08 luglio 2021

Il tempo dell’attesa: la magia dello sguardo di Lia Pasqualino

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Il rapporto intenso, continuo e riservato di Lia Pasqualino con la fotografia, raccontato da 100 scatti in mostra al Museo di Capodimonte di Napoli, per il Campania Teatro Festival

Lia Pasqualino museo capodimonte

Nella splendida Sala Causa del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, è visitabile fino all’11 luglio una mostra delle opere di Lia Pasqualino intitolata “Il tempo dell’attesa” e curata da Giovanna Calvenzi. Lia Pasqualino nasce a Palermo e appartiene a una famiglia di artisti e intellettuali (la nonna è la grande pittrice Lia Pasqualino Noto). Moglie di Roberto Andò e allieva di Letizia Battaglia, dopo essersi diplomata all’Istituto di Patologia del libro e aver acquisito le competenze di restauratrice della carta, inizia a dedicarsi alla fotografia a partire dal 1986 dedicandosi al reportage e alla fotografia di scena. Di quegli inizi a Palermo e dell’influenza di Letizia Battaglia, la fotografa ricorda: «Con la macchina fotografica ero a mio agio come mai lo ero stata nella mia vita. Eravamo un gruppo eterogeneo, e Letizia ci portava in giro per Palermo nei quartieri popolari, dallo Zen alla Vucciria, e lì scattavamo seguendo le sue indicazioni. La volta dopo ci vedevamo al laboratorio, dove guardavamo i provini e selezionavamo gli scatti migliori da stampare. Letizia mi ha insegnato un modo esclusivo di vivere la fotografia, e direi anche uno sguardo morale sul mondo. Da allora, era il 1987, non mi sono più separata dalla macchina fotografica».

La mostra curata da Giovanna Calvenzi al Museo di Capodimonte testimonia questo rapporto intenso, continuo e riservato di Lia Pasqualino con la fotografia; una fotografia sentimentalmente legata alla sua Palermo e alla Sicilia, una fotografia che indaga l’animo umano attraverso una lenta osservazione in attesa, come nella serie di ritratti in posa, intitolata Attraverso, in cui ogni soggetto è ritratto dietro il vetro di una finestra. Nel vasto panorama di quasi cento fotografie che compone l’esposizione, lo spettatore si trova di fronte un alternanza di volti celebri di personaggi quali Sciascia, Camilleri, Moretti, Coppola, Eco e tanti altri, immortalati nei momenti di pausa dietro le quinte teatrali e cinematografiche. A convivere con questi ritratti famosi si ritrovano poi gli scatti dei quartieri popolari di Palermo, momenti rubati della quotidianità che evidenziano un’altra teatralità, una scoperta di maschere umane testimoniate con estrema originalità di sguardo da parte dell’autrice. Questo “tempo dell’attesa” che marchia l’insieme delle opere, secondo Lia Pasqualino consiste proprio in «Un momento fondamentale e strumentale allo studio dei soggetti e dei rapporti. Nel momento in cui scatto è come se recuperassi questo scorrere temporale indefinito. L’esito del lavoro è possibile a condizione che io non venga percepita dal mio soggetto».

Altra componente importante, all’interno di questa rassegna, è rappresentata dalle fotografie realizzate all’Ospedale psichiatrico caratterizzate dai volti assorti dei pazienti, indagato con estrema discrezione; sguardi che affascinano lo spettatore il quale cerca di afferrare il mistero che li circonda. Il percorso si conclude infine con la serie intitolata “Proprio come se nulla fosse avvenuto”, realizzata durante le prove di uno spettacolo di Roberto Andò in cui i soggetti vengono immortalati in posa con una chiara regia scenica.

La mostra si inserisce nell’ambito del programma di Campania Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio, e il catalogo edito da Postcart raccoglie testi di Roberto Andò, Letizia Battaglia, Giovanna Calvenzi, Dacia Maraini, Salvatore Silvano Nigro, Lia Pasqualino e Ferdinando Scianna.

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