-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Al PAN di Napoli, il continuo divenire di Francesca Di Bonito
Fotografia
Migrazione è uno spostamento, un mutamento verso aree diverse, verso condizioni di vita migliori. Si verifica in tutte le classi animali e risponde all’esigenza di un raggiungimento. Francesca Di Bonito rielabora questo concetto con il suo progetto Migrations, in mostra al Pan di Napoli fino al 2 settembre, un lavoro che nasce dall’idea dal passaggio che è insito nel processo vitale di ogni essere vivente: vegetale, animale o umano. Si migra sempre, non c’è altra scelta. L’unico modo affinché l’ecosistema perduri è accogliere.
Il progetto verte sui flussi ciclici, condizione evolutiva necessaria per l’adeguamento in un mondo in continuo divenire. Gran parte del lavoro di Di Bonito verte sul processo di migrazione tra la vita e la morte, un attraversamento che qualunque corpo vivente è destinato a oltrepassare.
Utilizzando una fotografia carica di simboli, Francesca Di Bonito racconta questo passaggio continuo. L’allegoria permette allo spettatore di riconoscersi in questo movimento nello spazio, in questa fase di cambiamento. Non importa lo strumento attraverso il quale Di Bonito approccia al suo lavoro. Che sia polaroid, analogica, scansione o iPhone l’importante è che il messaggio arrivi, che l’osservatore riesca a raggiungere una visione della sua realtà.
La mostra di Francesca Di Bonito a Napoli anticipa la pubblicazione del volume riguardante il progetto, che presenterà un’introduzione curata da Yvonne De Rosa. Un’intera sezione del libro sarà dedicata alle reliquie, fulcro di partenza del lavoro dell’autrice, che vede la fotografa nella sperimentazione di un collage volumetrico delle sue opere sotto forma di ex-voto.