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Caracas, dal film al libro: viaggio fotografico in una Napoli sospesa
Fotografia
La fotografia di scena è un linguaggio che consente allo spettatore di avere un punto di vista ulteriore rispetto a quello del regista di un film, permette di sbirciare il dietro le quinte di una messa in scena cinematografica: i momenti di leggerezza della troupe e degli attori, i momenti di confronto col regista, le attrezzature utilizzate per realizzare una scena, i costumi e le scenografie entro i quali gli attori si muovono. La fotografia di scena offre però anche l’opportunità di immergersi ulteriormente nei personaggi: il lettore potrà cogliere i loro sentimenti, i loro pensieri e desideri, sarà in grado carpire le loro personalità. Il linguaggio fotografico consente quindi di scavare ancora più in profondità. Questo è quello che emerge nel libro fotografico che raccoglie le immagini realizzate da Marco Ghidelli sul set del film Caracas diretto da Marco D’Amore e uscito nelle sale cinematografiche nel febbraio 2024. Il film è basato sul romanzo Napoli Ferrovia di Ermanno Rea e narra la storia di due uomini: Caracas e Giordano Fonte. Il primo è un uomo che si è lasciato alle spalle il suo passato da naziskin e si sta convertendo all’Islam, il secondo è un affermato scrittore napoletano che ritorna a casa dopo molti anni e incontra il suo vecchio amico Caracas.
Il dramma viene reso fruibile e sintetizzato sapientemente dalla progressione fotografica e anche dal raggruppamento delle immagini in macro aree tematiche. Per Marco Ghidelli, la narrazione fotografica presente nel libro è il racconto di tre “derive”. I tre personaggi sono archetipi del secolo passato. Giordano Fonte è un comunista che utilizza ancora la macchina da scrivere, è una figura antica ancorata ad un passato che non trova più spazio nel tempo presente. Il personaggio, interpretato da Toni Servillo, rilegge Napoli rispetto a un canone valoriale di un uomo anziano che ha vissuto gli anni ‘60 e gli anni di Piombo, la caduta del muro di Berlino e la guerra fredda, ma si rende conto inevitabilmente che tale canone non può più essere applicato. La reticenza ad accogliere il presente è visibile anche dall’abbigliamento del personaggio e da alcuni elementi che emergono dalle foto: il personaggio si avvale ancora della scrittura a mano per fissare i suoi pensieri e utilizza la macchina fotografica analogica per fotografare il mondo.
Caracas (Marco D’Amore) è un uomo di azione che deve fare i conti con l’estremismo e le ideologie del secolo scorso e affronta un percorso di conversione pur di dare un senso alla sua vita. Yasmina (Lina Camélia Lumbroso), con la quale Caracas instaura una relazione complicata e passionale, è una donna araba che ha un problema con una droga del secolo passato, l’eroina, che ha visto generazioni degli anni ‘80 devastate da questa dipendenza. Le tre storie quindi si intrecciano e nella foto emblematica, quasi fosse il manifesto del film, in cui i tre personaggi camminano a braccetto spensierati ci fa sperare in un futuro migliore. La foto simboleggia in apparenza un riscatto. In realtà si tratta di un sogno, in quanto due pagine nere preannunciano gli eventi tragici che riportano la narrazione fotografica – e anche la dimensione emotiva – su di un registro cupo e tragico. Il nuovo millennio è impossibile da declinare con le regole del ventesimo secolo e inevitabilmente i tre personaggi finiscono per soccombere.
La carica emotiva ed energica emerge dalle foto di Ghidelli in quanto il fotografo sfrutta la luce delle scene e coglie i primi piani che esprimono le fragilità dei personaggi. Ecco quindi giustificata la quasi totale assenza di foto di backstage propriamente dette, in quanto l’intento era quello di emozionare lo spettatore, facendolo immergere sempre più prepotentemente nelle vicende personali dei personaggi.
Nel percorso fotografico, che inizialmente si attesta su scene cupe e notturne, pian piano con l’evoluzione narrativa, iniziano a penetrare sprazzi luminosi, le visioni tenebrose vengono gradualmente sostituite dalla luce per poi, nella fase conclusiva, ripiombare nell’oscurità. Tra le immagini campeggiano anche degli inserti di scrittura, che hanno una finalità evocativa e non didascalica: infatti all’inizio di ogni “capitolo” troviamo una citazione dal libro e invece vicino alle foto vi sono stralci tratti dalla sceneggiatura di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio.
Il libro quindi presenta una Napoli interrazziale, una Napoli piena di mondi, piena di contraddizioni, di luci e di tenebre, di riscatto e di sconfitta: il racconto fotografico declina le tre vite che si aggirano in un mondo che non gli appartiene più.
CARACAS, di Marco Ghidelli, EAN 9791281142213, Colonnese Editore, 2024