Rencontres de la photographie d’Arles (
di cui abbiamo parlato qui), sarà possibile visitare “Robert Müller: Like Sunlight Coming Through The Clouds”, una selezione di Polaroid scattate dal celebre direttore della fotografia tra gli anni Settanta ai Novanta.
Müller ha collaborato con registi del calibro di Lars Von Trier, Jim Jamusch e Roberto Benigni. Noto è il sodalizio ventennale con Wim Wenders per film come Alice nella città, Nel corso del tempo, Fino alla fine del mondo, pilastri fondamentali del cinema d’autore tedesco.
Famoso nel panorama cinematografico per la sua inconfondibile cifra stilistica, Müller era solito preferire la luce naturale agli ingombranti sistemi di illuminazione artificiale, irriducibile sperimentatore di riprese spontanee, mai troppo costruite. Una firma autoriale che gli valse l’appellativo di “maestro della luce”.
Incontriamo la stessa ricerca estetica nelle Polaroid. Müller non usciva di casa senza almeno un apparecchio fotografico in borsa e continuamente realizzava istantanee di frammenti di vita quotidiana: l’interno di una camera d’hotel, le luci al neon fuori da un locale, un parcheggio per automobili. Panorami deserti, inquadrature ricercate e studi della luce che ricordano da vicino lo stile di Edward Hopper, artista di cui Müller era un grande ammiratore.
Nella sua casa di Amsterdam sono custoditi in una scatola di legno oltre duemila scatti. Un autentico diario privato per immagini, non destinato alla visione del pubblico. È stato Steve McQueen, regista e amico di Müller, a incoraggiare iniziative intorno alle foto, per l’insolita bellezza che sono in grado di rivelare. A raccontare l’episodio è Andrea Müller-Schirmer, moglie di Robby, storica dell’arte ed editor immagini per il magazine olandese Kunstschrift. È lei la curatrice della mostra, con la collaborazione dell’Annet Gelink Gallery di Amsterdam e il supporto dell’Art and Culture team della Polaroid.