Un piccolo punto nel Mediterraneo: così Linosa è segnata nell’azzurro delle mappe. Ha titolo per essere considerata un universo a parte: è la sua forza e il suo problema. Un isolamento vissuto da una comunità che resiste su questo grande scoglio con la bellezza enigmatica dei posti vulcanici: tre attracchi per le navi e ne funziona uno, per andare a scuola si devono spostare, così come per curarsi. Così che ha deciso di raccontarla Alessandra Klimciuk, curatrice della mostra Insulae aqua. Gianni Berengo Gardin e Filippo Romano, promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura e dall’Acquario Civico con il sostegno della Fondazione Aedificante.
Fino al 19 gennaio 2025 si fa un viaggio a sud con sessantatré scatti, 26 immagini rigorosamente in bianco e nero di Gianni Berengo-Gardin (di cui 24 inedite e mai esposte prima, con numerose vintage print) scattate nel 1991 e un reportage di 37 scatti realizzati tra il 2021 e il 2024, di Filippo Romano, che restituisce una visione contemporanea ed emotiva dell’isola. Perché Linosa? Spiega la curatrice: «la frequento da molti anni e ci sono stata parecchio durante il periodo del Covid, in una sorta di doppio isolamento: quello provocato dall’epidemia e quello dell’isola stessa. E ho scoperto che Linosa è capace di trasformare l’isolamento in opportunità. Se da un lato l’accessibilità limitata conserva intatta la sua biodiversità e il suo habitat prezioso, dall’altro l’isola esprime una cultura dell’accoglienza e della sostenibilità che si oppone alla marginalizzazione. Economia circolare e tutela ambientale diventano così i pilastri di un’esistenza radicata in quella “isolitudine” che, lungi dall’essere una condanna, rivela un’identità forte e aperta al futuro». Così il fascino di un luogo a parte è raccontato nel tempo sulle pareti dell’Acquario attraverso il reportage di Gianni Berengo Gardin, che atterrò a Linosa dal 24 al 26 dicembre 1991 per quello che lui stesso definì il Natale «povero», ma «vivente».
E quello di Filippo Romano, conosciuto come fotografo di architettura, ma appassionato di isole e di questa in particolare, anche perché è vicina all’Africa, altro suo luogo di elezione per le sue indagini fotografiche. I 46 rullini di Berengo Gardin sono stati scattati durante i tre giorni, documentando la vita di una comunità che lo ha accolto spontaneamente, senza fare troppe domande. Non è facile che accada perché giustamente si protegge. Ma l’empatia è nata subito e così gli scatti realizzati illustrano sia la gioia di quella festa che i riti quotidiani in quel luogo semplice e durissimo. Sono ritratti di bambini che giocano e composizioni di persone catturate nelle loro abitudini. «Ci sono andato senza commissioni, per la mia passione per le isole, quelle piccolissime e lontane», racconta Berengo Gardin. «Sono stato accolto dagli abitanti che stavano festeggiando il Natale. È stato molto emozionante anche perché per la prima volta ho visto il Presepe vivente, dove c’era una partecipazione profonda. Ho solo un pentimento su questo lavoro: non sono entrato nelle case».
Filippo Romano con il suo reportage, commissionato appositamente per il progetto, mette in dialogo il paesaggio aspro e unico e chi lo abita. «È un’isola rara: pur essendo in provincia di Agrigento, non c’è abuso edilizio. Tutti la curano moltissimo: le case, la natura e conoscono gli animali per nome!». L’asino più famoso, non poteva infatti non immortalarlo. Anche lui ha il suo ritratto. Così come l’abitante più vecchio dell’isola. Architetture di oggetti in bilico colorano l’unico negozio che sembra un suk: «Non è molto diverso da uno di quelli arabi. Ma è anche una sorta di museo di oggetti contemporanei», racconta Filippo Romano. «Qui puoi trovare oggetti d’epoca: dalle lamette degli anni ‘80, a vecchie marche di schiuma da barba. Un viaggio nella storia del costume». Non manca il ritratto di un pescatore: «L’isola è loro. E addirittura secondo la loro geografia ha un perimetro che comprende un po’ di miglia di mare, che rispettano in modo sacrale perché da lì arriva la loro possibilità di lavoro».
La natura che riporta ha i colori delle isole vulcaniche con rocce nere punteggiate dai licheni, tappezzate di campi di lenticchie, e dalle viti dello zibibbo: «Il mio lavoro parte dalle stelle e arriva al mare». La mostra include anche una “project room” curata con la collaborazione di giovani linosani, che arricchiscono il racconto visivo con fotografie subacquee in bianco e nero, pietre basaltiche, licheni, oggetti recuperati dal mare, quaderni di scuola, poesie e canti popolari. Il percorso espositivo propone incontri, conversazioni e visite guidate per approfondire i temi suggeriti dalla mostra: il 16 gennaio 2025, ore 18 Gianni Berengo Gardin e Davide Mengacci. Linosa; il 19 gennaio 2025, ore 16 In mostra con la curatrice e Filippo Romano.
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