Sostenibilità e creatività emergente si incontrano per il Premio E.ART.H., promosso da Eataly Art House e arrivato alla seconda edizione, vinta da Judith Neunhäuserer, artista nata a Brunico, nel 1990. L’annuncio è stato dato in occasione dell’apertura della mostra delle opere dei finalisti, che saranno visitabili fino al 31 agosto in una mostra allestita nella sede di Eataly a Verona. Adam Bialek, Alice Capelli, Lara Dâmaso, Olga Kozmanidze, Francesca Macis, Vittoria Mazzonis, Francesco Pacelli, Lucia Simone, Lorenzo Zerbini, oltre alla stessa Judith Neunhäuserer, sono i dieci autori selezionati dalla giuria a seguito del concorso e invitati a esporre negli spazi rifunzionalizzati dell’archeologia industriale della ex Stazione Frigorifera.
La giuria era composta da Carlo Bach, direttore artistico di illycaffè, partner di Eataly per la realizzazione del Premio E.ART.H., da Sam Bardaouil e Till Fellrath, curatori e direttori dell’Hamburger Banhof di Berlino, Michelangelo Pistoletto, artista e fondatore di Cittadellarte, Michela Rizzo, gallerista, e Chiara Ventura, co-fondatrice e vice-presidente di E.ART.H. Judith Neunhäuserer si aggiudica un riconoscimento di 5mila € a sostegno della propria ricerca artistica.
«Siamo felici di proseguire la collaborazione con la Fondazione Eataly Art House, con cui condividiamo sia i valori che l’impegno a favore dell’arte contemporanea. Sosteniamo nuovamente il premio E.ART.H, quest’anno è dedicato all’espressione della sostenibilità ambientale e alle sue implicazioni economiche e sociali, per il suo contributo nella diffusione della cultura», ha dichiarato Carlo Bach, direttore creativo di illycaffè.
Dopo la prima edizione, incentrata sul tema della biodiversità e coordinata da Matteo Mottin e Ramona Ponzini, fondatori di Treti Galaxie, che aveva visto la proclamazione a vincitore dell’artista Giovanni Chiamenti con l’opera HORECA3000, la seconda edizione del Premio E.ART.H. si concentra sul tema della sostenibilità.
«Le opere dei dieci autori italiani e internazionali selezionati come finalisti tracciano un itinerario attraverso le pratiche visive della contemporaneità, includendovi il dialogo tra diverse espressioni creative e la costruzione di narrazioni fittizie», spiegano gli organizzatori. Se Olga Komanidze, Lara Dâmaso e Alice Capelli designano il corpo e il linguaggio come strumenti privilegiati di contatto con l’ambiente, Vittoria Mazzonis, Lorenzo Zerbini, Adam Bialek e Francesco Pacelli esprimono la relazione tra elementi naturali e artificiali attraverso la creazione di oggetti dalle forme ancestrali e ibride, mentre Judith Neunhäuserer, Lucia Simone e Francesca Macis affrontano la complessità della salvaguardia ambientale con medium diversi, ma con l’obiettivo comune di scalfire l’indifferenza umana verso le emergenze ambientali.
In concomitanza con la presentazione della mostra del Premio E.ART.H. è stata inaugurata anche And They Laughed At Me, personale dell’artista iraniana Newsha Tavakolian (Teheran, 1981), membro dell’agenzia Magnum Photos. Il progetto espositivo, curato da Denis Curti, è stato realizzato in collaborazione con Fondazione Deloitte e Deloitte Italia. And They Laughed At Me era risultato vincitore della prima edizione del Photo Grant di Deloitte, il nuovo concorso fotografico internazionale promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte.
Le opere di Newsha Tavakolian arrivano a Verona con un allestimento rinnovato e una selezione pensata appositamente per il pubblico di Eataly Art House, a seguito di una prima presentazione al Mudec Photo di Milano (13 dicembre 2023 – 28 gennaio 2024) e alla partecipazione dell’artista alla Biennale della Fotografia Femminile di Mantova (8 marzo – 14 aprile 2024).
«Gli eventi in Iran mi hanno colpita profondamente», spiega l’artista. «Sapendo di non poter cambiare il passato, e mossa da un desiderio di vedere in profondità, ho ripreso in mano i negativi che ho scattato all’inizio della mia attività fotografica. Un’immagine spiccava su tutte: una ragazza che annusa una rosa. Il suo profumo è un simbolo di speranza, d’amore e di libertà. Ho scelto di proposito una sequenza di negativi nati da errori miei o di altri, in laboratorio o per un malfunzionamento della mia macchina fotografica. Ho raccolto queste immagini scartate: mostrano quella realtà cruda e grezza da cui non possiamo nasconderci».
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