Proseguono le mostre di fotografia alla Crumb Gallery, spazio di arte contemporanea fiorentino, fondato nel 2019 da Rory Cappelli, Lea Codognato, Adriana Luperto ed Emanuela Mollica. Crumb Gallery #womeninart è uno spazio esclusivo per artiste donne. Promuove, divulga, sostiene ed espone pittura, sculture, fotografie, installazioni e performance di artiste. Fino al 26 marzo 2022 è visitabile la mostra di Séléne de Condat, “L’HÔPITAL DES POUPÉES”.
Colpisce subito al primo sguardo il progetto dell’artista francese, che viene ospitato dal piccolo spazio di via San Gallo, in pieno centro a Firenze. Le pareti con le opere sono bene in vista anche dalla strada, si tratta di grandi stampe fotografiche a colori che raccontano la storia dell’Ospedale delle Bambole di Roma, una bottega di artigiano situata in via Ripetta, vicino a Piazza del Popolo. All’interno della bottega, degna location per un film noir con elementi misteriosi, lavorano Federico Squatriti, erede dell’attività di famiglia, aiutato dalla madre ottantenne. Lì dentro si rimettono a posto le bambole, vecchie, nuove, belle, brutte, di ogni materiale e provenienza.
La fotografa francese riesce a restituirci un racconto quasi filmico del luogo, lavorando con primissimi piani sui volti delle bambole e lasciando sullo sfondo la documentazione prettamente da reportage e giornalistica. Ci ritornano in mente l’amore surrealista per le bambole di Hans Bellmer, le teste dadaiste di Raoul Hausmann, ma anche le atmosfere metafisiche e misteriose di certi ritratti di Balthus.
A Roma il negozio è chiamato anche “il negozio del terrore”, perché lì dentro si accumulano braccia, occhi, gambe ed arti di giocattoli che sembrano ricordarci un lato nero e fiabesco, che inevitabilmente fa parte della nostra infanzia. L’obbiettivo di de Condat, sonda il “perturbante” freudiano, le bambole sembrano quasi esseri umani, ci guardano negli occhi come ad implorare un dialogo, una salvezza, una parola di conforto. «Queste bambole sorprese dalla macchina fotografica – scrive Marcelle Padovani nell’introduzione al catalogo – hanno avuto una loro vita, una loro parte, una loro storia, e i loro desideri, ed eccole adesso handicappate, azzoppate, invecchiate, sciancate, e brutalmente confrontate all’idea della propria disgregazione, che non è altro che la morte. Come noi. Esattamente come noi». Il volto ripreso in primissimo piano, ci mette in comunicazione con un lato oscuro del nostro passato, come aprire una soffitta dopo anni di lontananza dalla casa dove siamo nati, ci coglie un misto di esaltazione e di inquietudine.
Alla Crumb Gallery sono dunque esposte 25 opere fotografiche, di diverso formato, ad accompagnare la mostra un bel catalogo, Collana NoLines, con testi di Rory Cappelli e della giornalista francese Marcelle Padovani, attiva dagli anni Settanta, che ha collaborato con Giovanni Falcone alla stesura del libro “Cose di Cosa Nostra”, pubblicato nel 1991 da Rizzoli.
Lo sguardo della de Condat su questa eccentrica bottega romana è profondamente francese, anche nei racconti di Balzac c’era quel senso di magico e di inquietante, un “visionnaire passionè”, secondo la definizione di Baudelaire. Un altro artista che ha lavorato sul pupazzo e che parla di “campo unificato” per quanto riguarda la narrazione, è il regista David Lynch. Nel bellissimo saggio di scrittura creativa, “In acque profonde” scritto dal regista di Twin Peaks nel 2009, si parla della creatività e del lavoro sull’immagine, come la ricerca continua di un inconscio liquido e comune a tutti. Come in un archetipo junghiano, la forza dell’arte nasce proprio nel trovare una corrispondenza tra lo spettatore e l’artista. In questo lavoro sull’Ospedale delle Bambole, la fotografa francese riesce a unire i campi di immaginazione di Roma, Parigi e della letteratura “grand guignol”, portando lo spettatore in un viaggio magico e onirico. Molto interessante tra l’altro il lavoro sulla post produzione fotografica e altissima la qualità delle stampe.
Sélène de Condat è nata a Parigi e vive tra Roma e Palermo, collaboratrice del coreografo Maurice Béjart, si occupa di danza e foto di scena. Ed è proprio al teatro di figura che la fotografa ci riporta, alle marionette, al fascino posticcio dei teatri da camera in cartone, che sono stati spesso i luoghi delle prime prove di drammaturgia e l’ingresso nel mondo dello spettacolo per drammaturghi come Ingmar Bergman o Antonin Artaud. La fotografa francese è sempre alla ricerca di una narrazione, sia nei suoi innumerevoli viaggi all’estero che nel raccontare i personaggi di una Parigi spesso misteriosa e marginale.
Tra le ultime esposizioni dell’artista, ci sono quella al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato la storia degli ultimi fognaioli della capitale francese, quella al Museo in Trastevere a Roma (2015) e la mostra al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité.
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