibili al pubblico, tanto da spingere Calò ad “aprire l’armadio e le scatole” come punto di partenza per il lavoro condiviso. Con l’occasione, la riscoperta di una raccolta botanica misconosciuta assemblata nel 1883-84 dall’allora adolescente reggiano Antonio Casoli Cremona, oggi in esposizione insieme all’erbario rayografico realizzato dall’artista insieme al gruppo. Un’installazione, che taglia diagonalmente la stanza recentemente recuperata, con sette nuove scatole che contengono stampe fotografiche ottenute a mano durante l’attività laboratoriale, utilizzando esemplari di piante come negativi.
Da diversi anni Calò lavora con la fotografia analogica e con questa antica tecnica di stampa a contatto, realizzando raffinatissime immagini, installazioni e libri d’artista, e dedicandosi appassionatamente al genere dell’erbario e più diffusamente ai temi della memoria e dell’identità attraverso la riappropriazione, il recupero e la reinterpretazione. Nel 2019 il suo libro “Secret Garden”, Danilo Montanari Editore, ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Bastianelli come miglior libro fotografico pubblicato in Italia.
«Restando fedele al mio modus operandi – spiega – ho creato sovrapposizioni dove materiali d’archivio, fotografia e processo analogico di stampa si fondono per dare vita ad un’opera. La tecnica consiste nell’esporre oggetti a contatto con l’emulsione fotosensibile, nello specifico quella utilizzata per il nostro erbario è composta da sali d’argento e di ferro, e si chiama callitipia. Ho realizzato numerosi progetti con doppie esposizioni e sovrapposizioni, ogni immagine è unica, così come è unico ciascun partecipante. Oggi si punta alla perfezione con altissime risoluzioni…io cerco di andare controcorrente e puntare al difetto, perché è lì che riconosco l’umanità. Percepisco l’essere umano propriamente il risultato di svariate sovrapposizioni».
Quale simbolo più efficace per la fragilità umana che la vita delicata dei fiori? Con l’affermare che “sono rimasti rosa!”, conservati per oltre 130 anni tra le pagine del Casoli Cremona, va a segno un messaggio di incoraggiamento alla difesa della bellezza naturale, che sta a dire: curala che ti cura.
In mostra anche un video di Alessandra Guidetti che ripercorre il processo creativo e la serie di strumenti utilizzati per realizzare le teche con le rayografie. Una tra queste della serie sarà acquisita dai Musei Civici.