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Il mistero di Cufter
Fotografia
“Cos’è la fotografia se non fermare il tempo per sempre e restituire suggestioni e momenti di vita al di là del contesto?”. Da un po’ di tempo un inconsueto profilo instagram sta ottenendo un notevole successo: @whoiscufter, chi è Cufter, con cadenza quasi giornaliera posta foto d’epoca in bianco e nero, che ritraggono luoghi e situazioni in molte regioni italiane. Il periodo coperto va dagli anni Dieci agli anni Trenta del ’900. L’insolito instagrammer è uso a inquadrature molto moderne per quei tempi e fa rivivere angoli nascosti d’Italia, scorci che magari non esistono più, piccole città, ritratti di gente comune. Una Street Photography ante litteram. Le immagini pubblicate fino ad oggi sono inedite e ce ne sono ancora diverse migliaia. Cufter è un nome di copertura, una specie di parola chiave in qualche modo connessa all’identità dell’autore, che ha un nome e un cognome, tenuto per il momento rigorosamente segreto, in attesa di ulteriori ricerche e di un libro che finalmente ne svelerà il mistero. Chi era? Da dove vengono queste immagini? Nel suo profilo il misterioso personaggio si presenta così: “Sono un fotografo triestino, vi mostro l’Italia di inizio 900 attraverso le mie foto inedite. Scrivetemi vi racconterò di me e della mia Italia”. Trieste dunque. E poi? Si riesce a strappare poco di più: “era un irredentista che aveva lasciato la sua città per sfuggire agli Austriaci.
Si era stabilito a Roma. Il suo lavoro – un impiego pubblico – lo portava in giro per lo Stivale e la passione per la fotografia ha fatto il resto. È morto agli inizi degli anni Trenta, disilluso dalla politica. Aveva cominciato a fotografare giovanissimo come assistente di fotografo a Fiume. Il corposo materiale è stato ritrovato per caso a Roma, in uno storico negozio di fotografia rilevato da un dipendente. Una serie di cassette di legno giacevano dimenticate in un angolo da 60 anni. “Le abbiamo acquistate in blocco senza neanche sapere se avremmo trovato qualcosa di davvero interessante. Pensavamo si trattasse di più archivi”. A lavorare sul “fondo di magazzino” un fotografo professionista con due suoi collaboratori (serrati nell’anonimato) che hanno scoperto migliaia di lastre trattate al bromuro d’argento. Stereoscopie, scattate con una Verascope Richard. Una tecnica che permetteva, tramite un visore particolare, una visione tridimensionale. Il “thesaurus” di un genio sconosciuto della fotografia, che richiama quello di Vivian Maier. Da cinque anni gli scopritori, da tenaci investigatori, seguono indizi (lettere, rare annotazioni, “scavi” in archivi) e catalogano l’immensa mole di immagini.
Una ricerca, ormai giunta alle battute finali, che ha permesso di scoprire man mano le località ritratte e chi fosse Cufter. Agli inizi della sua carriera il misterioso fotografo aveva scattato anche per l’Enit (Ente Nazionale Italiano per il Turismo, ora Agenzia Nazionale del Turismo – fondato nel 1919). Oltre alle foto di Trieste, dove tornava spesso dopo la Prima Guerra Mondiale, è rappresentata gran parte d’Italia: Sicilia (che girò in lungo in largo, da Palermo a Taormina ad Agrigento), Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Marche e Abruzzo, Istria, Marsiglia, la Svizzera. Scatti realizzati duranti i viaggi di lavoro, ma anche in vacanza e durante pellegrinaggi patriottici. Il Lazio, Roma e Ostia Antica sono molto presenti, anche con immagini di personaggi famosi come gli archeologi Raffaele Finelli, Rodolfo Lanciani e Giacomo Boni. A Trieste, nel 1911, Cufter fotografa il varo della corazzata Viribus Unitis, presente l’Arciduca Francesco Ferdinando D’Asburgo. Su quella stessa nave le salme dell’arciduca e della moglie Sofia torneranno nella città giuliana dopo l’attentato di Sarajevo del 1914.
Cufter, che si spostava in nave e in treno, come dimostrano gli orari ferroviari ritrovati, amava seguire dei filoni, oltre a cogliere momenti di vita quotidiana e avvenimenti storici. Gli interni delle basiliche romane, i musei capitolini, i musei vaticani, per esempio, ma anche la tomba di Dante a Ravenna, dove si erano congiunte una delegazione da Trieste (in questa era presente il bisnonno di chi scrive, in seguito arrestato, deportato dagli Austriaci e morto in prigionia) e una da Roma della quale faceva parte Cufter, il 13 settembre 1908. Un viaggio nel tempo che consente molte scoperte e riporta in vita avvenimenti, paesaggi urbani, “culturali” e naturalistici di un’Italia che non c’è più. I pezzi forti vengono serbati per il momento in cui verrà svelata l’identità del nostro protagonista. Nonostante il materiale sia una caverna di Ali Babà della fotografia d’epoca, istituzioni e musei non hanno manifestato per ora alcun interesse. Non resta al momento che seguire le avventure di Cufter – che qualche volta appare nelle immagini – oltre che su Instagram, Facebook, Twitter e sul sito web.