Fino al 2 febbraio 2025, sono esposte ai Magazzini Fotografici di Napoli le mostre personali Skid Row di Charles H. Traub e Waukegan Portraits 1977 di Jack Sal, quest’ultima a cura di Manuela De Leonardis. In occasione della visita a Napoli dei fotografi, nei giorni inaugurali della mostra si è tenuta una Masterclass dedicata al legame tra fotografia documentaria e gentrificazione, con particolare attenzione al ruolo sociale dell’immagine e le dinamiche del mercato editoriale contemporaneo.
Tra i maggiori esponenti della fotografia statunitense, i due artisti sono amici di vecchia data, da quando Charles H. Traub insegnava al Columbia College e Jack Sal studiava all’Art Institute di Chicago. I fotografi hanno condiviso innumerevoli esperienze, come la frequentazione della Light Gallery di New York, diretta negli anni Ottanta dallo stesso Traub, dove Sal espose nel 1985 insieme a Sol LeWitt.
Di nove anni più grande, Traub è tra i pionieri della street photography, indagando, attraverso i suoi scatti, i “quartieri della perdita” e dell’abbandono, a oggi gentrificati e ripuliti dall’emarginazione sociale. Visto il legame tra l’opera di Traub e la trasformazione urbana, fenomeno che si verifica oggi nella Napoli del quartiere in cui è sito Magazzini Fotografici, la direttrice Yvonne De Rosa ha deciso di accogliere il lavoro di Traub, proponendo Skid Row come seconda mostra dell’autore, dopo Dolce Via Nova presentata a febbraio.
Charles H. Traub riflette sui quartieri emarginati (Skid Row, Bowery o Uptown) – una volta “perduti”, ora “persi”, secondo il filosofo Tom Huhn, in conclusione al catalogo della mostra ˗, luoghi dell’incontro tra l’esistenza difficile delle persone che li abitavano e lo sguardo del fotografo che, negli occhi dei personaggi ritratti, “perduti a loro stessi”, si riscopriva, riconoscendo sia il suo privilegio che un rinnovato senso di appartenenza ad un’umanità da difendere. Questi luoghi, frequentati non solo da soggetti ai margini, bensì anche da curiosi alla ricerca di un contatto con una realtà dura ma genuina, sono stati trasformati, perdendo il loro significato originario.
Traub, con la sua fotografia, ha cercato di catturare questa connessione ormai dimenticata, in una società segnata da disuguaglianze e indifferenza verso i più vulnerabili. I suoi scatti in bianco e nero, realizzati alla fine degli anni ‘70 nei sobborghi di Uptown a Chicago e nella Bowery di New York, divengono, in tal senso, una testimonianza importante di una realtà ormai persa.
Diversi ma non dissimili sono i Waukegan Portraits 1977 di Jack Sal. Waukegan è il nome della città dell’Illinois in cui si trova il Jack Benny Center, il centro educativo dedicato alle arti in cui Sal ha realizzato i suoi scatti, esposti per la prima volta nell’aprile 2023 alla Roonee 247 fine arts gallery di Tokyo. Questi sono gli unici ritratti che l’artista ha realizzato nel corso della sua vita, come spiega alla curatrice nel catalogo della mostra (Waukegan Portraits 1977, Danilo Montanari Editore, ottobre 2024). Il centro educativo da cui prende le mosse la serie distava un’ora da Chicago, città in cui Jack Sal stava studiando. I Waukegan Portraits furono realizzati nell’estate 1977 quando il fotografo tenne un programma estivo con un gruppo di bambini dai 6 ai 14 anni che, solo in un secondo momento, scoprì avere bisogni educativi speciali.
Nonostante ciò, nei ritratti esposti non emerge questa caratteristica, come accade per i volti in bianco e nero di Charles H. Traub, i quali rivelano immediatamente la marginalizzazione dei soggetti ritratti. Il progetto al Jack Benny Center è piuttosto il risultato di un rapporto di fiducia tra l’artista e gli studenti, tra loro di età, estrazione sociale, etnia e generi diversi. Durante le lezioni, l’artista ha chiesto ai ragazzi di realizzare fotogrammi creativi con oggetti di uso comune e, alla fine del corso, ha prodotto per loro degli scatti con un banco ottico di legno portato direttamente da Chicago. Sal ha utilizzato una pellicola negativa/positiva Polaroid 55, ottenendo due foto per ogni scatto: il positivo, regalato ai ragazzi, e il negativo conservato dall’artista e stampato su carta autosviluppante, raggiungendo così una serie di 47 foto in formato 10×13 cm.
Nel catalogo, Jack Sal spiega che alcuni studenti erano introversi e sono rimasti tali anche davanti alla macchina fotografica, mentre altri hanno socializzato e sviluppato amicizie. La scelta, da parte dei ragazzi, di essere ritratti soli o in gruppo, con oggetti personali come bambole o riviste, rifletté il reale rapporto di fiducia con il fotografo/educatore. Il banco ottico ha divertito i bambini, che hanno trovato rassicurante la presenza nascosta dell’artista dietro il panno nero, creando uno spazio privato e un palcoscenico personale.
Di luoghi e di altro da noi ci parlano i volti esposti nelle due sale di Magazzini Fotografici. Di sguardi giovani, di occhi vispi di anziane che hanno visto la storia farsi tra le strade di New York, di occhi spenti di chi non ha più nulla se non una bottiglia di whiskey e dei nostri occhi che attenti cerchiamo i loro, chiedendoci in quale luogo, oggi, possiamo raccogliere ciò che è stato perso (Tom Huhn).
Jessica Ferro, Yukang Tao, Salvatore Mauro, Tina Sgrò.
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