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Fondazione Alinari, la fotografia ritrova casa a Firenze
Fotografia
Era il 1852 quando nella Firenze granducale Leopoldo Alinari, insieme ai fratelli Romualdo e Giuseppe aprì il suo primo laboratorio fotografico creando la ditta “Fratelli Alinari”; da lì, in un breve torno di anni, prese vita il più antico stabilimento fotografico al mondo nel palazzo di via Nazionale – oggi Largo Fratelli Alinari – che per circa 150 anni è stata la sede nella quale si è formato l’archivio con il grandissimo patrimonio fotografico giunto fino a noi.
Durante il corso degli anni la peculiarità della ditta Alinari è stata quella di fotografare in modo sistematico l’arte, il paesaggio, l’architettura, la storia e il costume del nostro paese documentandone le trasformazioni e contribuendo a far conoscere l’Italia nel mondo. Le campagne fotografiche iniziate all’epoca di Alinari si sono poi succedute nel tempo così che l’archivio è rimasto una cosa “viva” e attuale. Attraverso queste fotografie è possibile conoscere il patrimonio culturale italiano: oltre alla particolare attenzione riservata al paesaggio e alle sue mutazioni, un ruolo di primo piano è dato dagli scatti eseguiti nei musei italiani che ci documentano collezioni, opere e allestimenti museali.
La storia di Alinari
La crisi economica messa in atto dal primo conflitto bellico portò a un passaggio di proprietà dell’azienda che fino a quel momento era rimasta nelle mani della famiglia fondatrice. Nel 1920 fu acquistata di una cordata di aristocratici fiorentini, poi passò al senatore Vittorio Cini che intensificò la politica di acquisizione di nuovi archivi fotografici come quelli di Brogi, Anderson, Chauffourier e Fiorentini; verso la metà degli anni settanta del Novecento passò alla famiglia milanese Zevi e nel 1982 alla famiglia De Polo che ha provveduto all’acquisto di altri archivi storici e dalla fine degli anni novanta a digitare parte del patrimonio per poterlo commercializzare.
La Fondazione Alinari
Nel 2019 la Regione Toscana, per evitare la dispersione di un così grande patrimonio di interesse pubblico, ha comprato l’archivio Alinari e nel luglio del 2020 è nata la FAF Fondazione Alinari per la Fotografia che come ha tenuto a sottolineare il suo presidente, Giorgio Van Staten, si è posta alcuni obiettivi primari: la conservazione del patrimonio provvedendo anche al restauro dei materiali; la valorizzazione di tale patrimonio per restituirlo alla fruizione della comunità; la promozione attraverso la realizzazione di esposizioni itineranti, la commercializzazione delle immagini per l’editoria, lo sfruttamento dei marchi e il diritto d’uso delle immagini.
L’Archivio
L’Archivio, a oggi comprende oltre 5 milioni di beni fotografici di cui circa il 20% è dato dall’originario Archivio Alinari, mentre il restante 80% comprende gli archivi che si sono aggiunti nel corso del tempo come l’archivio di Fosco Maraini, quello del Touring Club Italiano, Luce Cinecittà, Franco Cosimo Panini, RCS, The British Library, Encyclopedia Britannica- Universal Images Group e molti altri.
Tra i numerosi beni fotografici che fanno parte dell’archivio ci sono molte “fotografie uniche”, databili dal 1840 in poi, molte delle quali precedenti all’invenzione del negativo (positivi, stampe e album fotografici, negativi sia su lastra di vetro che su pellicola e incunaboli come dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipi, e altri oggetti unici).
Di notevole importanza è anche il materiale bibliografico, preziosi volumi che danno vita a una ricchissima biblioteca specializzata da considerarsi tra le più qualificate biblioteche di settore italiane ed estere, composta da riviste e libri, molti di questi assai rari, provenienti da nuclei originari diversi. A tutto questo deve essere aggiunto il materiale strumentale come le apparecchiature fotografiche, le attrezzature storiche da atelier, i corredi e strumenti tecnici che testimoniano in vario modo l’uso e la pratica della fotografia.
Un altro nucleo dell’archivio è dato dal fondo legato all’attività della Stamperia d’Arte Alinari che conserva negativi, stampe, cataloghi commerciali oltre ai macchinari, tra cui una preziosa macchina per la stampa in collotipia.
La Regione ha acquistato anche il patrimonio che dagli anni novanta in poi era stato digitalizzato dalla precedente proprietà; si tratta di quasi 300 mila positivi appartenenti a fondi e collezioni Alinari che sono stati riversati nel server della Regione Toscana e attualmente sono fruibili sul sito.
La sede
Villa Fabricotti, sulla collina di Montughi, è il luogo scelto per ospitare la sede della Fondazione.
L’edificio di origini trecentesche appartenne, nel Cinquecento, agli Strozzi che lo usavano come casino di caccia, la sua notorietà si deve però all’aver ospitato nelle sue stanze le sorelle di Napoleone, Elisa Baciocchi e Paolina Borghese, la quale vi morì nel 1825, e poi nel 1894 la regina Vittoria in uno dei suoi consueti soggiorni fiorentini. Le forme attuali della villa si devono alla ristrutturazione voluta nel 1864 dalla famiglia di imprenditori carrarini Fabbricotti, che la fecero trasformare, negli anni di Firenze Capitale, in una lussuosa residenza e la elessero a loro dimora fiorentina. Immersa in un ampio parco, con alberi secolari la villa rimase in mano ai privati fino al 1935 quando fu acquistata dallo Stato e successivamente è passata alla Regione.
La villa sarà adeguata alla nuova funzione di archivio e per diventare un luogo per la formazione continua.