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Immagini per raccontare il patrimonio della Puglia: il progetto Transizioni
Fotografia
Non esiste forma di pensiero che non si rapporti all’immagine. In altre parole il pensiero o è immagine o non può esistere. Lo sosteneva Aristotele e lo ribadisce oggi la fotografia che, fin dalla sua nascita, si è qualificata come laboratorio di pensiero a cielo aperto ma anche pratica di produzione e costruzione delle immagini. Fotografare un soggetto è qualcosa di più di descriverlo, equivale a ripensarlo. Riprodurre il paesaggio, in particolare, vuol dire non semplicemente trascriverlo ma immaginarlo, ridefinirne le sembianze in vista dei cambiamenti futuri. Un lavoro necessario che tiene conto dell’autentica identità del paesaggio: esso è relazione, non solo perché vi si incontrano uomo e natura ma anche perché in esso insistono gli uomini come corpo sociale. È in questa socialità che vive il paesaggio; esso non si guarda ma si vive, si esperisce nell’attraversamento. Su questa idea di passaggio come esperienza fondamentale per decodificare il territorio è basato “Transizioni”, progetto di ricerca sulla fotografia e sul paesaggio rivolto alla promozione della fotografia d’autore e alla costruzione di un’identità visiva della Puglia attraverso il recupero, la produzione e la diffusione del suo patrimonio visuale. Diretto da Stefania Rössl e Massimo Sordi dell’Osservatorio OMNE di Castelfranco Veneto, il tema d’indagine del progetto è stato “Nature”. Il termine è declinato al plurale ad indicare al tempo stesso l’eterogeneità del paesaggio e le molteplici possibilità di percepirlo.
Nato dalla sinergia di tre associazioni attive da diversi anni nell’ambito delle arti visive – ArgentoVivo, FAC, LAB ‐ Laboratorio di Fotografia di Architettura e Paesaggio – il progetto è durato un anno tra percorsi di residenza, workshop e talk. Svoltisi in modalità a distanza tra maggio e luglio dello scorso anno, i talk hanno coinvolto fotografi come Guido Guidi, Fabio Barile e Marina Caneva e intellettuali come Emanuele Coccia (le registrazioni sono disponibili sul canale youtube di Transizioni). Il workshop, invece, tenutosi a settembre, prima a Castelfranco Veneto e poi a Lecce, è stato condotto dai fotografi Mark Steinmetz e Irina Rozovsky, scelti dagli organizzatori proprio per il loro lavoro fondato sul rapporto tra uomo e natura. Il lavoro dei partecipanti si è concentrato sul concetto di natura partendo dall’osservazione del territorio leccese, in particolare di tre macro-aree ben definite del territorio urbano: l’area compresa tra la parte retrostante la Stazione Ferroviaria, le cave di Marco Vito e la foresta Urbana; la periferia nordest, caratterizzata dalla presenza del carcere di massima sicurezza e dal borgo e dalle cave di San Nicola; la costa leccese, lunga 22 km, comprensiva di insediamenti abitativi alternati ad aree boschive e naturalistiche. Dall’indagine condotta sul territorio è derivata un’ampia riflessione sul paesaggio contemporaneo, sulle sue potenzialità e sulle sue criticità. I risultati di questo intenso lavoro condotto sul campo sono visibili oggi, fino al 19 aprile, nella mostra “True places never are” allestita a Lecce, negli spazi espositivi del Convitto Palmieri.
L’allestimento, minimale e ben congegnato, ruota attorno ad un tavolo di lavoro su cui, in una mappa ideale, sono esposti alcuni degli scatti realizzati dai fotografi invitati durante il loro periodo di residenza. Oltre alle fotografie di Mark Steinmetz e Irina Rozovsky sono presenti anche quelle di Sasha Arutyunova, Sebastian Collett, Giammario Corsi, Odette England, Claudio Majorana, Gabriele Rossi, tutti fotografi ospitati in residenza. Il percorso è completato dalle videoproiezioni dei talk e da una selezione video di immagini dei fotografi coinvolti nel workshop (Marco Battezzati, Tim Brown, Andrea Carmineo, Corrado Catania, Cristina De Paola, Emilio Fedele, Tommaso Mola Meregalli, Danilo Scarpati). Il fine ultimo degli organizzatori è quello di restituire in mostra l’idea di work in progress. Per questo le strutture che accolgono foto e video sono realizzate in ferro e legno, materiali rispettosi della natura. Ordinata in venti quadranti che rappresentano, attraverso ideali porzioni di territorio, una geografia immaginaria, la mostra propone l’idea di un paesaggio inedito di Lecce, esibendo differenti layer tra naturale e artificiale, gli uni alternati agli altri.
La mostra è curata da ArgentoVivo, FAC e LAB, in collaborazione con OMNE-Osservatorio Mobile del Nord Est, con il sostegno della Regione Puglia (Programma Straordinario 2020 in materia di Cultura e Spettacolo) e con la partnership del Polo Bibliomuseale di Lecce, del Comune di Lecce, del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento e di Commedia srl.