Album di famiglia, Identità di genere, Stereotipi e spazi domestici, Ruoli e censure sociali, Libri e oggetti femministi. Sono i nuclei tematici intorno ai quali si svolge Fotografia e Femminismi. Storie e immagini dalla Collezione Donata Pizzi, mostra visitabile fino al 15 dicembre 2024, presso Fondazione Sabe per l’arte, a Ravenna. Curata da Federica Muzzarelli e promossa nell’ambito del Progetto PRIN 2020 La Fotografia Femminista Italiana, la mostra mette in evidenza il rapporto, quasi sempre critico, problematico, tra l’immagine artistica e l’immaginario collettivo, attraverso una raccolta di visioni autoriali e indipendenti ma anche concretamente calate nel proprio tempo. In esposione, le opere di
Lisetta Carmi, Alessandra Spranzi, Tomaso Binga, Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Lucia Marcucci, Alba Zari, Paola Mattioli, Martina Della Valle, Mercedes Cuman.
Punto di partenza è una selezione di immagini provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, unica nel suo genere, composta da opere fotografiche prodotte da più di 70 autrici di diverse generazioni e background, dalle figure pioneristiche, come Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, fino alle recenti sperimentazioni presentate dagli anni ’90 a oggi, come quelle di Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaela Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi. La stessa Fondazione Sabe, inaugurata nel 2021 come punto di riferimento per la promozione dell’arte contemporanea, ha recentemente ampliato il suo interesse alla fotografia, esplorandone le relazioni con lo spazio e la scultura. Presieduta da Norberto Bezzi e da Mirella Saluzzo e situata a pochi passi dal MAR – Museo d’Arte di Ravenna, la Fondazione è impegnata anche in attività di studio e ricerca, dedicandosi, tra l’altro, anche alla costituzione di una biblioteca specializzata sulla scultura contemporanea.
La collettiva Fotografia e Femminismi, frutto della collaborazione con il Gruppo di Ricerca FAF dell’Università di Bologna, offre dunque una panoramica su mezzo secolo di rappresentazioni femminili attraverso gli sguardi di diverse generazioni di artiste italiane. Opere di autrici storicizzate come Lisetta Carmi, Paola Mattioli, Liliana Barchiesi e Lucia Marcucci dialogano con i lavori di Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e Alba Zari, disegnando una mappa complessa di esperienze visive femminili. Attraverso questo dialogo tra tempi e immagini, emerge una stratificazione che riflette il ruolo della fotografia come specchio delle trasformazioni culturali e politiche che hanno ridefinito la presenza delle donne nella società.
Se Tomaso Binga interviene mettendo in discussione l’album del matrimonio, feticcio degli stereotipi gender, per Moira Ricci l’album di famiglia è «Il serbatoio del passato cui attingere per recuperare e per non dimenticare il legame con la madre», si legge nel testo che accompagna la mostra. Iconici, poi, i travestiti nel ghetto di Genova fotografati da Lisetta Carmi nel 1972, mentre, nella stessa decade, Liliana Barchiesi, nella serie Le casalinghe, ci apre le porte di tinelli, salotti e camerette delle oneste e dignitose case della periferia milanese. Il corpo è il fulcro dei progetti di Lucia Marcucci, in cui una ragazza sorride all’obiettivo dell’artista-poetessa visiva, e di Martina della Valle, dove il corpo è osservato, desiderato ma anche cancellato, oscurato.
A completare la mostra, una riproduzione anastatica di alcune maquette dell’iconico volume collettivo femminista Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo (1978), composto da Bundi Alberti, Diane Bond, Mercedes Cuman, Paola Mattioli, Silvia Truppi. Infine, è presentata anche una selezione di pubblicazioni e cataloghi che tracciano la storia espositiva e progettuale della Collezione Donata Pizzi.
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