Se volete vivere la città e l’arte da un’angolazione diversa e innovativa, presso il Museo Archeologico Nazionale di Verona, che ha sede all’interno dell’ex carcere asburgico di San Tomaso, è in corso la mostra Fotografia al Buio, che presenta una ventina di scatti realizzati da persone ipovedenti e non vedenti. Queste opere sono il risultato di un corso fotografico realizzato dall’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Verona, condotto dal fotografo Sergio Maria Visciano e sostenuto dal Gruppo AGSM AIM.
«Nell’estate del 2023 mi sono dedicato allo studio della percezione della realtà da parte di persone ipovedenti e non vedenti. La potenza vicariante degli altri sensi spesso determina un esito sorprendente nell’orientamento e nella percezione del reale da parte di persona con disabilità visiva. Mi sono chiesto quindi quale fosse la sfida più ardua e mi sono concentrato su come rendere visibile l’invisibile. Attraverso un percorso organizzato in lezioni frontali, podcast, esercitazioni pratiche e modelli tattili ho cercato di rendere l’apprendimento agevole ed interessante in modo che fosse consequenziale la realizzazione di un progetto fotografico scelto dai sette partecipanti al corso appartenenti alla Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Verona. Il risultato è stato sorprendente in quanto i protagonisti del corso hanno evidenziato una forte capacità intuitiva ed una importante determinazione nella scelta delle riprese sia dal punto di vista compositivo che della tecnica», dichiara il curatore della mostra e l’ideatore del corso Sergio Maria Visciano.
La vera originalità della mostra, che si fa partecipe del messaggio di accessibilità all’arte, è il fatto che ogni scatto sia accompagnato da litofanie tattili che propongono dei rilievi delle immagini scattate. Inoltre, per alcuni oggetti, sono stati proposti elementi stampati a mezzo di stampante 3D. Tante le tipologie di soggetti, dalle viste più antropiche e architettoniche come l’Arena a quelle più naturalistiche del Fiume Adige, ma anche ritratti in studio di una modella, una statua bronzea di Cangrande della Scala e un cesto di frutta che evoca un’atmosfera caravaggesca.
Infine, su proposta del Museo Archeologico Nazionale di Verona, sono stati ritratti alcuni reperti archeologici del museo. Come infatti dichiarato dalla direttrice del museo Giovanna Falezza, «è un piacere ospitare presso il Museo Archeologico Nazionale di Verona questa piccola e curata esposizione, che ci dimostra una volta di più come possiamo progettare soluzioni sempre nuove e originali per rendere accessibile e fruibile a tutti il nostro patrimonio culturale e naturalistico». Al cospetto di questa apparente dicotomia ci si può forse trovare perplessi e spaesati ma sono dubbi che si dissipano immediatamente quando davanti a una foto dell’Arena si comincia a sfiorane la facciata con i polpastrelli sulla litofania.
Il tutto dà una sensazione di magia e scoperta, e così le dita vanno avanti, dal sinuoso letto dell’Adige ai volti passando per frutti e antichità. Ogni opera porta alla successiva in un flusso continuo, il consiglio è di lasciarsi trasportare dalla corrente in questa trance tra due mondi. I sette partecipanti al corso – Silvia Cepeleaga, Giorgio Gagliardi, Angela Gianesella, Mattia Grella, Paolo Lizziero, Maurizio Turra, Laura Veronesi – sono intervenuti durante la presentazione, illustrando il loro percorso di vita e in maniera molto appassionata il loro percorso artistico. «Nonostante abbia imparato tante tecniche penso che in questo mondo della fotografia ci sia ancora tanto da apprendere e per questo auspico che vi possano essere ulteriori corsi di questo tipo. Questo progetto ha contribuito alla mia autostima come fotografa. Ogni volta che ora passo vicino a un paesaggio, immagino come vorrei fotografarlo. Con la mostra potrò far capire ai miei amici conoscenti e ai nostri soci che la parola impossibile non esiste» Silvia Cepeleaga, Vicepresidente di UICI Verona e corsista. Da questa mostra si esce arricchiti a livello umano e personale, consci di angolazioni inedite e inesplorate. Un progetto che ha tanto da insegnare, anche oltre la sua contingenza.
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