Si intitola “Garage Stills” la nuova mostra della fotografa olandese Jacquie Maria Wessels. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e curata da Marina Guida, l’esposizione è stata inaugurata al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli lo scorso dicembre è sarà visitabile sino al 13 gennaio 2022. Per la prima volta a Napoli, le fotografie di Jacquie Maria Wessels documentano una realtà che sta lentamente scomparendo, quella delle autofficine, raccontate dall’artista affascinata da forme, colori e oggetti a lei sconosciuti che animano questo meraviglioso universo. Abbiamo raggiunto Jacquie Maria Wessels e Marina Guida per conoscere meglio questa affascinante esposizione.
Come nasce l’idea di Garage Stills?
Jacquie Maria Wessels «Ho portato la mia auto nel garage abituale dove mi reco ormai da anni, trovo sempre affascinante guardarmi intorno, soprattutto da quando il garage è stato rilevato da un parente del precedente proprietario e sta lentamente mutando la sua pelle da spazio vuoto e pulito, in contesto assai disordinato. Con il passare degli anni mi sono accorta che sono stati aggiunti oggetti sempre più intriganti.
Dopo la riparazione, il proprietario del garage mi ha mostrato alcuni vecchi dischi frizione che aveva scambiato con i nuovi. Tornando a casa non riuscivo a non pensare a quei dischi frizione, mi piacevano, si vedevano le scanalature di usura e non avevo idea che i dischi della frizione potessero apparire così unici speciali. Il giorno dopo ho deciso di andare a prenderli per realizzare una natura morta nel mio studio.
Il proprietario del garage aveva ancora i miei vecchi dischi e mi indicò un angolo dove conservava un’intera montagna di quelli che ormai assomigliavano a vecchi piatti. Avrei potuto portare con me tutti i dischi frizione desiderati…ma alla fine mi sembrò meglio costruire la natura morta e fotografarla proprio lì nel box auto. Qui avevo tutto a disposizione e l’ambiente autentico si sarebbe integrato meglio con le intenzioni del mio lavoro.
Il proprietario del garage mi ha permesso di fotografare il suo interno per interi giorni. Mi sono resa conto di essere entrata in un mondo di uomini di cui ero parte attraverso le mie nature morte e che questo tipo di vecchi garage sarebbe scomparso da qui a breve. Ero diventata curiosa delle influenze culturali dei diversi garage. Incuriosita dai garage che scompaiono con i loro oggetti speciali, ho quindi deciso di fare una foto progetto di questo universo e sono andata in molti altri garage in tutto il mondo per comporre il mio Garage Stills sul posto».
Preferisci scattare in analogico rispetto al digitale? Quali sono i suoi vantaggi?
JMW «Preferisco scattare in analogico. Trovo davvero molto interessante la possibilità di lavorare concentrati sull’immagine che si ha in mente senza poter vedere subito il risultato. Il risultato effettivo è visibile infatti solo una volta che la pellicola è stata sviluppata e la foto stampata su carta. Questo processo può richiedere più di qualche giorno. È una sorta di sorpresa a scoppio ritardato, vedere finalmente l’immagine che si aveva in mente. Trovo anche che la tecnica di stampa analogica abbia una tavolozza di colori sublime».
Perché hai scelto Napoli come tappa del tuo lavoro?
JMW «Scelgo con cura il garage dove fotografare, a Napoli ricercavo un classico garage italiano con caratteristiche che mostrassero varie espressioni, anche culturali e personali. Dopo un po’ di ricerche ho trovato questo speciale garage per famiglie nel cuore di Napoli con bellissime e caratteristiche pareti di colore blu meridionale».
Pur non essendo presente nelle fotografie, la presenza di coloro che lavorano nelle autofficine è fortemente percepibile. Si tratta di una presenza pressoché maschile, i tuoi scatti desiderano creare un dialogo con quella femminile?
JMW «In effetti, il mondo dei garage è ancora di dominio principalmente maschile. Perché creo le mie nature morte sul posto con i loro materiali nel loro garage dalla mia visione, e poi i miei scatti, si appropriono anche di un pezzo di quel dominio maschile. Traduco il loro mondo nel mio mondo attraverso i Garage Stills. E poi mostro i Garage Stills a chi vuole vederlo senza alcuna barriera di genere».
Garage Stills- fotografie di Danilo DonzelliL’esposizione fotografica Garage Still si muove captando l’occhio del visitatore tramite dettagli e sfumature a lui più o meno familiari. Come è stato pensato il suo allestimento?
Marina Guida «L’allestimento è strutturato per nuclei tematici. Nel primo corpus di fotografie, Garage Stills, strictu sensu, l’artista è andata alla ricerca delle autofficine di tutto il mondo (Italia, Russia, Belgio, Olanda, Sri Lanka, Giappone, Cuba, Cambogia, Marocco, Suriname) lasciandosi affascinare dalle forme, dai colori e dagli oggetti che animano questo meraviglioso universo dei garage.
Nel secondo corpus sono in mostra scene della città di Paramaribo, dominate da messaggi sociali e dipinti murali pubblicitari con rappresentazioni iperrealistiche di strumenti di lavoro delle autofficine, lattine di cibo e hot dog, offrendo un’impressione affascinante della capitale in forte espansione del Suriname.
Il percorso espositivo si chiude con il corpus di lavori “Fringe Nature”, nel quale l’artista ha catturato con il suo obiettivo, essenziali frammenti naturali presenti nelle immediate vicinanze delle autofficine. Questa mescolanza tra natura e vecchie autorimesse, si presenta come il segno della forza della natura a riappropriarsi dei propri spazi».
A chi parla la Napoli di Jacquie-Maria Wessels?
MG «Parla al mondo. Per dirla con Curzio Malaparte: «Napoli è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l’altra Europa che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare». Jaquie Maria Wessels, da fantastica fotografa quale è, ha saputo ben penetrare con il suo obiettivo la peculiarità di una città antica e al tempo stesso avanguardistica come Napoli. Città mediterranea, che tutto accoglie e rinnova in una fitta trama di elementi sacri e profani, nel tessuto della modernità».
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