Categorie: Fotografia

Cortona On The Move 2024, il corpo come linguaggio visivo

di - 1 Agosto 2024

Body of Evidence è il titolo della 14esima edizione di Cortona On the Move, che si tiene nel borgo medievale di Cortona, in provincia di Arezzo, con una programmazione che declina il tema del corpo in 22 mostre, di cui quattro collettive e 18 personali, con artisti nazionali e internazionali. Avviato l’11 luglio 2024, con la direzione di Veronica Nicolardi, la direzione artistica di Paolo Woods e la curatela fotografica di Kublaiklan, il festival mette al centro la narrazione documentaristica e si focalizza su temi contemporanei e socialmente rilevanti.

Cortona On The Move 2024: il filo conduttore, tra arte e societĂ 

Portando avanti una ricerca sull’evoluzione del linguaggio fotografico e creando collaborazioni e partnership che rendono possibile risultati inediti, dal 2011 Cortona On The Move si pone l’obiettivo di rendere accessibile e comprensibile al grande pubblico la fotografia, in un momento storico in cui questa rappresenta il mezzo universale per raccontare il mondo in cui viviamo.

Il corpo del reato individuato come tema conduttore dell’intera manifestazione ci riporta agli albori della fotografia, quando il corpo ha rappresentato uno dei principali strumenti di indagine e scoperta del mezzo stesso, basti pensare alla fotografia L’annegato del 1840 di Hippolyte Bayard, il quale simulava la propria morte attraverso il falso fotografico.

Da allora il terreno del corpo umano non ha mai smesso di essere esplorato in tutte le sue sfaccettature attraverso il medium fotografico: come affermazione  e rivendicazione sociale, in senso politico (corpo come liberazione e corpo come oppressione), come strumento di battaglie identitarie, di genere o, ancora, come veicolo di trasformazioni, trasfigurazioni e rivelazioni, sfidandone i limiti fisici, per giunta nei tentativi di controllare il tempo che agisce su di esso, in una battaglia contro la morte, talvolta accondiscendendo. Fino ad arrivare al corpo che si modifica e si relaziona, inevitabilmente, alle macchine, alla tecnologia, il cui confronto si muove in parallelo all’evoluzione della stessa.

Fantasmagorie del corpo umano

Partendo alla scoperta dei vari spazi coinvolti per le esposizioni – notevole la Fortezza del Girifalco che sovrasta la cittadina – si incontrano Myriam Boulos, Carmen Winant e Philip Montgomery presenti con progetti esposti per la prima volta in Italia.

Dalla serie Sexual Fantasy ©Myriam Boulos, Magnum Photos

Boulos espone il progetto in corso Sexual Fantasies sulle fantasie sessuali femminili in medio-oriente, partito da un’open call su Instagram, mentre Winant presenta The Last Safe Abortion sul tema dell’aborto. Montgomery debutta con il suo più noto lavoro, American Mirror, sulle contraddizioni squisitamente americane. Anche il lavoro Restraint and Desire della coppia di fotografi Ken Graves, scomparso nel 2016, ed Eva Lipman, rappresenta la prima tappa europea e italiana.

Fra le quattro mostre collettive, This Is the End, a cura di Paolo Woods e Irene Opezzo, volge lo sguardo al modo in cui la morte è stata ritratta da artisti e fotogiornalisti a scopo di documentazione o celebrazione, attraverso opere storiche, vernacolari, giornalistiche o personali.

Carl Ander con Static Motion riflette sul valore di significato delle immagini, svolgendo una ricerca ecologista nel recupero di immagini già prodotte. L’artista individua uno specifico genere, quale quello dei manuali didattico-sportivi, in cui la sola fotografia risulta possibile di svariate interpretazione se decontestualizzata. Perde di senso didattico se separata dal testo ma acquista potenza tramite la combinazione del segno grafico e attraverso un’osservazione complessiva di più immagini che trasmettono una curiosa rappresentazione del corpo umano in movimento.

Le collaborazioni di Cortona On The Move 2024

Medici Senza Frontiere e COTM rinnovano la loro collaborazione dando vita, per la prima volta, a una produzione, affidata a Rehab Eldalil. La giovane artista egiziana ha realizzato il progetto From the Ashes, I Rose نهضت الرماد من all’interno dell’Ospedale di chirurgia ricostruttiva di MSF ad Amman, in Giordania, secondo quella che è la sua consueta pratica fotografica, con un approccio partecipativo e multidisciplinare grazie al quale i co-autori e le co-autrici divengono le persone ricoverete attivamente coinvolte.

Un’ulteriore collaborazione riconfermata con il MAEC – Museo dell’Accademia Etrusca della città di Cortona, ha dato luce al lavoro fotografico Muse di Giulia Parlato e Giovanna Petrocchi. Le autrici si inseriscono nel museo in ottica di riscoperta del materiale d’archivio e di realizzazione di inedite fotografie alla collezione, in un risultato confluito nel genere del collage. L’indagine sottesa al progetto a quattro mani è rivolta alla rappresentazione della donna, sottolineandone la frammentarietà e la pluralità narrative della figura, dal passato al presente. Un’audace sovrapposizione di ritratti contemporanei, artefatti egizi, collezioni settecentesche e diapositive d’archivio offre un viaggio visivo che si svincola dai limiti temporali per realizzare un innesto di costumi, artefatti e identità socio-culturali.

Dalla serie MUSE © Giuli Parlato e Giovanna Petrocchi

Immagini di Corpi Celesti

Un progetto che si distingue particolarmente in questa 14esima edizione è Corpi Celesti – Un percorso negli Archivi Alinari curata dagli scrittori Nicola Lagioia e Chiara Tagliaferri, realizzata in collaborazione con la Fondazione Alinari per la Fotografia, il più antico archivio fotografico al mondo che si compone di oltre cinque milioni di fotografie, databili dal 1840 ai nostri giorni e oggi di proprietà della Regione Toscana, e con la ricerca iconografica di Rita Scartoni.

Autore non identificato, Ritratto post mortem di una bambina, 1855 ca., lightbox da stampa all’albumina, Archivi Alinari, Firenze

L’aspetto interessante di Corpi Celesti ricade su due livelli principali. In primo luogo la valorizzazione del patrimonio custodito all’interno degli archivi, intesi come luoghi sacri votati alla raccolta di ricchezze inestimabili, non tanto dal punto di vista monetario, quanto più rispetto al carico di significati e valori storico-culturali di cui si fanno portatori. Avvalorare gli archivi significa che questi divengono «Un dispositivo critico capace di rigenerare le consuete logiche di salvaguardia, utilizzo e diffusione del sapere, di riattivare la memoria e la coscienza politica», sostiene Cristina Balducci.

Altrettanto interessante è aprire tale patrimonio a intellettuali non direttamente addetti al lavoro con l’immagine. Cosa accade nel momento in cui si invitano due scrittori a esplorare una cosmologia visiva organizzata? Ebbene gli esiti sono potenzialmente infiniti, sicuramente felici quelli in occasione di COTM.

I due autori, addentrandosi nell’Archivio Alinari, hanno selezionato le fotografie che li hanno maggiormente affascinati e in un secondo momento, secondo parole di Lagioia, hanno pensato le stesse «In un percorso che ha a che fare con i corpi, le soglie, i riti di passaggio, le paure, il desiderio, le metamorfosi, in un paesaggio e una tradizione italiana ritrovata e rivisitata».

L’esposizione corredata da testi imprenscindibili inizia con la fine: La stanza della fine presenta un grande light box di un ritratto anonimo. Una donna tiene fra le braccia una neonata morta. Proprio la morte ha avuto fin dalle origini, come si diceva inizialmente, un rapporto favorito con la fotografia. In epoca vittoriana ritratti post mortem erano consueti e d’altronde in ogni fotografia «C’è il ritorno del morto». Lo straniamento provocato da un varco iniziatico sulla morte muta repentinamente arrivando ne La stanza dei pugnali in uno slancio di rinascita.

Mario Nunes Vais, Nudo femminile, Firenze, 1900-1910, stampa da acquisizione digitale di negativo su vetro, Archivi Alinari-archivio Nunes Vais, Firenze

La sorprendente biografia dietro le fotografie qui presenti si riflette sulle immagini trafitte. Mario Nunes Vais (1856), agente di cambio fiorentino, ha per tutta la vita portato avanti la passione di fotografo che lo ha visto ritrarre grandi personalità e intellettuali dell’epoca, senza mai piazzare in commercio il proprio lavoro. A seguito della sua morte la figlia decide di gestire il suo archivio, censurando però un enorme numero di nudi femminili. I negativi su lastra ritrovano una rinascita frammentata grazie alla collaboratrice dell’archivio che salva prima e interviene poi sul materiale gettato. La fragilità delle donne sorridenti, evasive, pudiche ed erotiche ritratte nella selezione di scatti trapela dai tagli evidenziati tramite supporti in vetro. La coppia di scrittori si chiede allora se la tentata censura possa aver piuttosto potenziato le immagini che effettivamente appaiono ancora più potenti, caricate dai segni di un forzato occultamento.

Lo slancio vitale si amplifica in La stanza dei miracoli dedicata ai lavori dell’artista napoletano Antonio Trombetta (1831). Come le macchine inutili di Munari, quelle realizzate dall’artista e artigiano in svariati tableau vivant non hanno il fine ultimo di produzione di un qualche tipo di materiale, piuttosto di un’ascensione spirituale. Le macchine processionali realizzate già a partire dal 1500 costituiscono le sacre rappresentazioni dei Misteri di Campobasso. Madonne, angeli e santi sospesi nel vuoto interpretati principalmente da bambini si librano così simulatamente leggeri.

Antonio Trombetta, I Misteri per la festa del Corpus Domini, Immacolata Concezione, tableaux vivant, Campobasso, 1874, stampa da acquisizione digitale di vintage, Archivi Alinari-archivio Trombetta, Firenze

Ne La stanza dei ragazzi tale leggerezza appartiene ai corpi, alle loro espressioni e alle posture dei soggetti. Sono ragazzi giovani scelti da Wilhelm von Gloeden (1856) per creare una dimensione altra all’interno dei suoi lavori ambientati nelle estati siciliane invase da lascivi protagonisti. Un luce sempre calda e avvolgente, atmosfere idilliache e sopite fanno pensare a un passato di ozio e vacuità, oggi probabilmente anche solo impossibile da contemplare.

Il percorso espositivo si conclude con una serie di immagini di autori differenti, ma tutte legate da un’attenzione nodale sulle mani, intese queste come parte del corpo pregna di sacro e pratico, «La guerra inizia serrando i pugni. La pace on una stretta di mano».

Tutte le mostre della 14esima edizione di Cortona On The Move saranno visibili fino al 3 novembre 2024

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