Categorie: Fotografia

Horst P. Horst, Lisette Model e Roberto Gabetti. A Torino aprono le nuove mostre di CAMERA

di - 5 Maggio 2021

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, a via delle Rosine 18, inaugura la propria stagione di mostre 2021. Ospita ed espone dal 28 aprile al 4 luglio le personali: Street Life, dedicata a Lisette Model e curata da Monica Poggi, Style and Glamour, dedicata a Horst P. Horst e curata da Giangavino Pazzola, e Roberto Gabetti fotografo, curata da Sisto Giriodi, che si protrae fino al 23 maggio.

La programmazione espositiva e culturale, sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, riceve il patrocinio su specifiche iniziative di Regione Piemonte e Città di Torino e il sostegno da parte della comunità di privati “Amici di CAMERA”.

Si tratta di una proposta volutamente ricca e stimolante quella del Centro che, dopo mesi di astinenza forzata data l’emergenza sanitaria, celebra la primavera rispettando le prescrizioni in vigore e presentando questa grande mostra tripartita all’insegna dell’ironia tagliente, dell’eleganza estetica e del rigore architettonico, che hanno come fil rouge il mezzo fotografico.

“La fotografia è sempre testimone dei tempi, di quelli felici e di quelli cupi, del mondo della strada e dei locali notturni, di quello ovattato della moda e del jet set: così ripartiamo, speriamo definitivamente, dopo i nostri tempi cupi, immaginando quelli felici”, commenta Walter Guadagnini, il direttore di CAMERA.

Allestimento della personale “Horst P. Horst. Style and Glamour”, presso CAMERA, Torino.

“Lo faremo ospitando i capolavori di due maestri del passato, molto diversi tra loro, ma entrambi capaci di ritagliarsi un ruolo importante nella storia della fotografia e capaci di influenzare, con la loro arte, successive generazioni di fotografi”, conclude il presidente Emanuele Chieli.

Maestri del passato e del presente

Lisette Model e Horst P. Horst, si avvicinano al mondo della fotografia a Parigi, parallelamente negli Anni Trenta e forniscono, in forma contrapposta, una visione binaria di quel periodo storico, facendosi portavoce di una tra le stagioni culturalmente e artisticamente più feconde del secolo scorso, tra l’esaltazione della modernità e il ritorno all’ordine.

Pungente e caricaturale, la street photographer seleziona come soggetti della sua indagine i personaggi che popolano una società irriverente e decadente; di ispirazione classica, invece, il genio della fotografia di moda sceglie come modello il concetto alla base del canone policletiano e della bellezza ideale. L’atteggiamento opposto assunto dai due fotografi diventa la chiave di lettura della personale a loro dedicata, attraverso il format CAMERA DOPPIA.

Roberto Gabetti, invece, ospitato presso la Project Room del Centro, funge come esempio a sé; nasce come importante architetto e professore di progettazione e si evolve come fotografo, offrendo un’interpretazione multilaterale della vita quotidiana, secondo il filtro razionale dell’architettura.

Tali autori dimostrano che, solo reinventando sé stessi, sono stati in grado di porre le basi per la nascita di un nuovo modo di osservare e catturare la realtà, diventando grandi protagonisti della storia del linguaggio fotografico e punti di riferimento nello sviluppo del genere di cui si fanno emblema.

Le esposizioni riprendendo il filone dedicato ai grandi autori della storia della fotografia del XX secolo, inaugurato già dalla mostra su Carlo Mollino nel 2018 e proseguito con quella su Man Ray nel 2019, che offre lo spunto non solo per indagarne la maestria di questi autori, ma anche per apprezzare le diverse declinazioni artistiche dello strumento fotografico: dall’architettura al ritratto, dalla fotografia di strada a quella di moda.

Lisette Model. Street Life

Street Life, la mostra dedicata alla fotografa austriaca Lisette Model (Vienna, 1901 – New York, 1983), accompagnata dal catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, è curata da Monica Poggi e realizzata grazie alla collaborazione con la mc2gallery di Milano, la Galerie Baudoin Lebon di Parigi e la Keitelman Gallery di Bruxelles. Dopo le recenti antologiche all’Aperture Gallery di New York nel 2007 e al Jeu de Paume di Parigi nel 2010, è la prima realizzata in Italia.

Con una selezione di ben oltre 130 fotografie, il percorso espositivo ripercorre per intero la carriera dell’autrice.

Lisette Model, "Reflections", New York, 1939-1945. more
Lisette Model, "Pearl Primus", New York, 1943. more
Lisette Model, "Belmont Park Track, seated woman reading paper", 1956. more

Si parte con la prima sala, Promenade des Anglais e prime opere, ispirata al suo soggiorno francese negli Anni Trenta, a seguito della morte del padre, con l’esposizione delle fotografie della nota serie Promenade des Anglais, realizzata a Nizza e pubblicata nel 1935 anche dal giornale “Regards”. Come risultato degli insegnamenti appresi dalla sorella Olgadove e dall’amicizia con Rogi André, Model rivolge lo sguardo alla borghesia oziosa e declinante in villeggiatura e alla vita trascorsa metodicamente fra le strade della città.

Prosegue la mostra con la seconda sala, New York, dedicata al soggiorno americano dell’autrice, a seguito del matrimonio con il pittore Evsa Model nel 1937. Qui sono visibili le serie Reflections e Running Legs, entrambe legate alla città, la prima ai riflessi che prendono forma autonoma dalle vetrine dei negozi e la seconda al movimento incessante e frenetico delle gambe dei passanti.

La terza sala, Life is a Show, espone gli scatti della seconda metà degli anni Quaranta e la prima degli anni Cinquanta, rivolgendo l’attenzione agli elementi posti forzatamente in condizione di essere “osservati”. Oggetti di massa ed edifici fuori misura si fondono e confondono con le persone, in un insieme onirico e documentario, rivisitato e innovativo. Le immagini degli abitanti di New York che, in questo periodo, vengono immortalati in modo sprezzante e ironico, diventano iconiche, apparendo sulle celebri riviste come “Harper’s Bazaar”, “Cue”, “P. M. Magazine”, “Look”, “Vogue” e “The Saturday Evening Post”.

La strada, gli anfratti del Lower East Side e i bar sono per la Model i palcoscenici ideali sui quali recitano, ignari, gli attori della controversa commedia dell’arte che è la vita.

Non mancano in mostra anche i suggestivi scatti a Bud Powell, Percy Heath, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, realizzati all’interno dei locali di musica jazz, da lei stessa definiti “luoghi dove ricercare la vera essenza degli Stati Uniti”. Il jazz, nonché titolo della quarta sala, sta all’improvvisazione come l’improvvisazione sta alla base dell’operato della fotografa.

Durante il boom economico, nel periodo di maggiore crescita per gli Stati Uniti, dove tutto sembra proteso alla velocità della “luce” verso il futuro, l’uso ripetuto del flash si fa elemento costante di questa introspezione del reale di Lisette Model, volto a scarnificare l’umanità dalla sovrastruttura che la ingabbia per giungere alla sua essenza.

La gestualità dei soggetti è esagerata come una risata sguaiata, le inquadrature appaiono fastidiosamente ravvicinate e i contrasti esasperati accentuano, con compiaciuta sfrontatezza, le imperfezioni del corpo e della società.

In mostra, tuttavia, sono presenti anche progetti meno conosciuti, come il reportage dedicato alla Lighthouse di San Francisco, organizzazione che offre lavoro e assistenza a persone cieche o quello realizzato durante le gare equestri a Belmont Park.

Lisette Model. Street Life è un’esposizione che sottolinea l’importanza che la fotografa ha avuto non solo durante il suo periodo di insegnamento, con allievi come Diane Arbus e Larry Fink, ma nello sviluppo stesso della fotografia dagli anni Cinquanta e Sessanta fino ad oggi.

Horst P. Horst. Style and Glamour

La mostra Style and Glamour, dedicata al noto fotografo tedesco Horst Paul Albert Bohrmann, in arte Horst P. Horst, accompagnata dal catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, è curata da Giangavino Pazzola e realizzata grazie alla collaborazione con l’Horst P. Horst Estate e Paci Contemporary Gallery di Brescia.

Con una selezione di circa 150 opere di differente formato, il percorso espositivo presenta in senso cronologico sessant’anni della carriera del fotografo, ripercorrendone i principali periodi fecondi secondo gli snodi rilevanti della sua evoluzione.

La quinta sala funge come introduzione e introspezione all’autore e ne svela le influenze dei maestri del Bauhaus in Germania e il rapporto con Le Corbusier in Francia, gli elementi costitutivi della sua indagine con il rapporto natura-cultura, il ritratto ambientato e la meticolosa cura del dettaglio, riscontrabili sia nelle fotografie al gotha intellettuale parigino sia nei vari autoritratti che nelle cézanniane nature morte.

La seconda sezione dedicata al fotografo trova spazio nella sesta sala dedicata al Surrealismo francese e al Surrealismo americano con le opere realizzate durante la fase parigina e newyorchese, influenzati dal romanticismo e dal surrealismo, durante i quali realizza immagini iconiche quali Mainbocher Corset, Parigi, 1939, e Hand, Hands, New York, 1941.

Horst P. Horst, “Lisa with harp”, 1939. Courtesy Horst Estate.

L’uso del colore nella fotografia di Horst è il soggetto di Fashion in color, nel quale vengono ospitate le più celebri copertine di “Vogue”, con cui il fotografo tedesco crea un sodalizio artistico lungo quarant’anni che si origina dai primissimi Anni Trenta.

Come anello di congiunzione troviamo in House, Garden&People, le sorprendenti immagini d’interni realizzate a partire dagli anni Quaranta e divenute presto una delle occupazioni principali del fotografo, anche grazie all’interesse di Diana Vreeland, direttrice di “Vogue” dal 1962. Preso il posto di Jessica Daves, con il preciso intento di rinnovare l’estetica della rivista, la nuova direttrice commissiona ad Horst una serie di servizi sui giardini e sulle dimore dell’alta società, dagli artisti alle celebrità, che saranno anche i personaggi scelti per “House&Garden” negli Anni Settanta.

La messa a fuoco di questa sezione viene dedicata all’Italia, con l’appartamento romano del pittore statunitense Cy Twombly, adornato di proprie opere e sculture classiche, e con la tenuta di Villar Perosa, il cui fascino senza tempo si sposa con un’elegantissima Marella Agnelli, che posa al suo interno.

Come completamento della mostra e ultima sintesi del talento visionario di questa figura di spicco nella fotografia del XX secolo, tra opere note e sorprendenti inediti, sono esposte in Round the clock and more le ultime realizzazioni del percorso professionale di Horst risalenti agli Anni Ottanta, con le immagini tratte dalla rinomata serie Round the clock, New York, 1987.

Il lavoro di Horst P. Horst si pone, secondo la dicotomia tra ripresa classica e influenza avanguardista, come un elogio all’equilibrio delle membra e all’armonia dei pieni sui vuoti, impreziositi da un’illuminazione della scena che rende indiscutibili le capacità compositive dell’autore tedesco.

Roberto Gabetti fotografo

CAMERA mira alla valorizzazione dei patrimoni fotografici, coinvolgendo anche quelli poco noti e dal 28 aprile al 23 maggio, nella sua Project Room, ospita con il contributo della Regione Piemonte una mostra dedicata, a vent’anni dalla scomparsa, all’originale sguardo fotografico di Roberto Gabetti (Torino, 1925-2000), universalmente e maggiormente conosciuto per la sua professione di architetto.

Curata da Sisto Giriodi e accompagnata da un catalogo di oltre 200 scatti e testi di Daniele Regis, l’esposizione Roberto Gabetti fotografo presenta per la prima volta un’ampia selezione dell’archivio privato dell’architetto e professore universitario italiano, con i provini che ne costituiscono il fondo fotografico, composto da circa 300 rullini di 35 mm, per un totale di 5.000 negativi, corredati dalle informazioni di contesto che permettono di risalire ai soggetti, al luogo e, spesso, anche alla data degli scatti.

Sulla base di questo patrimonio, Giriodi ha deciso di costruire un percorso espositivo che, attraverso più di cento fotografie stampate dai negativi originali, mostra modellini e progetti di Gabetti che esprimono il gusto per la linea e la forma, ripercorrendo diversi momenti della sua vita privata e professionale, compresi i viaggi in Italia (in particolare Venezia) e all’estero.

Roberto Gabetti, "Venezia. Piazza San Marco dalla Torre dell'Orologio", 1950. more
Roberto Gabetti sul cantiere della Borsa Valori di Torino, 1956. more
Roberto Gabetti, "Torino. Rete dei ferri per il primo solaio della Borsa Valori", 1954-1955. more

“Roberto Gabetti, conosciuto come importante architetto, autorevole professore di progettazione, apprezzato come ‘scrittore di complemento’, autore di libri e saggi su temi diversi”, commenta il curatore della mostra Sisto Giriodi, “ha tenuto per vent’anni, dal ‘45 al ‘65, un ‘diario’ fotografico, fino ad ora segreto, dei suoi viaggi di studio, dei progetti e dei cantieri. Quei rullini sono rimasti in un antico cassettone nello studio di via Sacchi 22 a Torino, sviluppati e imbustati nei ‘libretti’ dal laboratorio di Riccardo Moncalvo”.

Benché completamente dedito alla pratica dell’architettura, l’osservazione di Gabetti della realtà circostante e delle costruzioni è spesso stata accompagnata dal mezzo fotografico, come prolungamento del suo occhio e del suo corpo, come punto di fuga della concentrazione visiva.

Dotato di una Leica, Gabetti si cimenta con le riproduzioni fotografiche dei modelli di studio, attraverso i quali la fotografia permette una nuova modalità di valutazione dell’architettura stessa.

La fotografia di Gabetti da un lato si fa conoscenza delle ragioni delle architetture, delle città e dei paesi e dall’altro coglie immagini della vita quotidiana, diventando antropologia visiva dei modi di vivere e di abitare con ‘immagini del mondo che siano una misura dell’esperienza’, citando le parole del fotografo Luigi Ghirri.

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